La storia ormai è su tutti i giornali e i media. E finalmente. Perché per troppo tempo era sceso il silenzio su un fatto di enorme gravità. Questi i fatti, come ce li ha raccontati la diretta interessata, Silvia Giraldi. “Io e mio marito Massimo nel 2018 abbiamo iniziato le procedure di adozione internazionale con Haiti. Nel settembre 2023 siamo stati “abbinati” a nostro figlio Christian nato il 25.10.2019. Poiché la Farnesina non consente alle coppie italiane di recarsi ad Haiti visto il clima politico, da settembre vediamo nostro figlio in videochiamata circa una volta la settimana. Tra fine dicembre 2023 e gennaio 2024 abbiamo avuto dal Tribunale competente la sentenza di adozione. Secondo la procedura haitiana, dopo la legalizzazione dei vari documenti, avremmo fatto richiesta all’Ufficio immigrazione di Haiti del passaporto per il bambino, cui sarebbe seguito il visto dell’Ambasciata italiana a Santo Domingo, che ha la competenza territoriale. Purtroppo la guerra tra le bande ha fatto precipitare Haiti in un clima di violenza assoluta. E’ stato chiuso l’aeroporto e tutti gli uffici ministeriali ad oggi sono chiusi. Trovandoci nell’impossibilità di chiedere il passaporto, tramite gli enti che ci stanno assistendo, agli inizi di maggio abbiamo chiesto che ci venisse rilasciato un “EU laissez-passeur” o visto Schengen per far partire i bambini una volta riaperto l’aeroporto principale di PAP. Mentre tra fine aprile USA, Canada e Germania evacuavano i bambini adottivi anche con voli diplomatici, il nostro Ambasciatore prendeva tempo non firmando nulla. Grazie all’intervento di Alessandra Moretti abbiamo saputo che l’ambasciatore ha firmato i lasciapassare ma con obbligo di transito dei bambini a Santo Domingo”.
Questa la storia aggiornata ad una settimana fa. Il fatto è che la vicenda già di per sé drammatica e “gestita” in maniera discutibile, si è poi tinta di trame kafkiane. Innanzitutto, sebbene l’aeroporto di Port-au-Prince abbia riaperto i voli il 20 maggio con varie destinazioni europee, ad oggi non ci sono voli per Santo Domingo, quindi l’obbligo di transito diventa inutile se non posso andare a prendere mio figlio. Poi la mazzata più grande che arriva dal nostro Governo, che comunica quanto qui sotto riportato:
In sostanza, lo Stato italiano, che dovrebbe tutelare i propri cittadini, scrive che è meglio che i nostri figli stiano ad Haiti piuttosto che portarli al sicuro in Italia. Stiamo parlando di 5 bambini figli di coppie che abitano tra Padova, Verona e Milano, oltre che Vicenza, che ora vivono in orfanotrofi nella capitale dove sentono gli spari ogni giorno e non sanno cosa gli succederà. Mentre un volo di Stato dagli USA a Ciampino per un ergastolano si può fare, con Chico Forti che colleziona selfie con le più alte cariche dello stato, Presidente del Consiglio in primis.
La senatrice Daniela Sbrollini (IV) è intervenuta dichiarando: “Presenterò una interrogazione parlamentare sulla drammatica situazione dei bambini italiani bloccati ad Haiti dopo l’adozione. Il governo non lasci inascoltato l’appello delle famiglie”. La speranza ora è che la Farnesina si attivi e che la faccenda venga affrontata in maniera tale da portare a casa i bambini e porre fine ad una vicenda umana e diplomatica molto grave e dolorosa.
Allo stato attuale, i visti sono arrivati alla coppia domenica sera via mail. Il problema è che per organizzare un piano di evacuazione serve che il referente a Port-au-Prince abbia gli originali di questi lasciapassare e il Console non glieli può dare perché l’Ambasciatore in Santo Domingo ha detto che questi documenti possono essere rilasciati solo se il Console effettua materialmente l’identificazione dei minori. Quindi per la lettera del ministero non si possono trasportare i bambini fino all’aeroporto per andare dalle rispettive famiglie, però si possono trasferire fino al centro di Port-au-Prince in mezzo alla guerra al consolato affinché il Console faccia l’appello. E a dirla tutta tra Santo Domingo e Haiti ci sono 40 minuti di elicottero e se l’ambiasciata si mettesse davvero in moto potrebbe andare a prendere i bambini ed effettuare l’appello sul posto. A dieci giorni dalle elezioni magari qualcuno lo capirà…