Ogni trimestre vi consigliamo 10 dischi tra quelli usciti nei mesi in questione. Ecco quelli usciti tra il primo luglio e il 30 settembre. Qui quelli del primo trimestre e qui quelli del secondo.
The Decemberists “As It Ever Was, So It Will Be Again”
Miglior disco della band di Colin Meloy dai tempi dell’acclamato “The King Is Dead” che era il 2011 quindi il “bentornati” è sentito particolarmente. I trovatori folk bilanciano ballate fuori dal tempo con una sensibilità matura, in sintonia con la malinconia e la mortalità del presente. C’è un’inaspettata vena dolceamara in questa raccolta di canzoni che ti entrano all’istante salvo forse l’ultima, epica, che in quasi 20 minuti sprigiona invece quel lato prog un po’ troppo tirato per i capelli, che è il difettuccio della band di Portland, ma il disco rimane di altissimo livello.
Oneida “Expensive Air”
Massimo rispetto per gli Oneida da Brooklyn, che arrivati al 17esimo album mostrano ancora una solidità, una creatività e un’onestà di proposte davvero eccezionali. Una band che non è mai scesa a compromessi, e che in questi 33 minuti sfodera un rock psichedelico inserito in una forma canzone spinta ai suoi limiti e oltre per diventare più dura, più veloce e più dissonante. Il primo brano soprattutto (Reason To Hide) è una delle cose migliori mai prodotte in carriera. Un robotik che mette a frutto la lezione dei Can in un riff che scolpisce il lungo intro strumentale infestato che si muove a scatti.
Nick Cave “Wild God”
Questo è un disco che parla di gioia. E non di felicità e nemmeno di euforia, ma di gioia. Perché quando Mr. Cave ha pianto tutte le sue lacrime nel suo completo nero, alla fine ha capito che tutti hanno o hanno avuto un lutto eppure il sole sorge, si piange ancora, si ama ancora, si fanno i sughi e si pagano le bollette. E allora ha capito che la GIOIA è quella di essere vivi. Come cosa pensante. Come qualcuno che si rende conto che ha altre 7 miliardi di persone a fianco. Dio santo se non ti viene da piangere non hai un cuore amico mio, te lo dico.
Dirty Three “Love Changes Everything”
Un’unica suite in sei parti, magmatica, sporca, corrosa, che mescola peccato a redenzione, trova soluzioni nei rivoli di meditazione spontanea, in un naturismo arcaico e viscerale. Il disco del trio in cui il primitivismo di Warren Ellis esce fortissimo e finalmente affiancato e non meramente sostenuto da Jim White e Mick Turner. Si, è sempre l’epoca di Nick Cave e questo album è un compendio incredibile a “Wild God”.
David Gilmour “Luck And Strange”
Secondo David Gilmour “Luck And Strange” è il suo lavoro migliore dai tempi di “The Dark Side Of The Moon”. Campa cavallo. Però è il suo miglior disco solista ed è già più che qualcosa. In assoluto colpisce la presenza di “Between Two Points” che nel 1999 quando uscì “Seventeen Stars” dei Mongolfier Brothers spiccava già come piccola grande perla. La versione di Gilmour è splendida, cantata dalla figlia Romany e insieme alla title track e a “Scattered” è il miglior brano di un disco molto dignitoso di una leggenda che invecchia molto meglio dell’ex leader paranoico.
Floating Points “Cascade”
Cosa vuoi dirgli a Sam Shepherd che in meno di dieci anni ha fatto il disco che si sognavano i Tortoise (Elaenia), ha messo insieme la London Symphony Orchestra e Pharoah Sanders per il disco dell’anno nel 2021 (Promises, uno dei dischi più belli degli ultimi 10 anni) e adesso torna con un’ora scarsa di electro da urlo? Non è un semplice ritorno alla dance club, ma una summa di quello che il genio di Floating Points può fare quando ha la briglia libera. La stragrande maggioranza di questi brani è una master class in tensione, groove e sviluppo. Mesmerizzante e abbagliante, l’intera operazione ha l’impressione di essere un’uscita libera nello spazio.
THE THE “Ensaoulment”
Il ritorno di Matt Johnson è su buoni livelli ed è bello ritrovare un vecchio amico. Ha l’unico limite di arrivare 24 anni dopo l’ultimo disco, che già veniva 7 anni dopo “Dusk”. Inoltre ascoltandolo si ha l’impressione di affrontare un solo lungo brano di 45 minuti. Pur essendo stilisticamente vario, a volte può risultare un po’ carente in termini di dinamismo, in quanto rimane in modalità mid-tempo per gran parte delle 12 tracce, mentre la vivacità creativa del loro primo periodo compare raramente. Un disco notturno, del solito blues urbano che mischia Hank Williams a un Leonard Cohen industriale.
Nala Sinephro “Endlessness”
“Endlessness”, il secondo disco di Nala Sinephro, è incentrato su un arpeggio. La compositrice londinese modula questa frase ascendente, la estende, la suona più lenta e la lascia scivolare nell’inudibilità e scomparire. Ci trasporta come una marea attraverso le 10 tracce dell’album, tutte intitolate “Continuum”, un nome perfetto per ognuna, anche se questo LP non è una serie di variazioni su una singola composizione. I suoi dettagli si trasformano a ritmo incalzante. I suoi 45 minuti assomigliano a un lago: ampio, sereno, coerente, ma mai piatto.
Godspeed You! Black Emperor “No Title as of 13 February 2024 28,340 Dead”
Quando un gruppo produce due capolavori assoluti tra il 1998 e il 2000, che cambiano la percezione del concetto stesso di rock e poi, dopo un disco forse minore nel 2002, si prende una pausa di ben 10 anni per tornare più deciso, più urgente, più totalizzante di prima, allora quel gruppo è qualcosa di epocale. Adesso arriva questo nuovo e rappresenta per noi qualcosa di importante perché la band sarà a Vicenza, al Teatro Comunale, il prossimo 10 marzo. Maestoso, urgente, tellurico, deflagrante, impetuoso ed epico. Il nuovo lavoro dei Godspeed You! Black Emperor è uno dei loro migliori e indiscutibilmente uno dei dischi dell’anno.
Nilüfer Yanya “My Method Actor“
È un album che ha il sapore del lusso quotidiano, una raccolta di canzoni così sicure che sembra siano sempre esistite e Yanya le abbia semplicemente strappate dall’aria per regalarle a voi. Il suo terzo è il suo primo in cui pare davvero essere padrona della scena. I blocchi di battiti percolanti, i licks di chitarra, le sferzate di grunge e le melodie vocali lussureggianti accompagnano i suoi testi. Una raccolta onesta e innovativa che rafforza la sua reputazione di cantautrice stellare.