Atipografia: un modello culturale internazionale ad Arzignano.

Ad Arzignano da oggi esiste un luogo che sposa la cultura materiale e quella immateriale in un matrimonio di divulgazione del sapere e di riqualificazione del territorio. Un progetto voluto fortissimamente da Elena Dal Molin, tornata a casa dopo anni milanesi, che si riappropria del suo paese e gli dona la sua passione, la sua esperienza, la sua veemente ambizione. Lode a lei, donna intelligente da capire che la cultura è il nodo gordiano dell’oggi e che senza una consapevolezza reale di cosa siamo e di che posto occupiamo in questo sgangherato presente, non possiamo avere basi per qualsivoglia futuro.

Atipografia in realtà non nasce, ma ri-nasce, dopo anni in cui Elena si è occupata comunque di mostre e ha sostenuto le arti. Più che un semplice “posto” si tratta di un modo di vedere le cose, di una finestra sul mondo. Atipografia è attiva dal 2014 come no-profit per residenze d’artista e progetti site-specific ma lo spazio necessitava di un restyling importante sotto vari aspetti. Il rinnovamento era doveroso e lo studio AMAA di Arzignano ha realizzato un lavoro a dir poco strepitoso. Ce ne ha parlato l’architetto Marcello Galiotto. “Volevamo comunicare una forte identità con una coerenza interna decisa. Il visitatore si trova da subito in un percorso che lo conduce dalla soglia alla scoperta del tesoro. Si accede allo spazio espositivo attraverso un’esperienza che deve lasciare il senso di scoperta. In Atipografia si esce dal caos urbano e si entra in un altro modo di intendere l’esplorazione. Il riferimento che ci ha guidati parte dalla cultura giapponese”.

In effetti si tratta di un viaggio emotivo. Dall’entrata in cui campeggia un bellissimo edificio liberty, fino agli spazi un tempo occupati dalla vecchia tipografia, e poi al piano superiore con annesso giardino artificiale. Atipografia è un riparo per l’anima. Il lavoro è stato pensato per ridefinire il rapporto con l’ambiente attraverso una proposta culturale concreta, operativa e concettualmente integerrima.

Ci sono due anime che convivono nel progetto: l’associazione culturale e la galleria d’arte. La prima proporrà mostre, concerti, presentazioni, performances le più varie. La seconda opererà nel mercato attraverso esposizioni e promozioni di artisti. Il risultato finale è chiaramente di forte impatto identitario e propone da subito Atipopgrafia come fondamentale soggetto culturale nazionale. Ebbene si, non locale e nemmeno regionale. “Pare quasi di non essere a Vicenza”- qualcuno commentava all’inaugurazione. Eh beh… in effetti non siamo a Vicenza. Non solamente perché siamo ad Arzignano, ma soprattutto perché l’afflato, la visione, la progettualità, sono internazionali.

Atipografia ha sede negli stessi spazi dove per lungo tempo operava una riconosciuta tipografia di Arzignano, avviata dal trisnonno di Elena Dal Molin. Lo spazio espositivo, con una grande parete in cemento e una parete di sasso lunga circa venticinque metri, ha struttura portante a colonne e soffitto a travi. «Le colonne testimoniano il passato dell’edificio – racconta Elena Dal Molin – e sono state valorizzate dall’intervento di restauro. Otto colonne si susseguono ritmicamente lungo tutto lo spazio: le prime tre sono in pietra e ricordano la prima vocazione dello spazio, una barchessa ad uso famigliare; altre due in mattoni prima traccia di ambizione e industria; infine, le ultime tre, risalenti agli anni Sessanta in cemento armato definiscono lo spazio come la tipografia del centro del paese. C’è anche l’accesso ad un sotterraneo che sarà aperto in futuro e probabilmente destinato a video installazioni. Oltre al ferro e al vetro, abbiamo utilizzato molto cemento, perché amo le potenzialità scultoree di questo materiale. Lo spazio al primo piano, un atelier lungo venti metri, è stato costruito negli spazi di quello che un tempo era il magazzino della carta, con una imponente architrave di cemento e ampie vetrate».

Ad inaugurare la nuova stagione di Atipografia – in una logica di forte continuità con la sua storia – è una mostra voluta e prodotta dall’Associazione: un intervento d’arte appositamente pensato da Arcangelo Sassolino intitolato “Il vuoto senza misura”. La mostra è accompagnata da un catalogo con testo della storica dell’arte e curatrice Ilaria Bernardi.

Ma della mostra parleremo nei prossimi giorni. Intanto il nostro plauso va ad Elena, al suo staff e allo studio AMAA per questo gioiello che è già modello culturale e d’impresa e che vi consigliamo caldamente di visitare, anzi, di vivere.

Maggio 2024

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