ABITARE LA CITTA’: LE INTERVISTE. 1- NICOLA GRIGION

Iniziamo oggi una serie di interviste ai protagonisti della rassegna “Abitare la città. Riflessioni e prospettive sulla rigenerazione urbana”. Rassegna a cura di Porto Burci e Sintesi APS con la collaborazione di Giulia Storato, Alessandra Lanaro, Barbara Pellizzari, Blendi Vishkurti, Anna Grazia Capparotto, Vi-Cult e Legambiente Vicenza APS.

Nicola Grigion è esperto di politiche pubbliche, progettazione di servizi, immigrazione e asilo e consulente e formatore sui temi dell’inclusione sociale e del lavoro d’equipe. È co-fondatore di Indeep, un progetto che si occupa della trasformazione di spazi, servizi e pratiche organizzative, per enti pubblici e privati che credono nel valore delle e persone. Per il Servizio Centrale dello SPRAR/SIPROIMI si occupa delle attività di assistenza e monitoraggio dei servizi. Docente al Master in criminologia critica e sicurezza sociale dell’Università di Padova, ha collaborato con la rivista Colors, La Repubblica, Left, Il Manifesto, Carta. Dal 2007 al 2014 è stato direttore del progetto Melting Pot Europa.

Quali sono i temi attuali che rappresentano un’urgenza?

Siamo abituati a processi di rigenerazione sulla stregua di agopuntura urbana, difficilmente troviamo processi che investono la città e tengono assieme l’esistente. Vediamo queste cose come questioni di piccolo cabotaggio, insignificanti rispetto ai grandi problemi. Invece dobbiamo leggere l’urgenza che viene dalle città come nuovo desiderio di democrazia, produrre la città insieme e non reclamare solamente che qualcuno faccia quel che serve. Bisogna essere protagonisti nel costruire la città che vogliamo. È anche una questione politica. Credo che la grande sfida, soprattutto da parte delle amministrazioni (che rimangono fondamentali sebbene il progetto parta dal basso) sia mettere in campo valori trasformativi delle città e non solo relegarli a piccoli interventi materiali o piccoli pezzi in cui la strada è già scritta. Il vero problema dei comuni (si discute ovunque di progetti partecipati e di rigenerazione urbana) è la maniera di accettare questo rischio e abbracciarlo per trasformare l’esistente e non usarlo solo per affrancarsi politicamente. C’è il grande bisogno di amministrazioni che comprendano questi processi e favoriscano la nascita di ecosistemi collaborativi. Deve nascere una cultura della partecipazione che non può essere a spot. Questa è la sfida. L’esempio più importante oggi come oggi lo si trova a Bologna.

A che punto è la consapevolezza generale sul bisogno di interrelazione? Cosa è uscito dall’incontro a Porto Burci?

Quando parliamo di partecipazione è vero che, spesso, la contraddizione è che i cittadini dicono “ti ho eletto e adesso fai tu” mentre la relazione si costruisce sul campo, anche sbagliando, ma credo che i cittadini possano capire quale possa essere il valore di una città costruita così. Rispetto alla serata è stato interessantissimo ritrovarsi su alcuni punti chiave che riguardano gli ingredienti per una città collaborativa. Servono spazi, luoghi costruiti per, che possono essere una piazza o un posto come Porto Burci in cui si costruiscono relazioni.

Quale potrebbe essere un modello adatto a Vicenza?

La città sta iniziando a lavorare su queste idee e servono piccoli punti di applicazione. Il pensiero su Vicenza è: quali sono i servizi o gli spazi su cui possiamo ingaggiare l’amministrazione per provare questo progetto? La domanda che viene dalla cittadinanza è: come si possono immaginare dei processi non espulsivi per riqualificare un parco? Questo comprende la collaborazione tra impresa edile, idee di un architetto e un urbanista. Per risolvere il problema serve un integrazione di interventi. Devono coinvolgere servizi sociali, residenti, assessorato alla sicurezza e ai lavori pubblici. Un lavoro integrato. Il grande tema è questo. Rigenerare un aiuola o un parchetto per bambini è gioco facile. Il tema è rigenerare quartieri , combattere il degrado cittadino, i parchi dello spaccio. Non si risolve facendo qualche festa. E una scelta politica, le amministrazioni devono chiedersi dove vogliono arrivare e che valori mettere in campo.

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