Si chiamava “Canzone per l’estate” un brano di Fabrizio De André inserito in “Volume 8”, disco del 1975 composto in larga parte assieme a Francesco De Gregori. Era, quello, un album in cui Faber confessava il suo malessere nel sentirsi fuori fuoco, nell’avere smesso di “volare” e aver ceduto ad un amore sbagliato e basato sul compromesso. Per descrivere in particolare quella canzone, diceva lui stesso: “La canzone è autocritica, è l’autocritica di una persona che per motivi forse biologici si sta imborghesendo”. Il protagonista infatti è un benestante che pur avendo già tutto quello a cui si può aspirare si accorge che non riesce più a volare, che ha smesso di sognare. Si è chiuso in una realtà che non sente a pieno, che ha castrato i suoi sogni e i suoi desideri, ha rinunciato a sé stesso e non riesce più a volare. “Con tua moglie che lavava i piatti in cucina e non capiva, con tua figlia che provava il suo vestito nuovo e sorrideva, con la radio che ronzava per il mondo cose strane e il respiro del tuo cane che dormiva. Coi tuoi santi sempre pronti a benedire i tuoi sforzi per il pane, con il tuo bambino biondo a cui hai donato una pistola per Natale che sembra vera, con il letto in cui tua moglie non ti ha mai saputo dare e gli occhiali che tra un po’ dovrai cambiare. Com’è che non riesci più a volare?”.
Perché intitolare un brano del genere “Canzone per l’estate”? Per De André la tipica canzonetta estiva, facile, leggera, superficiale, fatta di pinne fucile ed occhiali e di desiderio di non pensare, era appunto il simbolo dell’assenza di impegno, di mediocrità borghese, di noia esistenziale stinta dentro ad un cocktail in spiaggia. Di fatto, le estati in musica sono quasi sempre piene di tormentoni più che di canzoni. I discografici pensano ai mesi caldi così come i produttori cinematografici al cinepanettone. Quest’estate che inizia proprio ora, mostra invece qualche eccezione. Il brano che la nostra Madame ha deciso di lanciare per la Stagione, si chiama “Aranciata” e dietro al titolo fuorviante, è tutt’altro che un brano estivo. Però allo stesso tempo lo è al 100%. Spieghiamoci meglio.
Del disco di Francesca avevamo già parlato qui e avevamo sottolineato come fosse un album che parlava d’amore ma senza mai farlo in maniera tradizionale. Amore come dolore, come violenza, amore non binario, amore non corrisposto, amore che valica i generi, amore e non amore (per citare i classici), insomma l’universo amore secondo Madame. E “Aranciata” rientra totalmente in questo filone. Ritmica incalzante, ritornello che ti entra in testa al primo ascolto, ballabilità estrema. Tutto secondo i canoni estivi ma lo scarto bello grosso lo fa il testo che è l’esatto opposto di ogni testo abituale delle hit vacanziere. L’aranciata che beve la protagonista della canzone, è una madeleine dolceamara, che sposta i ricordi nel periodo della giovinezza in cui “Io ti tenevo da un dito correndo nel prato, giocavamo a pallone, bevendo aranciata e suonavamo canzoni alle feste di Clara e mi volevi davvero bene? E se era davvero bene Perché, perché, perché Perché domani te ne vai?” Evidente come si stia parlando di un ricordo estivo e come tale viene pubblicato come singolo estivo ma la storia è decisamente triste. Una famiglia che si divide, il dolore del figlio/a che rimane senza quell’unione, quel verso verso “Un segreto ti gonfia le guance” che parla proprio di questo: il segreto in questione è la notizia che i genitori si stanno per separare. Anche se c’è un altro verso che per Madame è forse il più importante, ed è quello che dice “Mi devi ancora dire”. perché, dichiara lei stessa: “Il figlio molto spesso, se è molto piccolo, non capisce perché i genitori si separano. Spesso non lo sa il motivo, lo scopre da più grande”.
