Domani, 2 dicembre, va in scena al Teatro Mattarello di Arzignano, un monologo scritto da Alessandro Anderloni, dedicato ad Antonio Pellizzari, figura che ha dato molto dal punto di vista culturale alla città di Arzignano. Nasce a Roma nel 1923 e compiuti gli studi si impegna nell’azienda di famiglia. Il suo amore per la cultura e in particolare per la musica fanno sì che egli diventi un grande ispiratore ed un mecenate per la crescita culturale degli arzignanesi. Negli anni 1950-60 nasce per suo volere “La Scuola di Arzignano” che offre corsi su diverse discipline come arte, critica, musica, urbanistica, architettura tutti diretti da nomi di spicco in ambito nazionale. Grazie a lui nascono un’orchestra stabile da lui stesso diretta e un coro. Sono ancora ricordati i concerti con personaggi di levatura mondiale. Muore a soli 35 anni lasciando nel cuore degli arzignanesi sentimenti di rimpianto e gratitudine. Anche a Lui la città ha dedicato un anno di incontri e manifestazione nel 2009.
Figlio del “paron Giacomo”, genio della meccanica e fondatore delle Officine Pellizzari, tornò dall’esilio svizzero alla fine della guerra. Aveva 22 anni. «Mio papà», avrebbe scritto dopo qualche anno, «è rimasto ad Arzignano a difendere le Officine Pellizzari, gli operai, gli impiegati e tutti i collaboratori dalla violenza criminale nazista». Appena tornato si preoccupò della salute dei figli dei dipendenti: per loro organizzò una colonia a Campanella di Altissimo. Nel 1952, realizzando un suo sogno artistico, inventò “La Scuola di Arzignano”, arrivando a dirigere un’orchestra di professionisti e facendo riscoprire Antonio Vivaldi dopo l’oscurantismo del Ventennio. Le prime prove dell’orchestra si svolgevano negli spazi della mensa Aziendale. Vi assisteva talvolta anche Mario Rigoni Stern che era stato trasferito ad Arzignano da un ufficio statale di Asiago, per le difficoltà economiche della famiglia lasciata in Altopiano, e alla Pellizzari poteva disporre gratuitamente di ciò che la cucina della mensa non consumava.
Antonio Pellizzari, protagonista della così detta “gaia gioventù” vicentina, fu come il vento che, in soli quattro anni, cambiò la vita culturale dell’Arzignano degli anni Cinquanta. Nello spettacolo in scema domani al Matterello, Alessandro Anderloni racconta, nel Centenario della nascita di Antonio, quegli anni di rinnovamento e di sogno.