C’è la presenza costante del potere proiettivo della propria intenzionalità, nella poesia di Eleonora Chiara Giusti. Le parole sgorgano in un flusso di coscienza calibrato eppur causa di un diretto sconvolgimento interiore. Non c’è qui richiamo al veggente di Rimbaud ma, per sua stessa ammissione, il poeta Giusti è “medium” ed ascolta il respiro del mondo. Una menomazione o condanna che dir si voglia, che costringe in qualche modo il poeta ad essere tale, a sentire troppo, a captare vibrazioni sconosciute ad altri. L’albatro di Baudelaire, che seppur privo degli ideali romantici e decisamente ancorato alla realtà, ancora persiste come monito e simbolo.
Abbiamo incontrato Eleonora in una delle “Serate Orwell” promosse da ViCult, presso la galleria “& Art Gallery” di Nicola Bertoldo.
Parlare di poesia oggi è impresa ardua. La si legge sempre meno, la si evita quasi come accade ormai con tutto ciò che non è facile, diretto, digeribile all’istante.
Eppure la poesia rimane una delle vie principali per orientarsi nel marasma dell’esistenza. Ed in questo, l’opera di Eleonora Chiara Giusti, è preziosa in quanto si prende la responsabilità di tentare una mappatura dei percorsi possibili dentro le trame del presente.
Una poesia che evita ogni sentimentalismo tanto ammorbante che come gramigna sta invadendo ogni antro del “pensiero” attuale.
Nel lavoro di Eleonora scopriamo la parola come forza dirompente, come correlativo oggettivo fisico, carnale a volte, sensuale e intrinsecamente legato alla natura.
C’è Heidegger, che col suo enorme peso specifico fa capolino in più occasioni tra le righe.
E, rimanendo tra le righe, c’è anche il rapporto sempiterno con le parole non scritte ma non per questo non dette.
“Quello che cerco di fare è offrire il quadro d’insieme che sia esempio di un ventaglio ampio di possibilità, di percorsi, anche di significati. E allora dentro a quel ventaglio ogni interpretazione è legittima”.
La parola come guida, come navigatore, e come bussola.
Il suo libro si chiama “Endòtatos”, superlativo di un aggettivo greco, che tradizionalmente ricorda il luogo nascosto di antichi oracoli. Dice Eleonora che ha dovuto combattere con l’editore (Corsiero) per il titolo. E anche in questo esce la sua dimensione di poeta e di donna, consapevole, decisa e credibile in quanto autentica.
Eleonora Chiara Giusti (Modena, 1989), ha studiato filosofia, in particolare fenomenologia. Nel 2018 ha vinto il Premio Murazzi di Torino, sezione Poesia inedita e menzioni di merito da cui ottiene pubblicazioni sparse. Nel 2019 a Vicenza ha vinto un Poetry Slam. Nel 2020 ha collaborato alla mostra di Federica Dal Lago con una poesia composta su ispirazione dei suoi dipinti; ha partecipato al Premio Quasimodo da cui risulta poeta selezionato per l’Antologia di poeti 2020 e ha pubblicato una selezione di quattro poesie sulla rivista letteraria «ClanDestino».