Era il dicembre del 2017 quando aprì una nuova enoteca in Piazzetta Parise. Un luogo che nel nome indica cultura anche se (e basta aver letto Parise) il grande scrittore vicentino lo odiava. Ma la storia tra Parise e Vicenza è sempre stata tormentata e che il suo nome sia finito in un posto che detestava è un’amara ma logica conclusione. A risollevare culturalmente le sorti della piazzetta, ci ha pensato Alberto Gresele. La “Bottega Faustino” non è un bar della “movida”, non appartiene al circuito della Vicenza da bere, espressione che più ridicola non si può, peraltro. La “Bottega” fin da subito si è distinta per la ricerca della qualità nei prodotti e per un desiderio forte di proporre contenuti, di diventare un punto di riferimento per chi cerca qualcosa in più del buon bicchiere. Concerti, incontri letterari, proiezioni, serate di guida all’ascolto, dibattiti, in breve tempo una comunità che non si riconosce nel mero intrattenimento ma cerca scambio, crescita collettiva e (usiamo il parolone) degli ideali, ha cominciato a popolare la creatura di Alberto. Lui è l’oste e, ironia beffarda, si è sempre distinto per una certa veemenza nel far rispettare le regole, nella meticolosa attenzione all’ordine e all’educazione da parte degli avventori. Surreale oggi passi per rappresentare un esempio di inciviltà. Veniamo ai fatti. La “Bottega Faustino” rischia seriamente di chiudere. Il motivo è una causa contro il locale che avrebbe, secondo i ricorrenti, generato degrado e disturbo in piazzetta. La lista è lunga e fantasiosa. Il bar sarebbe responsabile di “immissioni moleste con spettacoli dal vivo”. Gli avventori creerebbero un “continuo di schiamazzi e chiasso”. Il gestore non farebbe nulla per “impedire questa intollerabile canea”. E, per finire, il plateatico non sarebbe segno di riqualificazione ma una “occupazione militare”.
Ora, che vivere vicino ad un locale pubblico comporti dei disagi è cosa risaputa. Se poi il locale ti nasce sotto al naso e prima non c’era nulla di simile, magari un po’ contrariato lo sei pure a ragione. Ma ci sono delle regole, e appartengono sia alla sfera legale che a quella di buonsenso. Nel primo caso l’argomento si chiama “Piano acustico comunale” e presenta diverse criticità dettate dal fatto che il piano è fermo a diversi anni fa e, quindi, ad una diversa realtà cittadina. A questo però si appiglia chi ha chiamato in causa Faustino, e per questo probabilmente bisognava cambiarlo a tempo debito. Il rischio di creare un precedente è altissimo. Non è un problema di un locale quindi, è un problema sistemico. Ma ammettiamo anche ci sia stato rumore eccessivo qualche volta. A che ora intanto? E poi, che succede in tal caso? Il gestore paga una multa, sta poi più attento e si prosegue con l’attività. Ma è stato davvero così?
Quando la pandemia costrinse alla chiusura gli esercizi commerciali, la “bottega”, avendo licenza di vendita bevande ed alimenti, rimase aperta ad orario ridotto come semplice negozio per l’asporto. Quindi niente concerti, niente film, niente musica in generale, e praticamente niente clienti. L’apertura in questa modalità avvenne il 18 maggio 2020 e in quello stesso giorno, dalle 18 alle 21 furono chiamati due volte i vigili e una i carabinieri. Che ci sia una sorta di accanimento è un dubbio insinuante. Oppure, molto più semplicemente, ci troviamo di fronte ad una reazione tipicamente e bassamente “vicentina”. E qui arriviamo al punto vero e proprio: l’aspetto culturale e l’idea di città.
Che Vicenza vogliamo? Una città morta in cui tutto si concentra tra due piazze e mezza e la cultura lascia spazio al mero intrattenimento o una città che propone contenuti, che aggrega attorno ad iniziative sempre molto interessanti, che offre crescita culturale e non si limita ad un catalogo di “posti dove bere”? Alberto Gresele ha trasformato una zona degradata in un salotto ideale. Lo ha fatto con le sue sole forze e con il sostegno morale dei suoi clienti. Ora è il momento di scegliere cosa desideriamo per noi tutti. Non è la battaglia di una persona, ma la scelta di una città. Alla “Bottega Faustino”, in questi giorni, potete lasciare la vostra firma a sostegno di una causa che significa futuro, immagine e sostanza, civiltà e partecipazione. Oppure chiamate i vigili, andate a letto presto, uscite giusto per bervi un paio di spritz annacquati e diffidate sempre di chi si diverte.