Il premio Giorgione 2022 per la sezione romanzi editi è andato a Michelle Benetello col suo “Maida Vale” edito dalla vicentina Ronzani Editore. Benetello è al suo primo romanzo ma scrive da sempre. Critico musicale per il glorioso Mucchio Selvaggio, con un taglio iconoclasta da addetto ai lavori un po’ scazzato ed ex rocker impenitente. I suoi Templebeat ebbero gloria nei ‘90 anche e forse soprattutto in giro per il vecchio continente. Grande decennio, quello, per la musica indipendente. I Templebeat, in realtà, pescavano più dall’estetica industriale e post-industriale anni ‘80 e da gruppi come gli Einstürzende Neubauten o gli Psychich Tv e al sottobosco dance elettronico. Benetello era un frontman intenso, cupo, disturbante, spigoloso. E la sua penna risente di quei rimandi. “Maida Vale” è una storia d’amore, anzi, di un nuovo amore, di un altro sorso d’amore. Per vedere l’effetto che fa. L’amore a 50 anni è diverso da quello a 20. La musica no. Quella ti rimane dentro uguale. E così il protagonista del romanzo, che ha un lavoro mediocremente normale, ritenta la sorte del cuore con la stessa donna che, otto anni prima, era fuggita nel mezzo della loro relazione. La musica è onnipresente e compare anche una lista delle canzoni che hanno in qualche modo influenzato l’opera: “dai Gene a Ornella Vanoni passando per The Wild Swans e Barry Manilow. E i Menswear, ovviamente” e in quel “ovviamente” c’è tutto Benetello. Ciliegina sulla torta la prefazione di Eddy Cilìa, decano dei critici musicali italiani. Pop, rock, sfiga, destino, amore, amici, birre, ironia e disincanto. Un esordio fulminante e un successo di vendite e critica inatteso forse anche per lo stesso autore. Sopresi, ma neanche più di tanto, in casa Ronzani. Sulla qualità di Benetello puntavano e sapevano che il materiale era roba importante.
Il Giorgione è un premio particolarissimo nel mondo editoriale. Noto per essere fuori dagli schemi, premia anche gli inediti ed ha un occhio di riguardo per gialli, noir e thriller. “Maida Vale” inaugura la collana “Carvifoglio” voluta da Bruna Graziani e conferma l’eclettismo di Ronzani e la costante ricerca di originalità e stile che ne fanno identità precisa. Questi libri sono oggetti, forme, mondi. Dentro ci sono parole, storie, idee, che portano i contenuti ai lettori, ma la particolarità di questa casa editrice risiede nella sua estetica. Tutto il catalogo Ronzani si compone di titoli mai banali, che non si confondono con altre proposte, che sono figli di ricerca, di filtro, di lavoro, di passione. E sono pure belli da vedere. Ci sono quelle case editrici per cui puoi entrare in una libreria e farne il nome, anche senza avere in testa un titolo particolare. Che ne so… gli Adelphi o i Meridiani Mondadori. Ecco, vale lo stesso discorso per questo geniale modello vicentino. Avere “un Ronzani” a casa è possedere parte di questo mondo. Chiedere “un Ronzani” al libraio di fiducia vuol dire sapere già a cosa vai incontro. Anche se peschi a caso.
Beppe Cantele, direttore infaticabile, dalla sua scrivania a Povolaro ci dice la sua su questo premio meritatissimo: “Sono estremamente felice della vittoria, sia per l’autore, che è al suo esordio letterario, sia per la direttrice ed ideatrice della collana Bruna Graziani, che ha iniziato proprio l’anno scorso “Carvifoglio” in Ronzani. Ritengo questo premio la conferma della qualità della proposta di Ronzani. È un premio per quanti hanno lavorato alla collana, come Elisa Casarotto, autrice di tutte le copertine originali. Se questa nuova attenzione aiutasse a far conoscere di più il romanzo per noi sarebbe molto bello. La prima tiratura di 500 copie è stata fulminata in meno di un mese. Ne andiamo fieri.”
