“Chi nega il cambiamento climatico nega la scienza” incontro con il climatologo Claudio Cassardo e il meteorologo Marco Rabito.

Il dibattitto è grave ma non serio. Come accade ormai su quasi ogni tema, la presenza di falsi esperti è sempre più massiccia. Teorie del complotto e cherry picking sono gli strumenti base del negazionista contemporaneo. Attualmente il fronte belligerante è quello del clima. Noi abbiamo incontrato Claudio Cassardo , Professore di Climatologia all’Università di Torino, Dipartimento di Fisica. Perché ci fidiamo della scienza (consigliamo l’ottimo libro di Naomi Oreskes a riguardo per Bollati Boringhieri) e perché clima vuol dire ambiente e quindi vita ed è imperdonabile non saperne di più.

Professore, siamo circondati dai negazionisti. Prima il covid poi i vaccini adesso il cambiamento climatico. C’è una parte della popolazione che non riconosce più la scienza?

Devo dire la verità, forse ne stiamo un po’ sovrastimando il numero. Ho l’idea che i negazionisti ci siano ma in realtà si facciano solo sentire di più mentre la maggioranza è silenziosa e preoccupata. Il problema è che in tv e sui giornali non sempre riusciamo ad avere le notizie precise, perché ci sono delle trasmissioni o servizi che cercano di minimizzare visto che appartengono a parti politiche che sovvenzionano l’industria e quindi di conseguenza certi temi come l’immissione gas serra, diventano delicati…

Ma che estate stiamo vivendo?

Le ultime vicende meteo sono eventi catalogabili come estremi soprattutto per l’ondata di calore che ha colpito il nord in periodi brevi nelle due settimane centrali di luglio, mentre sud Italia e il centro hanno vissuto 20 giorni consecutivi di caldo unico con valori che hanno sfiorato record storici ma che soprattutto hanno agito per tempi lunghissimi. Il record di 48 gradi a Siracusa non è stato battuto ma il fatto è che, anche con un grado in meno, è durato per ben venti giorni con effetti gravi per le vite umane e le coltivazioni.

Il negazionista medio dice “ma quale caldo record! qui piove sempre!”. Quali sono le cause dei continui temporali devastanti?

Il nord Italia si è trovato con correnti atlantiche che hanno mitigato l’ondata di caldo ma nel contempo hanno portato un contrasto tra l’aria più fresca e molto umida atlantica e l’aria caldissima presente e quando nell’atmosfera c’è un contrasto di masse d’aria, questo diventa il combustibile perfetto per far nascere temporali (downburst) e qualche tornado. La grandine si forma quando c’è un forte contrasto di masse d’aria e tanto vapore acqueo e noi avevamo tutte e due le condizioni. Abbiamo stabilito il record di dimensione di un singolo chicco di grandine: 19 cm di diametro nel Friuli, a Pordenone (record europeo secondo ESSL). Il precedente record era del 19 luglio scorso sempre in Italia. Nel nostro paese si è avuta una configurazione metereologica particolarmente sfortunata che ci ha portato a questi eventi spesso disastrosi. Ma perché li abbiamo? Perché c’è lo zampino del cambiamento climatico. Un’atmosfera più calda ha più energia e contiene più vapore acqueo quindi genera eventi più intensi e produce nuvole più cariche di pioggia e/o grandine.

In che modo il cambiamento climatico sta modificando le stagioni?

Ondate di calore anche lì. Il climate change ha modificato le configurazioni di pressione che circondano il globo facendo avanzare verso il mediterraneo la zona dell’alta pressione che si forma attorno ai tropici. Il CG favorisce queste configurazioni di pressione più elevata del solito che di inverno sono alta pressione al suolo (che provoca l’inquinamento in pianura padana) e d’estate sono questi promontori in quota che si espandono dal nord africa portandoci bolle di aria caldissima. Il fenomeno quest’anno ha preso in pieno l’Italia mentre, negli anni scorsi, aveva toccato più Spagna o Grecia o Francia. Ma ormai ogni estate comporta almeno una di queste situazioni.

Come spiegherebbe tutto questo a chi proprio non ha le capacità o la volontà di comprenderlo?

Questi effetti vanno spiegati con l’esempio di un atleta che prende le sostanze dopanti. Il solo fatto di doparsi non fa di lui un candidato a vincere tutto ma è evidente che in questo modo ha più probabilità di successo che se non prendesse il doping. Ecco, il climate change in pratica droga la nostra atmosfera.

Eh ma faceva caldo anche 20, 50 ,100 anni fa! Anzi, gli inverni erano anche più rigidi e le estati sempre torride. E di temporali ce ne sono sempre stati col caldo, e ovviamente anche furiosi. Insomma, l’emergenza climatica non esiste, suvvia!

Ogni cosa rispondi a chi nega non ottieni nulla o quasi. Questi signori non cambiano idea perché hanno sposato una fede e gli irriducibili sono impossibili da convincere, come il nostro ex senatore Pillon che ha detto che a luglio ha sempre fatto caldo. Cosa dirgli? Gli consiglierei di dare un occhiata ai dati. E’ verissimo che nel secolo scorso c’erano 40 gradi in Sicilia, ma quante volte? Capitava molto più di rado e i valori erano meno alti. I dati ci dicono che c’è un aumento dei valori medi che comporta aumento di valori estremi. Poi ovvio che ci sono eventi locali che fanno eccezione. Quando si parla di clima bisogna staccarsi dal singolo valore e dalla singola località e vedere contesti nazionali su tempi lunghi di una trentina d’anni. Se confrontiamo il trentennio precedente a questo, il risultato è impietoso. Temporali intensi accadevano sicuramente anche a fine ottocento ma quanti ne avevamo e quanta pioggia scaricavano?

Eppure ci sono 500 scienziati che hanno firmato una sorta di manifesto che sbugiarda la tesi del cambiamento climatico. Come la mettiamo?

Semplice: sono balle. Tra i 500 scienziati tanto citati da uno come Maurizio Belpietro, non c’è un solo climatologo. Si tratta di gente staccata dalla realtà corrente. Franco Prodi, per esempio, di clima non ha mai saputo nulla e continua a ripetere argomenti che la scienza meteo ha giudicato falsi già 20 anni fa. Prodi è un fisico, non è un climatologo. Se ho mal di denti non vado certo da un meccanico auto ma neanche da un ortopedico perché, seppure questo sia un medico, non è un dentista. Lo scienziato di riferimento sul tema del cambiamento climatico è solo il climatologo. Noi ad esempio studiamo anche i ghiacci e il movimento dei continenti e lo scioglimento dei ghiacciai è evidente e impossibile da confutare.

Nutriamo poche speranze di aver convinto gli inconvincibili. Il clima è visto ancora come cosa separata dal meteo. All’uomo comune interessa sapere che tempo che fa e non cosa succede al pianeta. Un po’ come quelli che si indignano per la monnezza sotto casa e poi in macchina buttano le carte del finestrino. Il particolare, il micro, il “mio”, mi preoccupa, quello che è di tutti no. Comunque per parlare di meteo ci affidiamo al nostro meteorologo di fiducia: Marco Rabito.

Caro Marco, che agosto avremo nel vicentino?

Direi ideale. Alta pressione subtropicale non ce ne sarà per almeno 8 o 10 giorni quindi niente grande caldo. Chiaramente, essendo nel cuore dell’estate, nei giorni più stabili andremo lo stesso sui 29/31 gradi ma intervallati da giorni con forte instabilità già da domani e venerdì con temporali anche intensi localmente in pianura centro settentrionale e sulle montagne. Non ci saranno grandinate come nelle settimane scorse perché a livello energetico si dispone di molta meno energia visto che manca la fornace che scaldava il centro sud. Semmai avremo intense precipitazioni. Alcune zone potrebbero patire per piogge eccessive, le zone montane soprattutto. Tanta pioggia concentrata in pochi giorni. Da venerdì’ poi, un sensibile calo di temperature nettamente inferiori a quelle attese ad agosto. Asiago può fermarsi sotto i venti gradi. Tutto questo fino a ferragosto, senza ondate di calore significative. Ciò non vuol dire che non sarà estate ma sarà un estate più variabile.

Tu sei un meteorologo e non un climatologo. Dove sono i confini tra le due professioni e come collaborate?

Il climatolgo analizza i dati raccolti del meteorologo che studia e osserva il verificarsi di una serie di temporali e poi attraverso l’utilizzo della statistica li inserisce in un contesto più ampio. Spetta a me rilevare le misure in maniera corretta.

Cosa pensi tu dei negazionisti?

Ha ragione il Professor Cassardo nel dire che sono una minoranza ma è una minoranza che sa fare molto rumore. Il negazionista è un dogmatico ma chi crede alla scienza si riferisce solo ai dati. Vivendola invece come una fede queste persone investono molto di più emotivamente e quindi hanno un peso importante nella comunicazione.

Nell’articolo di un anno fa ci salutammo parlando del Lane e tu eri sicuro della serie B. Ci vuoi riprovare?

Quest’anno sono molto più convinto dell’anno scorso. Da uomo di scienza non credo nella superstizione quindi dico che il Lane andrà in B sicuramente!!

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