Come diceva il grande biologo Edward Wilson il vero problema dell’umanità è che “abbiamo emozioni paleolitiche, istituzioni medievali e tecnologie divine”. Pertanto è in quest’ultimo settore che proviamo a cercare le soluzioni per ogni problema che abbiamo. La nostra politica invece, che potrebbe fare la differenza, è totalmente disfunzionale. C’è da ricordare e da sottolineare che a problemi così complessi, non c’è una risposta semplice. Prendiamo la geoingegneria: da sola non è in grado di offrire una soluzione perché si occupa dei sintomi e non delle cause del riscaldamento del Globo.

La realtà però è molto semplice. E drammatica. Non stiamo facendo quasi niente. Ci lamentiamo sotto la cappa di caldo. Ci disperiamo di fronte ai campi arsi. Ci irritiamo (anche peggio) se in qualche località l’acqua non scorre copiosa ad ogni ora del giorno dai rubinetti o dalle docce. Guardiamo smarriti i fiumi scomparsi. Facciamo finta di ignorare che se anche arriveremo a breve – ?- a emissioni zero, il pianeta non smetterebbe di riscaldarsi. Da certi soloni della politica ci sentiamo dire che “anche se noi facessimo grandi sacrifici, non cambierebbe nulla se Russia, Cina e USA non facessero altrettanto. Quindi, bisogna rivedere le politiche suicide della UE”. Così recitano da alcuni partiti in perenne campagna elettorale contro l’Unione Europea. Ci consoliamo poi con la cultura della scienza. Convinti che si troverà sicuramente una cura. Ecco. Finalmente. L’ottimismo della pigrizia collettiva. Ragioniamo un po’, non buttiamoci totalmente giù. Ci sono anche innovativi progetti che prendono corpo.

Tuttavia tutti i modelli previsionali sull’andamento del clima incorporano qualche forma di rimozione attiva dell’anidride carbonica dall’atmosfera. Arriveranno, più efficienti e complesse, le macchine di “direct air capture” alimentate ad energia geotermica o solare che catturano la CO2 dall’aria e la sotterrano. Lì il gas si pietrifica.
Tutto serve. Ma nulla è sufficiente.
La stima di piantare 125 alberi per ogni abitante della terra può essere la soluzione. Occuperebbe però una quantità esagerata di terreno fertile sottraendolo all’agricoltura e sposterebbe solo il problema più in là. L’abbattimento degli alberi vecchi – che hanno in decine di anni assorbito Co2 dovrebbero poi essere sepolti per non far rilasciare durante la decomposizione naturale le stesse quantità di CO2 assorbita. Buona potrebbe essere la soluzione di bruciarli per produrre energia e intercettare le emissioni per seppellirle sotto terra. Ma anche qui non si può immaginare che la soluzione sia praticabile ovunque.

Dunque?
Dunque bisogna subito accettare la sfida di utilizzare tante soluzioni differenti ognuna buona dove è possibile applicarla. Intanto investiamo subito nella forestazione delle città urbanizzate, attorno ai centri abitati nelle aree dove non si può più coltivare, lungo le linee automobilistiche e ferroviarie. Piantiamo alberi. Nel rapporto pressappoco di cento alberi per abitante. Abbasseremmo così anche localmente la temperatura e intercetteremmo anche quote di inquinamento. E seguiamo il più velocemente possibile la transizione all’energia pulita. Ripensiamo all’uso della terra e ripiantiamo le foreste. Ma soprattutto impegnamoci a consumare meno. Molto meno. E’ il primo impegno nella lista delle cose da fare. Si può applicare subito. Immediatamente.
E costa poco. Anzi, Niente. Anzi. Ci fa pure risparmiare denaro.