Massimo Sartori, il top allenatore vicentino: “vi spiego com’era Sinner a 12 anni”.

Da oltre vent’anni allena Andreas Seppi, dal 2020 segue Marco Cecchinato, ha insegnato e progettato tennis prima a Caldaro, poi a Bordighera, fino a che è tornato a casa, a Vicenza, per occuparsi di scovare e far crescere tennisti giovanissimi e rilanciare il tennis veneto. Massimo Sartori è uno dei tecnici più esperti e preparati, in Italia e non soltanto. Quando si trasferì a Bordighera, dopo i molti anni passati a Caldaro, lo fece per lavorare come allenatore e per seguire la crescita di nuovi talenti nel team di Riccardo Piatti, che era stato il coach di un tale Novak Đoković. Tra gli assi che scopre nel periodo in Liguria figura il dodicenne Jannik Sinner, presentatogli l’8 novembre 2013 da un ex allievo. Jannik oggi è senza dubbio il tennista italiano più importante e noto al mondo, reduce da una bellissima semifinale a Wimbledon e pronto a diventare stabilmente uno dei top 5 del circuito nei prossimi anni. Abbiamo quindi incontrato Sartori per parlare di questo e di molto altro.

Com’è la situazione del tennis veneto e vicentino in particolare?

Io sono rientrato da 3 anni a Vicenza e abbiamo cercato di guardarci attorno un po’ in tutto il Veneto. In questo momento la regione è molto viva e reattiva dal punto di vista tennistico. I risultati dei vari Sonego, Berrettini e Sinner hanno giovato tantissimo e favorito la passione e la partecipazione delle nuove leve. Oggi possiamo finalmente permetterci di fare cose più strutturate con un obiettivo finale. Noi lavoriamo molto più coi giovani e coi giovanissimi e ci siamo posti come obbiettivo di scoprire e lanciare un campione veneto. Abbiamo aperto il mercato. Il risultato più eclatante è senz’altro quello di Greta Greco Lucchina, che ha giocato gli under 18 a Wimbledon arrivando fino al terzo turno ed è stata la prima volta di una ragazzina vicentina che ottiene un tale risultato giocando la qualificazione juniores.

Greta Greco Lucchina a Wimbledon

Cosa vuol dire fare il tuo lavoro?

Noi cerchiamo ragazzini forti e abbiamo la visione di tantissimi campioncini già molto buoni e quel che ci sforziamo di fare è dare una mano ai loro allenatori. Poi se uno ha bisogno di più tempo allora può stare qui a Vicenza e proseguire la formazione con noi. L’esperienza di questi anni ci permette di capire come mettere in moto un progetto su un ragazzo che ha un certo tipo di gioco già da piccolo. E quello è un progetto che devi mettere in piedi bene seguendolo nelle annate passo dopo passo e direi che è la parte che sappiamo svolgere meglio avendo provato esperienze ad alto livello.

Quanto deve sacrificarsi ed allenarsi un ragazzo se vuole diventare un campione?

Diciamo che già a 12 anni ti cambia la vita. Devi dedicarti totalmente al tennis. Intanto perché il gareggiamento diventa importante e in più perché le scelte decisive le fai dai 10 ai 14. Scelte tecniche e di conseguenza tattiche che logicamente comportano anche una costruzione fisica. La parte tecnica poi è fondamento del tutto perché se hai una tecnica sola io non posso darti altre tattiche. Parlando del quotidiano vuol dire che un ragazzo di 13 anni deve allenarsi almeno 6 ore al giorno. Sempre. Anche durante i tornei. Nella formazione e nel grande allenamento lo spirito è quello.

Andreas Seppi

Cos’è mancato a Seppi per entrare nei top del mondo pur essendo comunque arrivato 18esimo?

Il progetto Seppi è nato come “primi cento” quando lui aveva 11 anni. Ma non era il 2023 con l’entusiasmo che c’è adesso nel mondo tennistico italiano. Erano i primi anni duemila e il paese aveva pochi giocatori che potessero essere punti di riferimento davanti. Per noi arrivare nei primi cento era già un grandissimo traguardo. Strada facendo però si è visto come lui fosse molto più forte e sarebbe potuto arrivare anche tra i primi dieci se noi avessimo impostato il lavoro diversamente fin da subito. Ma per avere un top 10 lo devi allenare ed impostare da tale fin dal primo giorno. Io oggi ho un bambino con enormi capacità e lui però deve fare per forza quello che fa Sinner, anche se ha dieci anni in meno, perché se vuoi il top devi metterti in testa che la strada da seguire è una e una sola per tutti. Con Seppi noi non avevamo il riferimento che oggi abbiamo guardando a Sinner e ci siamo quindi dovuti inventare un sistema.

Com’era Sinner a 12 anni?

L’ho conosciuto che era tra la seconda e la terza media. Aveva i capelli lunghi rossi, era magro e alto quasi già come ora e giocava benissimo di rovescio ma meno bene di dritto, però aveva una capacità armonica di muoversi che lasciava ammirati. Quando l’ho visto mi son fatto due ragionamenti e mi son detto: “dobbiamo trovare un sistema per lavorarci”. Era novembre, e il 26 dicembre l’ho fatto giocare con Seppi e lì ho capito che era potenzialmente un campione, e a Febbraio sono andato a parlare ai genitori insieme al suo manager e dopo due ore mi hanno detto “va bene, ci hai convinti, se Jannik vuole venire a Bordighera con te per noi va bene”. In sostanza io ero il garante dell’operazione, insieme a Seppi ed è stato bellissimo vederlo crescere fino a che poi è andato per la sua strada

Quanto gli manca ora e come hai visto la sua partita contro Đoković?

Lo Jannick dei primi tre mesi del 2023, ha fatto vedere tutta la sua qualità altissima e credo questa sia la sua miglior stagione da quando è professionista. A Wimbledon ha avuto un tabellone che non l’ha impegnato tanto ed in uno slam questo significa moltissimo. Serve molto meglio, fa qualche smorzata in più e pure qualche discesa a rete. Dobbiamo aspettarci faccia il botto. Per Sinner era la prima semifinale in uno slam e mentalmente lo paghi. Nole poi ha fatto di tutto per farlo giocare male, anche perché lo conosce bene. Per Jannik era fondamentale come esperienza. Non mi stupirei se agli Us Open facesse qualcosa di grosso. Oggi Alcaraz è sopra Jannick ma sono certo che il futuro appartiene a loro due.

Chi è per il tennista più forte di tutti i tempi e chi invece quello per cui hai un debole speciale?

Il più forte di sempre per me è Đoković perché quando è al 100% può battere sia Federer che Nadal. Questi due però sono quelli che mi hanno assolutamente appassionato di più, anche perché li ho conosciuti davvero bene. Parliamo di persone così grandi ma così semplici che ti mettono sempre a tuo agio e credimi che qualcun altro non lo fa. Da loro ho imparato tantissimo

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