Grande guerra: i giornali di trincea e la lettera del Gen. Pecori Giraldi (1918)

A partire dagli ultimi mesi di guerra del 1918 nacquero e si diffusero in grande quantità i cosiddetti “giornali di trincea”, un genere di pubblicazioni a varia periodicità, pesantemente condizionata dagli eventi bellici, dai contenuti propagandistici e di svago, distribuite tra le forze armate italiane e promosse su iniziativa di Armando Diaz col coinvolgimento sia del settore artistico e intellettuale del Paese sia dei giornalisti-soldati.


LA NASCITA DI UNA NUOVA LINGUA ITALIANA. Prevalentemente di tipo umoristico-satirico e ricchi di caricature, i giornali di trincea ebbero circolazione limitata nel reparto militare di cui costituirono espressione, perché l’interesse del contenuto riguardava persone e casi che, fuori dal reparto stesso, non erano conosciuti e quindi non suscitavano nessuna curiosità. Grazie alla diffusione nelle trincee della Grande Guerra di tali giornali e complice la commistione tra numerosi idiomi, ci fu lo sviluppo graduale d’un esteso codice di comunicazione che per la prima volta può essere accostato a una forma scritta e orale d’italiano popolare. Il linguaggio utilizzato dai giornali di trincea fu così anche un accattivante e coinvolgente modo per avvicinare i soldati alla comprensione, al padroneggiamento e all’uso quotidiano di molte parole che sarebbero entrate nel vocabolario quotidiano della nuova lingua comune.


“L’ASTICO” E IL SUO PICCOLO MONDO. Tra le testate più significative del periodo di guerra, “L’Astico” rivestì un ruolo fondamentale. Grazie all’ispirazione dei redattori e alla penna di uno scrittore particolarmente esperto e sensibile come Piero Jahier (che si firmava Barba Piero), tale giornale proponeva continuamente temi con lo scopo di mantenere un costante dialogo con i soldati, dei quali intendeva interpretare i pensieri e le speranze, i gusti e le ambizioni. Coloro che lo producevano nelle immediate retrovie del fronte e i combattenti che lo leggevano vi parteciparono in un intrecciarsi di voci e dialetti che offre ancor oggi spunti di grande interesse.


UNA SPECIALE LETTERA DI RINGRAZIAMENTO. Ad attestare l’importanza funzionale de “L’Astico” è una speciale testimonianza ufficiale, datata 17 ottobre 1918. Guglielmo Pecori Giraldi, a capo della Prima Armata in qualità di Tenente generale Comandante, decide d’inviare una lettera di saluto al Comando della Nona Divisione per comunicare allo stesso e agli ufficiali il dispiacere di “vederli partire” dalle sue dipendenze. Oltre a esprimere contentezza per quanto ricorderà della stessa Divisione, il nobile ufficiale toscano, futuro Maresciallo d’Italia e Senatore del Regno, rivolge un pensiero di compiacimento per la permanenza nell’Armata di un “organismo immaginato, organizzato e cresciuto” dallo stesso Comando: “L’Astico”, giornale delle truppe della Val d’Astico.

“Ormai da parecchi mesi – riporta la missiva – con fede ardente, con linguaggio semplice ma persuasivo, ha saputo portare ai soldati l’eco delle glorie e delle speranze della Patria”. “Da oggi in poi – prosegue l’alto ufficiale fiorentino – “L’Astico”, continuando la traccia finora opportunamente seguita, sarà diffuso in tutti i Corpi d’Armata dipendenti, e sempre mi rammenterà i meriti che il Comando di cotesta Divisione si è guadagnato attuando la più efficace propaganda fra le sue truppe, favorendo l’impianto di bene ordinati Posti di Ristoro e Spacci Cooperativi, dando opera in ogni modo a render contenti, volenterosi e forti i propri soldati.” Stampato a Piovene Rocchette, con redazione ai piedi del monte Summano e tra i fogli più letti e apprezzati dai combattenti attivi sul fronte vicentino, “L’Astico” fu un importante laboratorio linguistico. I soldati in prima linea contribuirono alle sue uscite partecipando a concorsi, prove d’abilità o scrivendo in prosa e in versi, intrecciando fittamente parole e modi di dire di diversi dialetti: si tratta d’una produzione che ancor oggi offre spunti d’interesse per comprendere la nascita di quella nuova lingua italiana. Dopo 39 numeri settimanali, il giornale uscì per l’ultima volta il 10 novembre 1918.

SAVERIO MIRIJELLO. Giornalista pubblicista di Vicenza dal 1992 con collaborazioni prestate a diverse testate della carta stampata, della radio e del web e ad agenzie di stampa. Ricercatore storico del Risorgimento e della Grande Guerra, sui risultati delle ricerche e degli approfondimenti condotti ha tenuto conferenze in Italia e all’estero. Nel 2017 ha collaborato anche con Rai Storia. Sugli studi riguardanti la nuova lingua italiana nata durante il Primo conflitto mondiale, nel 2014 ha pubblicato “1914-18 PAROLE DAL FRONTE”.

Maggio 2024

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