ESISTE UN PROBLEMA ANTISEMITISMO

La frase che compone il titolo di questo articolo, in origine terminava con un punto di domanda, ma dopo aver riflettuto, parlato con il Rabbino Capo della comunità di Verona (che comprende anche Vicenza) Tomer Corinaldi, e aver studiato a fondo le azioni e le dichiarazioni che dopo il 7 ottobre riempiono i giornali, i social e le piazze, abbiamo deciso di toglierlo.

scritta fuori da una scuola a Pomezia

Iniziamo con un po’ di storia. Il termine antisemitismo significa letteralmente pregiudizio o odio nei confronti del popolo ebraico. L’Olocausto rappresenta l’esempio più estremo di antisemitismo nella Storia: attuato tra il 1933 e il 1945, sostenuto dalla macchina statale tedesca, l’Olocausto consistette nella persecuzione e l’assassinio di tutti gli Ebrei Europei da parte dei Nazisti e dei loro collaboratori. Nel 1879, il giornalista tedesco Wilhelm Marr coniò il termine antisemitismo. L’odio particolare verso gli Ebrei, tuttavia, precedette l’era moderna e la nascita del termine antisemitismo. Tra le più comuni manifestazioni di antisemitismo nella Storia vi furono i pogrom, violente sommosse popolari scatenate contro gli ebrei, spesso con l’appoggio delle autorità. I pogrom venivano inoltre spesso provocati da violente campagne diffamatorie, con la diffusione di false voci sull’uso, da parte degli Ebrei, di sangue di bambini cristiani a scopo rituale. Nell’era moderna, alla componente d’odio che caratterizzava la loro ideologia, gli antisemiti aggiunsero quella politica. Nell’ultima parte del Diciannovesimo secolo, partiti politici antisemiti vennero fondati in Germania, Francia e in Austria. Pubblicazioni come “Il Protocollo degli Anziani di Sion” generarono e diffusero false teorie di una immaginaria cospirazione internazionale ebraica. Una forte componente dell’antisemitismo politico fu il Nazionalismo, i cui seguaci spesso accusavano falsamente gli Ebrei di non essere fedeli alla nazione. Il Partito Nazista, fondato nel 1919 da Adolf Hitler, diede infine espressione politica alle teorie del razzismo. In parte, il partito Nazista basò la propria popolarità proprio sulla diffusione della propaganda anti-ebraica.

Stelle di David su un edifico nel quartiere di Alesia a Parigi

Rabbino, le riporto le parole di Piero Fassino, pronunciate dopo i gravi fatti di Vicenza, sabato scorso: “Quel che è accaduto questa mattina a Vicenza indica quanti danni stiano producendo la criminalizzazione di Israele e la diffusione di pulsioni antisemite e antiebraiche verso cui è colpevole e inescusabile ogni forma di passività”. La sensazione di un ritorno dell’antisemitismo è molto forte. Come la percepite voi da dentro, come vive tutto questo un ebreo oggi?

Siamo nei giorni che portano alla giornata della memoria e quest’anno la ricorrenza è incredibilmente più sentita del solito. Il grande massacro del 7 ottobre compiuto dai terroristi di Hamas nasce dal loro desiderio di uccidere gli ebrei solo a causa della loro identità e noi possiamo vederli come i successori dei nazisti, gente che ammazza gente colpevole unicamente di essere ebrea. È una nuova forma di antisemitismo e contiene un odio satanico. La loro crudeltà nel massacrare donne, bambini e anziani bruciandoli, tagliando loro la testa e violentandoli, non è inferiore a quella dei nazisti. E se ne avessero la capacità gli farebbero quello che i nazisti fecero a 6 milioni di ebrei. L’effetto di tutto questo è che negli ultimi mesi si sono registrati attacchi agli ebrei in tutto il mondo. Non è una questione politica, è questione di odio antisemita che si presenta sotto una nuova veste, ma molte persone non riescono a capire. Oggi l’antisemitismo si palesa anche con la posizione di chi dà a Israele tutte le colpe. Questa guerra è qualcosa che noi non volevamo nella maniera più assoluta. Chiaramente, ora ci stiamo difendendo, ma tutto ciò avviene dopo anni in cui abbiamo lavorato per soluzioni pacifiche, e parlo degli accordi di Oslo, del ritiro da sud Libano, del ritiro da Gaza, ma ogni volta che raggiungevamo quella che per noi era un tentativo di raggiungere la pace, coinvolgendo quasi diecimila persone costrette a lasciare le loro case, ecco che Hamas e le altre organizzazioni terroristiche reagivano con nuove ondate di terrore, fino al grande massacro del 7 ottobre. In questa guerra non c’è possibilità di dialogo con Hamas, non esiste, l’unico risultato auspicabile è quello di distruggere Hamas e la mentalità jihadista per rendere così possibile la pace. Voglio ribadire che la pace per noi è qualcosa di fondamentale. Preghiamo tre volte al giorno e la parte centrale della nostra preghiera finisce con la preghiera per la pace. È grande il dolore per ogni persona innocente morta, anche per il popolo palestinese. Ma come possiamo dialogare con chi ci vuole morti? Israele sta combattendo prima di tutto per la propria libertà ed esistenza e poi per il mondo intero perché la jihad inizia in Palestina ma vuole arrivare in tutto l’occidente.

alcuni ostaggi israeliani nelle mani dei palestinesi

E prima del 7 ottobre? Si percepiva che la situazione stesse degenerando?

Nello statuto di Hamas è scritto che loro vogliono che Israele non esista. C’è una frase agghiacciante che dice: “Le pietre e gli alberi diranno “oh servo di dio c’è un ebreo nascosto dietro di me, vieni a ucciderlo””. Noi siamo persone con una mentalità occidentale, moderna, per come ragioniamo noi era impossibile crederci fino in fondo. Dicevamo “ok, è scritto”, ma alla fine eravamo convinti che anche loro fossero persone che desiderano vivere, che non possono voler distruggere tutto. Pensavamo esistesse una differenza tra ideologia e pratica ma siamo stati ingannati. Nessuno credeva potesse capitare il 7 ottobre. C’erano i segnali ma non abbiamo voluto crederci. Israele ora deve capire come sia stato possibile tutto questo. Il 7 ottobre ci ha fatto tornare ai giorni della Shoah. Dal 1945 il popolo ebraico non aveva più vissuto un pogrom così orribile. Israele ha dato molti permessi ai palestinesi per entrare a lavorare e ora abbiamo prove che queste stesse persone poi davano informazioni ai terroristi.

Cosa vi immaginate accada dopo la sconfitta di Hamas?

Noi siamo una democrazia e per noi i diritti umani vengono prima di tutto. Israele però deve sopravvivere. Ricordiamoci che siamo più o meno grandi come l’Emilia Romagna e intorno a noi ci sono 22 paesi arabi. Dobbiamo valutare tutto. Se possiamo avere vero dialogo e arrivare a un accordo per noi sarebbe l’ideale, ma oggi questo non si vede, intorno a noi parlano sempre e ancora del 1948 e non riconoscono lo stato di Israele. Il punto è uno solo: deve finire la mentalità jihadista . Deve esserci un grande cambiamento. Il problema è che gran parte del popolo arabo ha sostenuto il 7 ottobre. Il terrorismo di Hamas, così come Al Qaida, come Isis, deve essere sconfitto e questa è una speranza per noi ma anche per loro, ancora di più per loro. Noi pensiamo al bene dei palestinesi. Ma Hamas li usa come scudi umani, li uccidono, li tengono poveri. Tutti i soldi che hanno accettato da Qatar, dagli Usa, dall’Europa, li hanno usati per rafforzare il terrorismo. Non per il popolo. Hanno costruito un mostruoso sistema di tunnel, bunker gonfi di armi. Uno stato terrorista sotterraneo sotto la popolazione civile. E oltre a questo, un sacco di soldi sono finiti nelle tasche dei capi di Hamas che vivono una vita ostentata. Occorre un cambiamento profondo e radicale. Questa è l’unica speranza per la pace.

Pensa ci sia qualcosa che l’opinione pubblica ancora non ha chiaro delle vostre posizioni?

Ci tengo molto a dire due cose. La prima è che noi abbiamo un grande rispetto per la loro religione come per tutte le altre. Dirò di più, i musulmani fanno parte della nostra cultura mediorientale e per noi è importante questo legame. Nella nostra comunità, ad esempio, abbiamo invitato l’Imam per Hannukah, la festa ebraica della luce. Noi lavoriamo al dialogo, ogni giorno. Siamo come musulmani e cristiani, consideriamo i dieci comandamenti come il nostro fondamento morale e crediamo in un unico Dio. Ma questi terroristi che possono uccidere e violentare le donne e bruciare le persone e tagliare le teste, loro non hanno un dio. E non hanno un minimo di umanità e moralità.

La seconda cosa che mi preme comunicare è che dobbiamo capire che ci sono centinaia di migliaia di persone in Israele che ora non vivono nella loro casa e sono rifugiati. Personalmente ho dato assistenza psicologica a famiglie che vivevano a sud e adesso non vogliono tornare finché Hamas non sarà eliminato. Per poter dare di nuovo a queste persone la loro vita, dobbiamo eliminare questa minaccia. Inoltre, il nostro dovere è liberare i 136 ostaggi che si trovano nell’inferno della prigionia di Hamas.
Questi 2 obiettivi sono qualcosa che lo Stato di Israele deve ai suoi residenti e servono anche per garantire che un evento del genere non si ripeta mai più. Questo è un messaggio importante per il mondo intero. Israele al fronte. Siamo i paladini della democrazia e della pace.

Per finire, ci può parlare della comunità ebraica che lei guida?

La comunità di Verona (che abbraccia anche i cittadini ebrei vicentini) è piccola, siamo un po’ di più di 100 persone nella comunità, poi altre vivono intorno a Verona. Ogni Shabbat c’è la funzione della sinagoga, tutte le feste, così come le connessioni e le attività sociali. Per noi è fondamentale continuare l’antica e la preziosa tradizione di una comunità che esiste dal 12esimo secolo. Quello che facciamo, inoltre, è aprire la sinagoga a chi vuole e creare legami e ponti con tutti. L’ignoranza crea molti problemi, occorre dialogo e unione, sempre. Siamo aperti a chi vuole venire a trovarci, basta contattare la segreteria tramite il sito https://www.comebraicavr.it/ .

Domani, 25 gennaio, a Vicenza si terrà una manifestazione contro l’antisemitismo che questo giornale appoggia e organizza insieme a Più Europa Vicenza. Questo un estratto dal comunicato:

Siamo estremamente critici nei confronti del governo Netanyahu e sul modo con cui sta guidando l’esercito su Gaza, ma criticare una democrazia non ci impedisce di dire no a chi vuole negare il diritto di esistere a Israele.

Manifestiamo per dire no a chi dietro alla legittima e sacrosanta difesa dei diritti del popolo palestinese, nasconde odio antisionista. Manifestiamo per la pace, per chiedere il rilascio degli ostaggi israeliani, per condannare senza se e senza ma il regime terroristico di Hamas, per puntare il dito contro i nemici dell’umanità che si celano dietro il califfato: Hezbollah, Teheran e Mosca.

Una manifestazione per dire forte e chiaro che nel 2024 l’antisemitismo è inammissibile e che i due popoli possono e devono convivere. Sarà un momento di raccolta e di celebrazione, di libertà e di cultura.

Israele merita un governo che si batta per la pace e la convivenza; i palestinesi si meritano una democrazia liberale, liberi dai terroristi di Hamas.

Vivere a Villaga

Ho vissuto molto, e ora credo di aver trovato cosa occorra per essere felici: una vita tranquilla, appartata, in campagna.

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