«Dovremo usare meno l’auto e di più i servizi pubblici, dovremo abbassare il termostato del riscaldamento nelle case e negli uffici, nel mio come nel vostro; dove basta una lampada non occorre usarne due. L’epoca dell’energia abbondante e a basso costo è tramontata: ciò impone un serio ripensamento dello sviluppo economico, del modo di vita, delle priorità di investimento».
Queste parole pronunciate da un avveduto e lungimirante statista che invita a definire le priorità strategiche, dovrebbero far riflettere. Non solo nel momento contingente. Parlare oggi dopo i danni e le morti di ieri in varie regioni italiane, mi sembra banale o addirittura retorico . Del resto sei mesi fa dicevamo le stesse cose dopo i disastri in Sicilia e poi in Emilia Romagna. A caldo tutti a parlare di azioni prioritarie per la difesa delle nostre colline fragili, sulla necessità di garantire invasi di laminazione per contenere le fiumane periodiche, tutti a discutere sulla pulizia e sulla manutenzione dei torrenti e dei corsi d’acqua. Poi il tema svanisce, anche nel Pnrr le priorità vengono spostate, la transizione energetica arranca, i negazionisti riprendono coraggio e si continua così, allungando inutilmente e colpevolmente il dibattito, fino alla prossima catastrofe. Anche le chiacchiere, non solo le azioni del Governo, stanno a zero su questo fronte. Manca infatti una decisa azione di sostegno della riconversione energetica e tecnologica. Una azione che riprendesse in versione energetica e tecnologica il progetto Industria 4.0 del governo Renzi (Ministro Calenda, ndr) delle nostre aziende sarebbe intelligente. Non solo perché andrebbe nella direzione di promuovere uno sviluppo sostenibile, ma anche perché l’evoluzione della scienza, della tecnologia, della produzione e della domanda nel mondo comunque va in quella direzione. Procede. Anche se a noi non interessa comunque va avanti. E se noi non investiamo in nuove tecnologie e in nuove produzioni, trincerandoci in una inutile difesa del presente (che sta già diventando vecchio che in tecnologia si traduce obsoleto) comunque avremo la sgradita sorpresa di trovarci fra pochi semestri (non anni) fuori mercato. Anche solo per questo dovremmo ascoltare le parole di quel politico.
Ah, dimenticavo. Le parole sono state pronunciate dal presidente del Consiglio nel novembre del 1973. Si, avete letto bene. Di cinquant’anni fa esatti. Tale Rumor on. Mariano. Deputato di Vicenza.