Il DIRITTO DI UN FIGLIO DI AVERE UNA FAMIGLIA, IL DIRITTO DELL’AMORE DI ESSERE L’UNICA COSA CHE CONTA

Si parla molto in questi giorni del voto negativo alla risoluzione sulla proposta di regolamento europeo che puntava a uniformare le procedure di riconoscimento dei figli in tutti gli stati dell’Unione Europea. Una questione molto complessa che riguarda i diritti non solo delle coppie omogenitoriali ma soprattutto di moltissimi bambini che ora, per volontà dello Stato italiano, rischiano di essere “non riconoscibili”. Abbiamo incontrato Iryna Shaparava, referente Famiglie Arcobaleno in Veneto.

Qual è l’attività che svolgete principalmente?

L’associazione Famiglie Arcobaleno è nata nel 2005 da un gruppo di mamme che volevano vedere riconosciuto legalmente il diritto delle loro figlie e dei loro figli ad avere due mamme o due papà. Da quell’anno ad oggi Famiglie Arcobaleno combatte quotidianamente per i diritti dei bambini delle coppie omogenitoriali, per farci conoscere alla società e combattere così i pregiudizi, per i diritti dei genitori ad essere riconosciuti entrambi/e, per il riconoscimento dei bambini alla nascita, per il matrimonio egualitario, per il diritto di accesso all’istituto di adozione per i single e per le coppie a prescindere dal loro orientamento sessuale, alla PMA e alla GPA solidale ed etica. Quasi un anno fa, assieme alla Rete Lenford, abbiamo presentato una proposta di legge per l’eguaglianza e la pari dignità famigliare, dove l’obiettivo è quello di estendere a coppie dello stesso sesso e a persone single i diritti che oggi sono loro negati.

Quante sono a Vicenza le famiglie arcobaleno?

E’ una domanda alla quale una risposta non esiste. Le famiglie che si iscrivono all’associazione sono tante, ma ce ne sono altrettante, se non di più, che non si iscrivono. Anche se ci fosse un solo bambino o una sola bambina in una Famiglia Arcobaleno a Vicenza, noi combattiamo per lui/lei perché non veda negato un diritto essenziale: avere due genitori che possono esercitare il loro ruolo genitoriale in tutto e per tutto.

Com’è la situazione qui da noi, soprattutto dal punto di vista culturale?

Abitando in provincia di Venezia, faccio fatica a rispondere da “vicentina”. Tuttavia la presenza di tantissime associazioni LGBTQI+ sul territorio mantengono vivo l’interesse verso i diritti di tutta la comunità LGBTQI+ e non mancano mai gli eventi culturali, le rassegne letterarie, le presentazioni di vario genere e altre manifestazioni.

Quali ripercussioni avrà questa scelta politica di non riconoscere i figli delle famiglie omogenitoriali?

Togliendo la possibilità di registrare all’anagrafe un bambino nato in una coppia di due mamme o togliendo la possibilità di trascrivere l’atto di nascita prodotto all’estero, recante i nomi di due padri, il secondo genitore diventa uno fantasma agli occhi del legislatore: non può assistere alle cure mediche del figlio, non può firmare il registro della scuola, non può accompagnare il figlio a farsi un vaccino, non può viaggiare all’estero da solo col figlio, non può decidere le cure nel caso della malattia e così via. Il bambino diventa “orfano” di un genitore, il tutto mentre lo Stato include il genitore fantasma nello stato di famiglia e quindi pretende il pagamento delle tasse considerando i due genitori comunque un nucleo famigliare. Pensando poi ad una eventuale separazione conflittuale, il bambino vede minata la possibilità di continuare a vedere il genitore non riconosciuto e rischia di essere da lui allontanato per sempre. Ovviamente vede mancare anche il diritto al mantenimento e alla partecipazione finanziaria nella gestione del figlio. E un altro punto importante riguarda invece l’istituto di adozione nei casi particolari: è una procedura lunga, pesante, costosa e ingiusta, dove non tutte le famiglie possono e vogliono affrontarla. Lei adotterebbe il suo figlio? Certo che no, perché lo ha voluto, cercato, amato fin dall’idea di diventare padre. E allora perché noi, mamme e papà LGBTQI+ dobbiamo riconoscere i propri figli? 

A chi dice “una famiglia omosessuale non può avere figli perché non può farli e perché la natura non insegna così” come si deve rispondere?

La natura è cieca perché ogni giorno priva gli esseri umani della possibilità di procreare, di formare una nuova vita rendendo sterili o infertili migliaia e migliaia di uomini e donne, indipendentemente dal loro orientamento sessuale (ecco perché è cieca). La scienza e il progresso hanno permesso di aggirare questa anomalia, e le tecniche di PMA e GPA sono diventati ormai una normalità, una quotidianità nella ricerca del fagiolo magico. Privando le coppie dello stesso sesso dell’accesso alle tecniche PMA alla pari delle coppie composte da un uomo ed una donna, il legislatore priva le Persone del diritto di diventare genitori.

Cosa si può fare e chi vi sta dando una mano?

Rispondendo alla seconda parte della domanda posso affermare che solo l’amore incondizionato verso le nostre figlie e verso i nostri figli ci aiuta ad andare avanti e sempre a testa alta. Loro sono la nostra forza, ed è solo per loro che noi non intendiamo cedere un solo millesimo dei diritti già conquistati. Poi sul territorio c’è la comunità LGBTQI+ che ci sostiene, ci sono le forze politiche che ci appoggiano, c’è gente comune che nel quotidiano sceglie di essere guidata dal cuore e dalla ragione, staccandosi dalla propaganda omofoba e dai pregiudizi comuni. Cosa possiamo fare? Intanto scendere in piazza a Milano, questo sabato 18 aprile, per manifestare assieme a noi il proprio dissenso e la rabbia per il blocco delle registrazioni e delle trascrizioni dei certificati di nascita nelle coppie omogenitoriali. Invitiamo anche il Parlamento a varare la legge proposta dalla nostra associazione. E poi invitiamo tutti a conoscere almeno una famiglia omogenitoriale per capire che non è diversa, non è strana, non è incompleta o deviata. Noi siamo genitori come voi.

Per info e contatti: https://www.famigliearcobaleno.org/

Aprile 2024

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