Per tutti il suo nome si lega soprattutto al suo romanzo più famoso e letto, quel “Piccolo Mondo Antico” che rappresentò anche stilisticamente un’opera fondamentale nel passaggio tra romanticismo e verismo. Ma c’è un romanzo che forse merita di essere definito il vero capolavoro di Antonio Fogazzaro e si tratta de “Il Santo”. La sua storia, post pubblicazione, è decisamente importante.
Il romanzo narra l’ascesi mistica di Piero Maironi, che si allontana dal mondo per seguire la sua vocazione, facendosi monaco benedettino. Egli comincia a divulgare dal suo eremo idee di profonda rigenerazione della Chiesa, che presto troveranno una certa diffusione. Il tormento religioso di Piero, tuttavia, non cancella il ricordo di Jeanne Desalle, la donna da lui un tempo amata, né gli impulsi della sua natura. Ideale continuazione di Piccolo mondo antico, in cui la passione amorosa è espiata con una scelta di vita ascetica, “Il Santo” conclude il ciclo dei romanzi di Fogazzaro, e in esso viene esasperata la battaglia modernista e il tema fondamentale dell’opera dello scrittore vicentino: il dissidio tra fede e scienza, tra fede e sensi.

Il Santo, di fatto, è uno scandalo. Il successo è enorme, persino il presidente americano Roosvelt lo legge e si congratula. Le sue idee proponevano una riforma interiore della Chiesa cattolica ma anche del laicato, che dovrebbero praticare la religione soprattutto come azione e vita morale, liberandosi per sempre dai quattro vizi dello spirito di menzogna, dominazione, avarizia e immobilità. Lo legge anche Papa Pio X e la reazione non è affatto simile a quella di Roosvelt. L’opera viene infatti messa all’Indice e lo scrittore fa atto di obbedienza: «Ho risoluto fin dal primo momento di prestare al Decreto quella obbedienza che è mio dovere di cattolico, ossia di non discuterlo, di non operare in contraddizione di esso autorizzando altre traduzioni e ristampe».

La polemica nacque immediatamente dopo che il libro arrivò nelle librerie. Si propagò subito dalla stampa ai pulpiti e alle cattedre, contribuendo naturalmente al successo del romanzo, che intanto veniva segnalato anche all’estero interessando alle sue idee uomini come Alfredo Croiset, lo Stead, Gabriele Hanotaux, oltre al già citato Roosevelt. In Italia, le violenze di sinistri e di destri non si placarono. « Certi attacchi — scriveva il 13 novembre il Fogazzaro a monsignor Bonomelli — li volevo, ma, specialmente i massonici, furono violenti ultra spem ». Bisogna aggiungere che anche da parte clericale non si scherzava, si analizzava il libro a punta di spillo, se ne premeva ogni frase fino a farne gemere qualche stilla di errore.
Baldini & Castoldi nel frattempo faceva festa e stampava e ristampava copie su copie. In soli venti giorni si superarono le 18 mila. Si tenga presente che per il mercato italiano librario del tempo, 20 mila copie costituivano già un best seller. Rileggerlo oggi, ci riporta a quel tempo in cui l’inquietudine della volontà marcava a fuoco l’uomo contemporaneo che la modernità e la secolarizzazione stavano portando (se non vi era già) nel secolo breve e quindi nella frammentazione dell’Io.