L’istituto “Ettore Gallo”. Divulgare e conservare i valori della resistenza vicentina. Incontro con la professoressa Alba Lazzaretto: “Gli ucraini sono i resistenti di oggi”.

L’ispirazione fondamentale della Resistenza è stata la conquista della libertà. Libertà per tutti e di tutti.
(Mariano Rumor)

Ettore Gallo, scomparso nel 2001, è stata una figura eminente della Resistenza vicentina. Chiamato alle
armi l’8 settembre del 1943, era ufficiale carrista dell’allora Regio esercito. Decise che la scelta giusta era
di combattere contro i nazisti e i fascisti per la pace e la democrazia e non esitò a svestirsi della divisa per
scegliere le file dei partigiani, in Veneto; aderì al Partito d’Azione e con il nome di battaglia “Maestro”,
divenne presto uno dei comandanti di divisioni partigiane più apprezzati e combattivi. Catturato dalle SS,
fu da queste consegnato alla banda di torturatori del fascista Mario Carità e rimase per due mesi nelle loro mani. Interrogato e ferocemente torturato, tacque e fu condannato a morte.
A lui è intitolato l’istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea della provincia di Vicenza.

Viviamo un momento angosciante e drammatico e i temi e i valori di quella che fu una delle più grandi
battaglie per la libertà, sono tornati d’attualità in maniera tragica. E con loro sono rinvenuti a galla delle
mai sopite divisioni. Delle diversità d’approccio nell’affrontare il punto fondamentale della convivenza
sociale: mantenere la pace. Abbiamo raggiunto la Professoressa Alba Lazzaretto, vice presidente
dell’istituto “Ettore Gallo”, docente all’università di Padova e membro, tra gli altri, dell’Accademia
Olimpica e della Fondazione Turati.

Professoressa, ci racconti la realtà dell’Istituto Gallo.
Nasce 20 anni fa per volontà di Giuseppe Pupillo (primo presidente con Giampietro Berti) e si occupa di
raccogliere documenti e promuovere ricerche sulla Resistenza e sulla storia contemporanea. In questi
venti anni abbiamo lavorato moltissimo nella promozione culturale sul territorio attraverso convegni,
seminari e soprattutto didattica. Vantiamo un rapporto molto stretto e ramificato dei nostri collaboratori
con il corpo docenti: vanno nelle scuole per aiutare gli studenti nella ricerca. Oltre a ciò svolgiamo
un’azione strettamente culturale rivolta al pubblico, attraverso seminari e convegni. Siamo tutti volontari.
La matrice comune è la ricerca, e la nostra funzione primaria è promuovere la diffusione e la
pubblicazione del materiale didattico; far crescere il territorio in maniera corretta con chi si occupa sia di
storia che di Resistenza in senso stretto. Inoltre approfondiamo il tema anche attraverso le arti, come il
cinema ad esempio, grazie al lavoro del nostro Denis Lotti.

I giovani sanno cos’è la Resistenza?
La scuola soffre molto. Se parliamo poi degli ultimi anni devo dire che con i docenti in dad le
complicazioni sono aumentate e la qualità ne ha ovviamente risentito. Il rischio è di avere una
generazione meno acculturata.

La Resistenza. C’erano partigiani rossi, azionisti e cattolici. E a Vicenza?
La maggioranza assoluta qui era formata da partigiani cattolici.
Certo, c’erano le bande partigiane marxiste o azioniste ma queste divisioni non erano così evidenti. Molto
spesso chi si nascondeva non sapeva nemmeno dove andava a finire. Si avevano amici che dicevano
“vieni con noi” e già bastava. Spesso si collaborava senza sindacare. C’erano delle divergenze, ovvio.
Tina Anselmi, ad esempio, faceva staffetta a Castelfranco e Bassano, zone comandate da Gino Sartor il
quale nel suo diario parla delle diversità con le formazioni garibaldine che, dice, volevano comandare.
C’era chi voleva la Resistenza e la rivoluzione sociale e ci sono stati molti fatti di sangue. I cattolici
invece erano più per una rivolta morale. Lo straniero era qui, impiccava e torturava, e quindi donne, suore
e contadini decisero di rischiare. Ringrazio il Presidente Mattarella per ricordarlo. Fare resistenza
significa rischiare. Ci sono tante forme di Resistenza. Permettere i lanci nei campi è Resistenza. Al tempo
le armi non erano sufficienti. Le donne si nascondevano fino a notte fonda e poi, in gruppo, montavano in bici con i fanali accesi in
modo da formare una lettera dell’alfabeto segnaletica per gli alleati che, dal cielo individuavano il punto su cui lasciar cadere i rifornimenti di armi. E tutto questo era fatto dalla gente; i cattolici erano la
maggioranza.

Veniamo al presente. Cosa stanno facendo gli Ucraini?
Quella degli Ucraini è Resistenza. Punto. Se vedo che uno spara su mio figlio io lo sbrano. Non
scherziamo. Non possono dirmi che devo alzare le mani e accettare che mettano un gulag a casa mia.
Quelli lo sanno fare. Lo hanno già fatto. Le lettere da Kharkov sono pubblicate e rivelatrici di una
situazione incredibile.

Come si spiega le contestazione avvenute nella recentissima commemorazione del 25 aprile?
Esiste un anti-americanismo di fondo. Per carità, non sono immacolati gli Americani, ma allora noi? E gli
antichi romani e i Belgi e i Francesi? Ok. Non siamo immacolati. Però a questo punto chi ci ha liberato?
Gli alleati! I nostri partigiani ci hanno salvato dal disonore e De Gasperi è andato a Parigi a testa alta. La
Nato certamente può essere sgradita per un sentimento radicato in Italia nell’anti capitalismo che per altro è quello che Putin ha rinfacciato agli Ucraini, ovvero di volere il capitale e il benessere. Che poi è la
stessa cosa che diceva Hitler quando asseriva che si doveva tornare alla società rurale. C’è una religione
politica intrinseca in quello che crede Putin: non può accettare di passare alla storia come colui che ha
indebolito l’ex impero. La religione politica è una fede, lì non si discute e c’è una ruggine di fondo che si
ripercuote sulle scelte atlantiste che però, grazie al cielo, furono fatte dall’Italia. Anche la Chiesa era anti
americana negli anni ‘40 e ‘50 perché vi vedeva i costumi più licenziosi e i telefoni bianchi. Ma se siamo
anti americani allora cosa siamo?

Tra comunisti e cattolici, tornando all’era partigiana, c’era anche la Resistenza targata partito d’azione.
Il partito d’azione era una parte terza ma in Italia è sempre stata una minoranza. I liberali sono sempre
stati minoritari e non finanziati. Eppure erano protagonisti della Resistenza come Giuriolo o Meneghello.
Il fatto è che esiste una parte migliore. Chi è sbarcato ad Omaha Beach è il meglio. Erano qui per la nostra
libertà. Il fascismo aveva la pena di morte. Lasciamo stare le paludi pontine per favore.

E cosa dice se deve giustificare i discorsi del presidente di ANPI?
Dico che il presidente di ANPI può dire quello che vuole perché siamo in democrazia e ce l’hanno
regalata quelli che si sono fatti ammazzare e torturare. I partigiani hanno contato in maniera pesante
nell’avanzata delle truppe alleate e senza Americani non avremmo mai vinto.
Abbiamo salvato un paese e generazioni. Smettiamola con le sciocchezze storiche.

Novembre 2024

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