Sto bene qui. Parola di Eugenio Marzotto

Alte Ceccato. Le “terre Alte” che solo settant’anni fa erano una larga fetta di terra stretta tra la ferrovia e la ss 11 Padana Superiore. Campi e campi con due sole case. Un incrocio da dove partivano le statali 246 per Recoaro e 500 per Lonigo ed il veronese fino alla ss 10 Padana inferiore. Poi un pioniere di nome Pietro Ceccato si inventa una cittadella attorno ad una nuova fabbrica e con alcuni collaboratori fa nascere una comunità arrivata fino a 7000 abitanti. 

Un “luogo non luogo” come lo amava definire il mai dimenticato amico comune Maurizio Frigo, un paese (nel paese) abitato e vissuto come nel far West da persone arrivate da tutta Italia prima, da tutto il mondo poi.

Un intreccio di sogni, di speranze e anche di delusioni.

In questa realtà che non si fa mancare niente in fatto di vie di comunicazione (nel frattempo è stato aperto un noto casello autostradale, oggi è l’inizio della Pedemontana Veneta, domani ci passerà l’alta velocità) la vita scorre a volte velocissima, a volte lenta ed annoiata.

Dentro a questa comunità è nato e vive Eugenio Marzotto. Più di mezza vita a raccontare i fatti. Di cronaca, di politica, di nera e di sport. Un ragazzo rimasto ragazzo, con la voglia di scoprire anche quello che non si vede. Ed ora, con la voglia di raccontare un intreccio anche se quel fatto non esiste. Però ….

Spesso esiste una storia dietro ad un libro e i personaggi sono inventati. 

Nel libro di Marzotto la storia non esiste, ma i personaggi girano ancora per le strade di Alte Ceccato.  

Eccome se è vero. All’autore facciamo qualche domanda, per capire i suoi perché.

Voglia di scrivere o voglia di raccontare

Avevo voglia di scrivere, prima di tutto. Sentivo da tempo la necessità di potermi esprimere con un racconto lungo, articolato. Ma per scrivere c’è bisogno di una buona storia, un canovaccio che ti convinca, una trama che ti entri in testa e ti perseguiti. Alte Ceccato è sempre stato il pretesto, non sono mai partito con l’idea di scrivere del mio paese ma poi si sono concatenate un po’ di cose. Frequentavo un bar di Alte vissuto da tanti personaggi, uomini e donne che avevano molto da raccontare, ho iniziato ad assorbire le loro storie mese dopo mese e pian piano sono diventati i protagonisti di Sto Bene Qui. La storia è completamente inventata ma quei personaggi che ho frequentato si incastravano a meraviglia ed è nato il libro. Più tardi ho capito che il libro era diventato il più bell’omaggio che potevo fare al mio paese.

Alte è un luogo assolutamente unico nel panorama vicentino, è pieno di contraddizioni, è un mondo a parte, ha una vitalità che va solo colta. E poi mi hanno sempre colpito due cose dei luoghi urbani: la periferia e le vite ai margini. Ecco Alte per la sua storia, per il suo essere luogo di immigrazione, ha queste caratteristiche che mi affascinano ancora oggi.

In quel luogo-non luogo che è Alte Ceccato si intrecciano storie di persone normali con persone particolari. Allora anche Alte è una comunità? 

Io ho 50 anni e vivo ad Alte sa sempre, ma non l’ho mai vista come una comunità, piuttosto un’agorà dove vivono e si intrecciano tante comunità che raramente si fondono. Le comunità indiane, serbe, rumene, albanesi, bangladesi, nigeriane o ghanesi hanno una vita a se stante che a volte incontra quella italiana, ma dobbiamo ricordare che negli anni ’60 con la grande immigrazione dal Sud, Alte aveva le stesse caratteristiche. Campani, siciliani o pugliesi si sono integrati veramente due o tre generazioni dopo.

Cosa spinge un giornalista, impegnato in una carriera importante ma anche difficile, a mettersi in gioco pure con un romanzo noir? 

Credo la voglia di raccontare, cosa che faccio ogni giorno per mestiere. In fondo nel libro emerge anche la mia esperienza da giornalista di cronaca nera. Ho sempre pensato che il giornalismo nasce dallo spirito di osservazione, dalla curiosità di capire le cose e leggere in profondità qualsiasi evento anche piccolo e apparentemente semplice. In realtà dietro ad ogni persona c’è sempre una storia e un luogo, bisogna solo unire i puntini.

La vita normale contempla sempre qualche momento di mistero? 

Sempre, ogni giorno. Credo che ognuno di noi mostri nelle relazioni estemporanee nemmeno il 50% di quello che è realmente. Per conoscere davvero le persone ci vuole tempo, capacità di ascolto e passione. In Croazia si dice che perchè nasca un’amicizia si deve mangiare insieme un chilo di sale. Ovvero condividere ore e ore di cene, confessioni, bevute, arrivare all’intimità con le parole e i pensieri. La genesi del mio libro è questa, ero intrigato dalle storie e dalle vite dei clienti di quel bar, con loro era nata un’amicizia, una confidenza che poi mi ha portato a scrivere una trama. E’ l’ascolto la chiave di tutto, io sono abituato a farlo per lavoro e forse mi è venuto facile per questo motivo. 

Vedere la prima copia stampata o mettere l’ultimo punto finale di un lavoro lungo e impegnativo: quale il momento più emozionante?

Senza dubbio il momento più emozionante è stato quando la mia casa editrice mi ha spedito a casa un pacco di libri omaggio freschi di stampa. Arrivare alla pubblicazione di un libro è un viaggio difficile, stancante. E’ certamente appassionante leggere nelle pagine tutto quello che avevi in testa, prendere forma ogni personaggio. Ma devo dire che quando ho finito di scrivere l’ultima stesura è stata anche una liberazione, tale è stato l’impegno di rendere leggibile e spero interessante un dedalo di personaggi e storie dentro un noir

Una cosa divertente?

La cosa più divertente è girare per Alte e vedere i miei protagonisti passarmi davanti. Il finto killer, il complice, il luogo della strage e altro ancora. E più passa il tempo, più sono convinto che Alte sia il luogo migliore per ambientare un noir. Un consiglio? Leggete e il libro e passeggiate per le vie che ho descritto, avranno una luce totalmente diversa…

Eugenio Marzotto è nato nel mese di aprile di 50 anni fa a Montecchio Maggiore. Da oltre 25 anni lavora come giornalista, prima come free lance e in seguito come redattore del Il Giornale di Vicenza. Da tre anni è caposervizio del settore Sport e oltre a dirigere le pagine sportive del quotidiano scrive per il blog We Are Lane che racconta fatti e misfatti della sua squadra del cuore. Nel dicembre del 2018 è uscito il suo primo romanzo noir Sto Bene Qui, ambientato ad Alte Ceccato, paese dove vive con la moglie Dominique e i figli Sebastiano e Jacopo

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