IL GIORNALAIO, TERMOMETRO DEL MONDO CHE CAMBIA

Negli anni del boom, quando anche in Italia si cominciava a condividere un certo benessere, il giornalaio il lattaio e il panettiere consegnavano i loro prodotti a domicilio.
Al mattino presto nelle case arrivava così il giornale e il latte, un po’ più tardi il pane. Era diventato quasi un obbligo, un indicatore dello status sociale di una piccola media borghesia che stava acquisendo abitudini di vita molto americane e si godeva certe piccole comodità. Era il tempo dei garzoni di bottega che portavano la spesa, il latte, il pane e anche il giornale.
La domenica , poi, dopo la messa si andava insieme dal giornalaio per pagare il servizio settimanale e per farsi comprare il Topolino o il Corriere dei Piccoli e così si leggeva e dai fumetti si passava alle fiabe e poi alle storie, ai primi romanzi veri e propri. Allora c’era La Fabbri editori che proponeva le raccolte a fascicoli della Bibbia, della Enciclopedia della Donna, degli Animali, della storia dell’Arte. Ma niente batteva le figurine da incollare sugli album che diventavano alla fine un almanacco del calcio, o una storia d’Italia, o la sua geografia. Il giornalaio non era dunque solo chi metteva tutti giorni il giornale davanti casa, era anche quello che offriva ai più piccoli occasioni vere per crescere.

Nel tempo le cose sono cambiate: dai due o tre quotidiani nazionali si è passati ad almeno una ventina, tutti in concorrenza fra loro. Se in passato c’erano un paio di settimanali e solo una rivista di gossip, oggi qualsiasi edicola mette in bella mostra riviste patinate, piene di foto ammiccanti, testimoni di scandali rosa con protagonisti attori, attrici, principi e principesse.
Ma il meglio sono le riviste specializzate: arte, storia, cinema, natura, cucina . Un vero tripudio di informazioni. Eppure anche le edicole, nonostante un’offerta così ampia, non se la passano proprio bene: é di ieri l’iniziativa del sindacato nazionale giornalai “La notte delle edicole-lanterne accese sulle città” per richiamare l’attenzione sui problemi che stanno vivendo i rivenditori di giornali. L’ avvento di Internet ha cambiato anche l’informazione, le modalità per tenersi aggiornati su quanto accade. Ora basta un click e si hanno a disposizione tutte le ultime ore. Ed è questa la giustificazione con la quale le persone spiegano il perché non comprano più il quotidiano cartaceo. Naturalmente diminuendo la domanda diminuiscono anche le edicole. A Montecchio si contano sulle dita di una mano, nel giro di una decina d’anni sono dimezzate. Dove si chiude non si riapre. Abbiamo incontrato i gestori dell’edicola di Piazza San Paolo, ora unico punto vendita nella frazione di Alte Ceccato.

Luca ed Emanuela sono una coppia sul lavoro e nella vita e quindi condividono il bello e il brutto della loro professione.

”Eravamo entrambi operai con la voglia di cambiare di costruirci qualcosa di nostro, di crescere e così Io ho accettato l’offerta di un chiosco edicola a Creazzo. Luca continuava a lavorare in fabbrica, ma intanto il sabato e la domenica mi aiutava e cominciava ad appassionarsi.
Quando si è aperta l’opportunità di questo punto vendita con il suo socio, ora in pensione, anche lui ha fatto il grande salto.” Da diciotto anni in Piazza San Paolo l’edicola è il negozio “ La Riga”: non solo giornali ma, come è oramai ovunque, anche cartoleria, libreria, giocattoleria, rivendita di biglietti della fortuna e Gratta e Vinci. Si entra per il giornale e si esce con un biglietto d’augurio, la mascherina per Halloween, la gomma da masticare. Un luogo dove fare fotocopie, ricariche del telefonino, il bazar di una volta, ma aggiornato all’evoluzione digitale.
Dice Manuela. “Per questo a chi ci governa chiediamo più attenzione, aiuti e credito di imposta per rinnovarci e stare al passo con i tempi, ma anche l’accompagnamento alla pensione e la possibilità dai comuni del cambio d’uso delle licenze dei chioschi, perché ormai di soli giornali non si vive più. E poi c’è la questione del lavoro usurante. Perché il nostro è un lavoro difficile, stancante. Dieci dodici ore in piedi, sette giorni su sette!”

Non è certo facile alzarsi tutte le mattine prima delle cinque, anche i giorni di festa e magari annotare che le vendite dei quotidiani calano di anno in anno. Sempre Manuela: ”I giovani non leggono più, neanche più entrano se non per la cancelleria scolastica.”
Precisa Luca: “Ma anche la fascia dei trentenni- quarantenni non legge molto! Il quotidiano che non cala le vendite è la “ Gazzetta dello sport , poi il giornale locale e i due a tiratura nazionale, il Corriere della Sera e Repubblica. Naturalmente ognuno ha le sue abitudini di lettura, ma stiamo parlando soprattutto di pensionati, affezionati lettori da giovani che continuano da adulti e poi da un po’ più anziani. Vanno poi le riviste specializzate, motori, scienze e storia, cucina, moda”.
La zona si è molto trasformata nel tempo e i nostri edicolanti ne sono stati i testimoni: ”Il cambio è stato notevole anche per noi. La piazza si è popolata di persone di origine per lo più asiatica che non comprano giornali, non ne abbiamo visto uno entrare e acquistare un quotidiano, ma neppure chiedono di avere giornali nella loro lingua.Vengono qui per tutto il resto, per comprare libri scolastici, quaderni , per pagare la mensa, il trasporto.”

Forse un po’ alla volta impareranno anche a comprare riviste e giornali, ma devono essere preparati a farlo e quindi il progetto “ Il quotidiano in classe”, a cui l’edicola aderisce in collaborazione con l’IIS Ceccato e il Piano Infinito, potrebbe andare in questa direzione.
“Comunque anche gli Editori devono aiutarci! La settimana prossima incontreremo Il Giornale di Vicenza per discutere i motivi della crisi delle vendite che noi tocchiamo con mano ogni giorno e non è solo questione di nuovo formato del quotidiano. Forse deve cambiare la politica di marketing: inserti o promozioni finora non hanno attirato. Anche noi edicolanti stiamo pensando a modalità per incentivare ad entrare in edicola e ad appassionarsi alla lettura.”
Magari un caffè, ad un tavolino con i quotidiani e poi via ad iniziare la giornata! Certo che resta il bisogno che le edicole non scompaiano. Sono veri presidi civici, sono luoghi di conoscenza e potrebbero diventare luoghi di confronto e quindi di elaborazione culturale.
Non dimentichiamo che la Rivoluzione Francese, che ha cambiato il nostro modo di concepire la società, si è sviluppata nei caffè parigini dove circolavano gli antenati dei nostri quotidiani, gazzette e riviste portatrici di nuovi ideali! Lunga vita dunque alle edicole!

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