“L’ukulele è il mandolino del mondo” (cit. Renzo Arbore) e da qualche anno Vicenza è diventata un luogo magico per gli ukulelisti. A Vicenza, più precisamente a Caldogno, si producono le migliori corde per Ukulele del mondo, merito di Mimmo Peruffo e dei suoi collaboratori di “AQUILA corde armoniche”. Ma Mimmo è uno di quegli imprenditori che va conosciuto, un vulcano di idee, contraddizioni, riflessioni socio-politiche, slanci, dal Festival dell’Ukulele alle iniziative sociali…. Un personaggio che supera il classico “ o lo si ama o lo si odia” perché la velocità con cui pensa e si racconta destabilizza e affascina allo stesso tempo. Di certo è una delle persone più sincere che si possano incontrare, non ha remore nel presentarsi com’è, consapevole dei suoi “spigoli” e forse poco determinato a smussarli.
Imprenditore, artigiano, ricercatore, cordaio, liutaio amatoriale, esperto di strumenti antichi c’è qualcosa che preferisci o ti piace proprio avere più ruoli diversi e perché? Cosa trovi in ciascuna di queste attività?
Mi piace pensare di essere come un esploratore alla ricerca di nuove isole, su mari inesplorati perché non è detto che ciò che si cerca viene trovato in ambienti noti e sicuri. Una volta mi è esploso il macchinario addosso mentre facevo una delle mie ricerche e ho rischiato di perdere la vista.
Mi piace anche pensare di essere uno sperimentatore del fallimento, perché la maggior parte delle volte ho fallito… è che quello che si racconta sono solo i successi.
Magellano e Pigafetta li ho divorati, andare per mare è una bellissima avventura, ma poi la realtà deve essere stata ben più difficile
Perché saper suonare uno strumento è importante?
Ti apre quella che io definisco con una metafora “la settima stanza”, ossia la stanza che arriva dopo tutte le altre stanze della tua “casa”, quella stanza in cui non fai entrare quasi nessuno. È quella parte di te emotiva più profonda, quella parte che è difficile raggiungere nelle relazioni e anche con se stessi… guardarsi dentro non è così facile.
E perché è meglio suonare con strumenti di qualità?
Non confonderti con i miei post sugli strumenti. Le mie ricerche su corde e strumenti sono divulgativi e quindi devono essere cristallini, sono “costruiti” per essere il più chiari possibili. Come imprenditore ricerco la qualità, ma quando suono non sono un fanatico della qualità. Quando suono ricostruisco la bellezza del suono nella mia testa…
Hai scelto il tuo lavoro o lui ha scelto te? Se adesso dovessi ripartire cosa faresti?
Non ho nessuna intenzione di ripartire!!!
Io non ho scelto il mio lavoro, nell’83 non sapevo nulla di corde, ma qualcuno mi ha dato un sacco di cose da studiare… a Cremona ero l’ultimo della fila, ero andato li solo per comprarmi un pezzo di legno per fare il mio liuto. Io mi sono fatto una chitarra perché un negoziante mi aveva deriso dicendo che coi soldi che avevo non me la potevo permettere una chitarra: lì ho deciso che a costo di farmela coi denti me la sarei costruita. Sono andato da mio nonno, maestro di banda e falegname, a chiedergli di aiutarmi e non era un tenero. Lui mi insegnò l’incatenatura all’italiana e la notte, quando non mi vedeva, la sostituivo con l’incatenatura alla spagnola… per salvare gli equilibri familiari ho imparato due cose alla volta. Ho ancora la bottiglia di gommalacca di mio nonno, mi ispiro molto a lui.
La tua è un’azienda leader nel suo settore, ti eri posto il problema di diventare il numero 1! o è successo mentre eri occupato a inventarti nuove composizioni per le tue corde?
Non me ne frega nulla di essere il numero uno, o meglio, cerco di fare in modo che non me ne freghi nulla! Quando ottieni risultati il tuo lavoro quotidiano deve essere quello di non montarti la testa perché l’ego è pericoloso. Anche se a volte ti dà un’energia maggiore: ogni volta che uno mi ha detto che qualcosa non si poteva fare e poi invece accadeva la soddisfazione di fargliela vedere era sicuramente una questione di ego. D’altra parte sono italiano, appartengo ad un popolo che da secoli costruisce torri e cattedrali…
Qual è il tuo maggior pregio e il tuo peggior difetto professionalmente parlando?
Il mio peggior difetto è che quando ho un’idea in testa blocco tutto perché tutti in azienda devono seguirmi, sono come un uragano, pochi mi reggono quando faccio così… le idee mi arrivano anche alle 5 del mattino … spesso funziona, ma è un difetto perché gli altri soffrono a seguirmi. Se gli altri non mi seguono a volte mi fermo per aspettare… A volte riesco addirittura ad aspettare dei giorni… per fortuna uno dei miei collaboratori ha coniato questa frase: “non sappiamo come fa, ma ci riesce”, a me basta anche questo.
Ho scoperto di essere bravo anche nel commerciale, in modo particolare con gli orientali uso le loro stesse strategie e a volte restano davvero basiti. Anche la mia pubblicità è molto divergente da quella degli altri e funziona.
Divergo spesso, le mie sono state le prime corde bianche per ukulele. Mi hanno scritto dalle Hawaii per dirmi che dovevo farle nere in onore dei vulcani delle loro isole e alle corde che già esistevano e ho risposto che erano bianche come la sabbia di una spiaggia della mia Sardegna. Mi risposero che non ne avrei venduta una…
Qual è il tuo strumento preferito?
Il liuto per le cose serie, ma il banjo è lo strumento con cui mi diverto.
Lavorativamente quel è l’episodio, o l’impresa, o il prodotto di cui sei più fiero? Qual è la cosa che non esisterebbe senza Mimmo Peruffo?
Ho lavorato e lavoro molto sul mio ego, perché le persone creative ne hanno molto, e cerco di allontanarmi da pensieri come la “fierezza”. Io mi trovo più a mio agio nel pensare di essere al servizio della musica. Io sono un inventore di pigmenti “musicali” che poi metto a disposizione dei pittori “musicisti”.
Prima che arrivassi io c’erano solo due tipi di corde, due soli “pigmenti”. Come spesso accade mi dissero che non ce l’avrei mai fatta a trovare nuove soluzioni. Per me la sfida è un gioco, mi diverto a dimostrare che esiste il passaggio a Nord-Ovest. Il mio laboratorio è il mio parco giochi .
Poi arriva la soddisfazione di vedere Paul McCartney con un ukulele che monta le tue corde.
Posso dire che l’appesantimento dei bassi del liuto è una cosa che ho “riscoperto” io… usando la matematica, l’osservazione dei liuti storici, facendo rilievi sugli spessori delle corde e una ricerca di chimica storica.
Però ci sono due cose di cui sono particolarmente fiero. Quando è scoppiato il Covid mi sono messo a fare il filo per le stampanti 3d per costruire le valvole per i respiratori e poi ho prodotto del disinfettante per la protezione civile di Vicenza e Arcugnano. Non avrei fatto video e post su questa cosa, ma mi convinsero che dimostrare che qualcuno reagiva era importante per la psicologia delle persone.
Quando hai incontrato l’ukulele? Perché indubbiamente Aquila corde è conosciuta anche per le corde di liuti e chitarre, ma l’ukulele la fa un po’ da padrone, o sbaglio?
Quando siamo partiti facevamo solo corde in budello e dopo dieci anni ho scoperto che il segreto per le corde del liuto era l’appesantimento, ma ci ho messo dieci anni. Io sono perito chimico.
Quando ho visto il primo ukulele non ne sono rimasto particolarmente colpito, fu merito di Stefano Grondona, maestro di chitarra classica al conservatorio di Vicenza e mio amico, che mi disse che le mie corde potevano andare bene anche per l’ukulele e quindi mi ci sono applicato.
All’appesantimento dei bassi del liuto ci sono arrivato in modo roccambolesco, pizzicando con le dita dei fili di una scopa al fine di saggiarne il suono: ero convinto che la mia idea ce l’avessero già avuta altri… e invece no… come le corde dei miei bassi acustici sono nate dalle scarpe da ginnastica di mio figlio Francesco.
La mia creatività a volte nasce dal continuare a pensarci, altre volte mi viene in testa quando mi sono allontanato dal problema: a un certo punto la soluzione viene fuori da sola.
Alle fiere quelli di Martin, Fender e Gibson, venivano nel mio stand con curiosità a vedere quello che mi inventavo.
Parliamo del festival dell’ukulele? Quanto è difficile promuovere e organizzare iniziative culturali a Vicenza e provincia?
L’esperienza del Festival a Vicenza fu abbastanza difficile. Io sono sardo e quindi ai veneti posso risultare sempre un po’ più diretto del necessario, ma a Vicenza l’ambiente non fu certo dei più accoglienti. Forse la velocità con cui mi muovevo creava timore negli addetti ai lavori che pensavano avrei usato i pochi fondi che c’erano per la cultura. Ma noi siamo sempre stati economicamente autonomi. Ormai è passato più di un decennio, inutile rivangare, e in ogni caso il festival fu molto apprezzato dal pubblico. Ben diverso quando l’ho fatto a Caldogno, lì il Festival andò proprio bene.
Devo dire che adesso metto anche un po’ in discussione l’idea del Festival. Sono andato un po’ in crisi, spendere 30000 euro per far divertire forse non è importante quanto usarli per aiutare le persone che hanno problemi reali. Forse è meglio mandarne un po’ a una volontaria americana, che si chiama Liz, che segue ragazze stuprate dall’Isis che stanno in Kossovo. Vengo dal volontariato Scout, non sono un’isola e penso che ci si debba dare da fare per gli altri. Ho inventato un aggeggio, per produrre cloro, per disinfettare l’acqua usando la batteria della jeep che hanno usato molto nel Ciad: ha aiutato molto contro il colera e l’ebola. Se devo scegliere se fare un Festival o regalare biciclette all’associazione dove si impegna mia sorella che aiuta gli africani ad integrarsi realmente faccio presto a scegliere. Devo fare molti soldi per fare molte iniziative. Non possiamo accogliere le persone senza insegnargli come stare al mondo qui da noi.
Perché il flauto a scuola? Secondo te, perché a scuola insegnano il flauto? Che senso ha? Anche didatticamente intendo? Se avesse senso l’Italia sarebbe piena di gente che suona il sax o il clarinetto…
Perché è fallico! (ride!) il flauto ti fa capire quanto brutta è la musica (ridiamo ancora!) . Perché vuoi farmi distruggere il flauto? No dai sto scherzando io non sarei per flauto o ukulele. L’ukulele è una cosa recente in Italia , all’estero pensano che lo suoniamo tanto per merito di Aquila corde e forse è vero. Il flauto ha sempre avuto il gran vantaggio dell’essere molto economico, ma l’ukulele è più “fresco”: sarebbe arrivato il momento di farlo entrare nella scuola. I due strumenti devono collaborare
Qual è la tua prossima impresa?
Costruirmi due case container a nord di Caldogno, una per me e una per la mia compagna, e mettermi a suonare il banjo sulla veranda