Non verrò a Vicenza per l’adunata degli alpini. Ma non ci verrò per lo stesso motivo per cui non vado a Gardaland o ai festival rock: la ressa mi fa salire l’odio verso l’umanità. Ma è evidente che non ci verrò nemmeno perché non vorrei mai vedere o peggio subire quello che in queste situazioni è facile accada. E non vorrei mai poi fare parte di quel coro di indignate che scoprono tutto d’un tratto che in contesti come quello di un’adunata, la gente (leggi: maschi) dice e fa cose irripetibili. Oggi tutto è polarizzato e quindi anche il concetto di “maleducazione” diventa subito “molestia”, ma non è così, e tocca spiegarlo, ci sono delle sfumature. Ora, prima mi diciate che sto condonando le molestie, provate a seguirmi. La molestia è se mi disturbi, sul serio, non se mi fischi dietro. Quello può dare fastidio, certo che si, ma a me danno fastidio anche le Santa Maria Goretti della correttezza. Più chiaro ora? Bene. Specificato che non sono una schizzinosa pasionaria, ora posso più liberamente spiegare perché, tra le altre cose, non verrò all’adunata alpina nella mia città.
Centinaia di migliaia di maschi con tre litri (quando va bene) di alcool in corpo a me, come donna, fanno piuttosto ribrezzo. Se ci vado in mezzo le domande me le farei da sola. Ma qui, di nuovo, mi tocca dire che non sto citando Giambruno (a proposito: ve lo ricordate Giambruno?), ma sto dicendo che proprio non è il mio ideale di uomo, mi sono spiegata? A ri-bene. Proseguiamo. Per come ragiono io, gli uomini giambruni proprio non devono avere cittadinanza e pazienza se ci cadiamo tutte, poi si torna a ragionare, si impara la lezione, e mai più. E la lezione la dobbiamo avere imparata tutte. Due anni fa a Rimini uscirono cose che manco in avanspettacolo. Alle donne, in sostanza, dissero che, essendo donne, si lamentavano per nulla. E che è “cameratismo” e goliardia, mica molestie. Sono omaggi alla nostra bellezza, scimunite noi che non capiamo, non comprendiamo le sane tradizioni. Magari se un maschio ce lo spiega è tutto più chiaro, grazie. Il sindaco di Trieste, Dipiazza, poi disse :”Siamo maschi, fare apprezzamenti è normale”. Capite la logica? Che poi era lo stesso Dipiazza che nel 2017 faceva il saluto romano in tv ma che vuoi che sia. Certo che spiegare le cose in questo paese diventa sempre più impossibile. Ecco, io che sono nata in montagna e ho la testa dura ci riprovo: se mi fai un apprezzamento mi fa anche piacere, se è volgare al limite mi offendo, ma quello che è accaduto alle adunate non era un insieme di “apprezzamenti”, cari i miei Dipiazza del mondo intero.
Una si stanca, si strugge proprio, a dover districarsi tra reali gravità e sciocchezze abnormi e dover discernere e cercare di ragionare con uomini con cui ragionare proprio non puoi e donne dedite alle “stories” più che allo studio della storia. Insomma, lo dico, io mi sento estremamente superiore alle bassezze morali e linguistiche del dibattito sugli alpini che molestano le donne, mi sento estremamente superiore all’uomo medio che andrà all’adunata e mi sento estremamente superiore però anche a chi dice che gli alpini sono tutti così. Perché è ovvio, santo cielo, che non sono tutti così. Anzi, che iddio ce li conservi gli alpini e sono serissima. E quando dico che non voglio esserci è anche perché non ci sto alla chiamata collettiva femminista per scalfire l’immagine degli alpini. Il banale fatto è che l’adunata a Vicenza, dove già anche senza nessun evento il calice lo si alza fin troppo (dai adesso offendetevi come con Toscani su) è evidente che sarà un viatico per spiacevoli occasioni e io non ci voglio essere. Mi pare piuttosto semplice.