Backdoor Killer

Non servono i forcaioli o i candidi a fermare lo stalker della porta accanto. La vera falla, anzi voragine del sistema, è data dal fatto che qualsiasi psicopatico oggi può dar sfogo a ogni progetto orrorificio, a ogni tortura nei confronti della vittima. Può sfidare lo Stato e, nella maggior parte dei casi, vincere. È vero, ordini di allontanamento, codice rosso, braccialetti elettronici, non servono. Lo stalker vince la sfida perché la sua arma è la morte, compresa la propria. Sapendo che morirà nel raggiungere il suo scopo-che è l‘annientamento della vittima-niente lo può fermare. E la cronaca, come quella della strage di Vicenza, di certo non intimorisce lo stalker: gli dà solo più strumenti di azione. Uno usa una granata? Benissimo, vuol dire che si possono usare anche quelle, anzi si può fare di più, magari mettere un lanciafiamme in un’auto, già segnalata dalla polizia. La cosa impressionante, in Italia, il vero orrore in questo paese, è che non è necessario essere nell’ombra. Mi spiego. Prendiamo i vecchi serial killer, un killer seriale sfida lo Stato, la società, ma lo fa uccidendo senza farsi vedere, elaborando strategie che devono considerare il fatto di non essere preso. All’esse i basta mettere una firma in modo che si parli di lui. Allo stalker italiano questo non serve, non è necessario, non si deve nascondere, non deve agire nell’ombra. Una donna che lo denuncia non ottiene nessun risultato. Lo stalker è noto, lo conoscono, ma fa quello che vuole. Aspetta, pianifica, anche se lo metti in carcere un anno o due. Allora? Che fare? Mah, per esempio una specie di 41bis applicato a questa tipologia di predatori non sarebbe male, ovvero considerare questo tipo di persone come dei terroristi, dei mafiosi, come mine vaganti che sfidano la società e lo Stato. Uno Stato che, dal politico fino ai legislatori e ai giudici semplicemente non ha la consapevolezza di essere sfidato in battaglie che continua a perdere e che perderà sempre. Politici che ormai sfregiano in massa la stessa etimologia della parola, che non mi faccio nessun scrupolo a definire collusi con le strategie di morte degli stalker, in quanto ipocriti menefreghisti (e sono stato buono). La violenza in se stessa mi fa orrore, come mi fa orrore il possesso e il machismo, ma quello che più mi fa orrore è la tacita accettazione del killer della porta accanto, soprattutto se schedato prima del crimine e lasciato libero di portarlo a termine, di vincere una sfida che non è solo contro la vittima ma contro l’intera società.

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