MARIO GUGGINO: UN CAMMINO TRA PITTURA E POESIA

Il libro di Mario Guggino. Un libro di emozioni. Scritte, dipinte, colorate. La rassegna di una vita di sentimenti raccontati prima a se stesso e condivisi coi propri cari poi.
Perché la vita dell’autore è un tutt’uno con le sue opere.
Al centro di tutto, l’amore per la sua Anna Maria. Una moglie “colpevole” di avergli regalato la prima tavolozza, una compagna di vita “responsabile” di avergli fatto crescere una famiglia unita, una “manager” che lo ha spinto ad osare, una “musa ispiratrice” che lo ha stimolato a scrivere, a disegnare, a dipingere, a colorare le sue emozioni.

Il libro, curato con passione e sapienza da Agata Keran, non banalmente intitolato “Un cammino tra arte e poesia”, ci racconta la storia di un uomo alla continua ricerca dei suoi sentimenti.

“E’ arrivata per prima la poesia” – racconta Mario Guggino – “ è arrivata spontanea, improvvisa, per caso. Ero ancora uno studente”. Il giovane Mario scavava i segreti del suo cuore, esplorava le sue emozioni giovanili, rifletteva sui valori etici e religiosi che facevano parte della cultura ricevuta nella sua famiglia. E poi la curiosità. “Una costante della sua vita” ti racconta chi lo conosce come insegnante e come cittadino attivo”. La curiosità che lo accompagna attraverso la poesia nella ricerca di certezze che dovevano confrontarsi con le esperienze vere, quelle della vita reale.

“Così è nata la sua poesia, compagna silenziosa della mia vita” conferma Mario.

Poi è arrivata la pittura, quando “la dolce ed amatissima moglie” divenne la sua musa ispiratrice.

“Sono stato spinto quasi più dalla voglia di fare che dall’impulso ad esprimermi”. Non aveva mai preso in mano un pennello. Non sapeva nulla di colori, non aveva scuola di mescole, né esperienza di luci ed ombre. Nonostante ciò il mondo della pittura era per Mario ricco di fascino e di mistero.
Una sorta di attrazione. La sfida comincia In una stanza piccola con la luce che filtrava a malapena. “Un giorno decisi di affrontare la tela. Chiuso a chiave, con il cuore in gola, la fronte imperlata di sudore provai questa nuova, bella ed affascinante sfida”.

Era l’anno 1973.

CASE

Il quadro, alcune case in buona prospettiva, fu promosso. Prima dalla moglie Anna Maria- e questo già per Mario bastava – poi da sua madre Margherita che e infine dal suo amico, il professore Remo Schiavo.
Questi giudizi lo incoraggiarono a continuare e da allora l’autodidatta non si è più fermato. L’entusiasmo è una caratteristica del carattere di Mario Guggino. Egli infatti partecipa a concorsi , collettive, mostre. Vicenza, Verona, Mantova, Milano, Venezia. Poi Passu in Germania. Arrivano I primi encomi, i primi premi. “In realtà tutto merito di mia moglie, musa ispiratrice, organizzatrice silenziosa” chiosa Mario convinto.
“Ora, dopo aver riempito ogni centimetro delle mie pareti di casa, posso dire senza retorica, che non posso dimenticarmi della mia penna e del mio pennello” conclude.

Le sue opere sono colpi di testa, avventure che si trasformano in forme, colori o pensieri. Nel suo cammino di artista Mario si sente interprete di sincera verità, dei sentimenti e della voglia di vivere del suo cuore messo a nudo. Ed il suo libro racconta proprio questo.

SPAZIO ERRANTE

Enrico Hullweck sostiene che “la fantasia di Guggino è scritta e descritta con un realismo verbale e lessicale indiscutibilmente tipico di chi ci descrive realtà vere”. ma arriva a dire che “potremmo capirlo solo conoscendo la complessa realtà della figura artistica di Guggino che, oltre a essere un apprezzabilissimo scrittore di poesie e anche un pittore di altissimo livello. Guggino dipinge le sue parole”. Guggino “dipinge con le sue parole, come afferma Francesca Gaianigo, “La poesia di Mario Guggino si nutre di terra e cielo, di vita e Amore”.

Per cercare di capire cosa significa per Guggino l’ispirazione dobbiamo partire dalle sue prime opere. “Fin dalle prime opere, più figurative, mi sono istintivamente accostato alla realtà in modo non proprio convenzionale. In fondo per me è sempre stato vero il detto che “un quadro non imita nulla e trova la sua ragione di esistenza solo in se stesso”. Io percepisco con l’occhio e con la mente. In molte opere le mie emozioni si sono espresse attraverso il colore più ancora che le forme.
Le strade di terra battuta della Sicilia, che mio padre Vincenzo, siciliano di origine, mi fece conoscere quando ero bambino, mi diedero la spinta per narrare soggetti, impressioni ed emozioni attraverso le cromie mediterranee ricche di colori intensi. Quel paesaggio siciliano denso di sensazioni, le terre arse dal sole, le infuocate palle di fuoco all’orizzonte, le trasparenze: tutti ricordi che nel corso della vita si sono posti in contrasto con i colori grigi del Continente. I miei quadri sono stati influenzati da queste emozioni che mi sono rimaste impresse”.

DONNA A MEZZOBUSTO

Il noto critico d’arte prof. Giuliano Menato racconta di “una personalità istintivamente creativa”. A suo giudizio “Mario Guggino opera nel campo dell’arte spinto dall irrefrenabile impulso a cercare la bellezza al di fuori dei luoghi comuni”. Mario “desidera chiarire a se stesso prima che agli altri ciò che affiora dalla sua coscienza”. Sempre Menato è convinto che “un addestrata manualità, supportata da una variegata cultura artistica, esalta la sua fervida immaginazione, portandolo a rappresentare attraverso i segni e i colori, i pensieri e le sensazioni che albergano dentro di lui”.

“La pittura di Mario Guggino si risolve tutta in luce e colore”. Così sintetizza in una recensione il prof. Remo Schiavo. “Non perché il disegno sia assente, ma perché l’autore privilegia colore e luce”.

E infatti Mario ha passato vari momenti nella sua ricerca pittorica. Da un certo punto in poi effettivamente si è come creata una rottura. Ha scoperto la luce, è stato attratto sempre più dal colore fino ad eliminare ogni traccia di figura e di oggetto. Gli oggetti sono diventati così dei semplici pretesti per esaltare l’espressione del colore, mentre i disegni si annullano nella tela.
Lo racconta la prof.ssa Grazia Boschetti. Il percorso artistico di Mario Guggino parte dai soggetti figurativi “tra i quali si segnala la tela Il ritorno di Momo del 1978, rievocazione di un’esperienza vissuta nell’infanzia, in Sicilia, terra di origine paterna”. Passa attraverso una matrice espressionista cui “fanno riferimento i ritratti dalle linee incisive e dal forte cromatismo”. Si rifà a Caravaggio “come mentore e alla sua pittura, che indaga i moti dell’anima”. Tratta i temi religiosi “in cui la drammaticità dell’evento è accentuata dalle tonalità stridenti e dai contorni spigolosi”. Nei dipinti astratti “la libertà espressiva dell’artista si accresce” mentre “il denso impasto cromatico cela preziose armonie”.

Mario Guggino nasce a Montecchio Maggiore il 22 marzo 1943 in una famiglia di insegnanti. Papà Vincenzo è siciliano mentre la madre Margherita Valerio è veneta. Dopo l’istituto tecnico “Alessandro Rossi” di Vicenza frequente all’istituto di architettura a Venezia. Questo è un momento cruciale della sua formazione che senza dubbio favorisce l’incontro fatale con l’espressione artistica. Inizialmente si esprime attraverso la poesia. Emerge più tardi il talento pittorico che prende slancio nella mente poliedrica dell’artista. L’espressione poetica e quella pittorica seguono percorsi diversi. Partecipa a numerosi concorsi letterari e artistici e aderisce a numerose mostre collettive organizzate in varie città italiane. Il suo cammino biografico e professionale è contrassegnato in modo deciso dalle esperienze di insegnamento. Il suo costante impegno civico lo ha portato ad accettare diversi incarichi istituzionali di consigliere comunale, distrettuale e parrocchiale. Risiede e opera Montecchio Maggiore.


Poesia: Mio padre (1971)

Lui,
per me ha vissuto,
a lei diede amore,
felice,
e vissi,
aggrappato quel braccio
unico forte
e
mi fece il cammino
e m’indicò il sentiero della vita,
e lottò
vincitore
i miei affanni asciugando le lacrime,
le mie,
ed il suo pane fu il mio,
io,
a lui
m’incatenano gli affetti
vita
e parole vere
regalate a un tempo felice,
unica
immagine
a ricordo di una coscienza mai persa
vissuta
tra i lacci di un incidere
profondo
di affetti.

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