Primi di ottobre, una donna anziana entra in negozio. Sono le 10. Passa di qui spessissimo e sempre a quest’ora. Da quando ha iniziato ad assumere le gocce di olio CBD la sua vita è cambiata in meglio. Le prende per dormire, ma l’effetto rilassante l’ha investita più in generale, tanto che pian piano ha eliminato altri farmaci per sposare fino in fondo la cannabis light. Ma questa mattina la signora non sorride come al solito, perché questa mattina la sua visita in negozio non è per comprare ma per saperne di più di quanto sta accadendo. Con il decreto del 7 agosto 2023 del Ministero della Salute, le composizioni per uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di Cannabis sono considerate medicinali. In virtù di questa novità, a partire dal 20 settembre scorso, i prodotti a base di CBD per uso orale possono essere venduti solo in farmacia e con apposita prescrizione medica. Di fatto, la signora si trova quindi spiazzata. Dice “adesso cosa faccio? Devo chiedere al medico la marijuana quella vera?”. C’è grande confusione ed enorme, davvero enorme, disinformazione. Proviamo a fare chiarezza.
Si chiama Luca Marola, ed è stato il primo a dare un nome commerciale (cannabis light) per le infiorescenze essiccate di piante con quantità estremamente basse di THC (il tetraidrocannabinolo, responsabile dell’effetto psicoattivo) e ricche di CBD (il cannabidiolo, dall’effetto rilassante simile alla camomilla). Luca è diventato un esempio non solo commerciale ma soprattutto legale perché è finito sotto processo per detenzione e spaccio di stupefacenti, pur avendo commercializzato prodotti con una percentuale di THC compresa nei limiti previsti dalla l. 242/2016. Il problema è che dopo la legge del 2016 che schiudeva le porte al settore, ancora oggi c’è incertezza normativa. Nessuno si è occupato di chiarire le questioni lasciate aperte dal testo, in particolare quella del fiore. E quindi può succedere che un pm opini che, a suo giudizio, il fiore di canapa è droga. Ma la cannabis light non è droga e, oltre ad essere un prodotto con infinite applicazioni benefiche, è motore di un settore che offre lavoro a più di 13 mila persone. Perché allora tanto allarme e preoccupazione?
Massimo Ferronato ha un suo negozio in Viale del Sole a Vicenza. Si chiama “Cannabis Life” e lavora molto e bene da diversi anni. “Il nostro è un settore serissimo – ci dice – e non possiamo minimamente sgarrare. Abbiamo moltissima domanda e clienti soddisfatti ma siamo davvero stanchi di vivere in perenne ansia per questo accerchiamento nei nostri confronti”. Quando andiamo a trovare Massimo, sono i giorni più caldi che seguono il decreto del 7 agosto di cui sopra. Giorni in cui la Guardia di Finanza entra nei negozi di cannabis light e sequestra oggetti, multa i gestori, e tutto questo perché il CBD è divenuto illegale. Le agenzie battono notizie in cui si dipinge il “mostro” venditore di CBD come fosse uno spacciatore a tutti gli effetti. “Ma nessuno sta pensando alle persone che fanno uso di CBD per curarsi? – continua Massimo – Nessuno si rende conto che le stanno mettendo in difficoltà? Io ho già una serie di clienti in stand by per l’olio. Cosa gli dico?”
L’olio CBD viene usato comunemente per curare dolore infiammatorio o reumatico o legato al cancro. Per i disturbi d’ansia, da stress post-traumatico, persino per il morbo di Parkinson. Moltissimi lo usano per il sonno. In generale, la marijuana light anche fumata ha forti proprietà rilassanti ed analgesiche e senza gli effetti collaterali del THC (effetto sballante, fame chimica e perdita di memoria). Riuscire a scorgere in tutto questo un problema o una droga è un mistero spiegabile solo con l’attitudine proibizionista e di retroguardia che persiste nel nostro paese. Sarebbe un po’ come combattere l’alcolismo vietando la birra analcolica.
Tutto questo mentre la marijuana viene sempre di più legalizzata in giro per il mondo. Parliamo della cannabis quella vera, non di quella light. In Uruguay, Canada, Australia, Cile, Jamaica, Lussemburgo, Malta, Olanda e Spagna è legale anche a scopo ricreativo e così lo è anche in ben 19 stati degli Stati Uniti d’America. Tra i paesi ad aver legalizzato l’uso terapeutico della cannabis vi sono Albania, Australia, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Germania, Grecia, Israele, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Perù, Polonia, Svizzera, Regno Unito. E da noi? In Italia la Cassazione ha stabilito che non costituisce reato la coltivazione se questa è “di minime dimensioni e svolta in forma domestica, attraverso pratiche rudimentali e su un numero scarso di piante”. È invece permessa la vendita di Cannabis Light, con soglia massima di principio stupefacente (THC) fissata tra lo 0,2% e lo 0,5%. Questo almeno fino al 7 agosto del 2023. Ma ora le cose sono cambiate di nuovo.
È notizia di pochi giorni fa che il TAR del Lazio ha bloccato il decreto ministeriale che inseriva gli estratti di cannabidiolo (CBD) nella lista dei farmaci del Testo Unico sugli stupefacenti rendendo, di fatto, illegale produzione, vendita e consumo di olio con CBD fuori dal circuito farmaceutico. Si ferma in questo modo quella che, a tutti gli effetti, era stata un’azione proibizionista nel voler, contro ogni evidenza scientifica e contro la giurisprudenza comunitaria, inserire il CBD tra i medicinali stupefacenti. Ma ovviamente non si può cantar vittoria. Mentre anche la Germania si sta aprendo sempre di più al dibattito sulla legalizzazione della marijuana, qui si tira un respiro di sollievo solo perché si può ancora vendere quella light. C’è poco da festeggiare. Il lavoro di informazione, di divulgazione, di pacato e chiaro confronto sul tema, è ancora lunghissimo. E intanto, come ci spiega Massimo Ferronato, “in questi due mesi per molte aziende ci sono stati danni economici non indifferenti, si pensi solo a tutto il materiale già pronto e confezionato, etichette, scatolette, blister eccetera… Tutto gettato via, con impatto pure ambientale se pur minimo, tutto da rifare, e spese di migliaia di euro per poterlo vendere come cosmetico visto che si sono dovute rifare le formulazioni e le analisi per farlo rientrare nei giusti parametri”. Già, perché se è vero che oggi non si possono più subire sequestri di nessun tipo, l’olio al CBD ora lo si può vendere, con le dovute dichiarazioni da parte del fornitore, solo in forma cosmetica.
Nella sola Vicenza ci sono 5 negozi di settore e tutti concordano sul fatto che si debba stare all’erta e preoccuparsi di spiegare bene le cose come stanno. Intanto Massimo sorride e commenta “io vendo natura, salute, benessere senza il minimo di rischio”. Ed ha ragione. Nelle nostre case la gente è piena di farmaci con mille controindicazioni, che ti curano ma ti creano anche dipendenza. La marijuana light, invece, è del tutto innocua per il nostro organismo: non altera in alcun modo le percezioni cognitive o motorie e anzi, è un meraviglioso toccasana per corpo e mente.