Antonio (Toni) Gallucci è molto noto nel vicentino e non solo. Sassofonista talentuoso, carattere aperto per natura alle relazioni e le collaborazioni. Un jazzista nello spirito, nella voglia di meticciato e di ricerca. Attivo sia come leader di suoi progetti che come sideman, collabora da circa 10 anni con la band vicentina Vertical e ha suonato con artisti del calibro di (tra gli altri) Kurt Rosenwinkel, Franco D’Andrea, Stefano Battaglia, Don Friedman, Kenny Werner.
Ma il motivo per cui lo chiamiamo è sapere da lui quali notizie gli arrivano dall’Ucraina. Perché sebbene si sia inondati 24 ore al giorno di informazioni su questa guerra, avere l’opportunità di una visione di prima mano da uno che ha mezzo cuore a Kiev è un’altra cosa.
Come nasce il tuo rapporto con l’Ucraina?
Inizia tutto con gli europei di calcio nel 2012 (organizzati congiuntamente da Polonia e Ucraina NdR). Andai come media operation volunteer, lavoravo al servizio dei giornalisti o come traduttore, ma in sostanza si faceva tutto quello che si poteva fare, si dava una mano. La sera però andavo a suonare perché il mio obiettivo vero era conoscere la realtà musicale locale. Arrivarci da qui come musicista che ci va in tour era difficile, ma con la scusa dell’europeo tutto cambiava. Da volontario, secondo programma, mi veniva dato il vitto, mentre per l’alloggio era organizzata una soluzione in loco da ragazzi e ragazze ucraine. Sono così stato ospite di un ragazzo che poi è diventato un mio grandissimo amico. Vivevo a Kiev centro e facevo servizio allo stadio Olimpico. Quando ha giocato l’Italia (con l’Inghilterra fino ai rigori) ero in campo dietro a Buffon e saltavo come un matto e dovevano trattenermi. Erano giorni bellissimi.
Mi son portato a casa un sacco di contatti fantastici, anche affettivi. Ho ospitato a Vicenza Andrij che è stato il mio ospite a Kiev, e negli anni ci sono poi tornato almeno altre 6 o 8 volte. In Ucraina avevo anche la morosa, era di Leopoli. Conosco bene pure Odessa. Ho iniziato a suonare in festival, e molto in locali assieme ai musicisti del posto. Sono stato praticamente adottato da un club cubano a Kiev, e mi esibivo spesso lì. Ci sono dei jazzisti pazzeschi formati con insegnanti americani nelle scuole di musica. In Ucraina la musica ha un’importanza elevatissima nella formazione della persona. Vi è uno studio approfondito della teoria e della pratica musicale per tutti. Il livello medio è molto alto e di conseguenza anche quello culturale.
Si può dire sia il tuo secondo paese?
Assolutamente si, e non puoi capire lo strazio con qui sto vivendo. Lo stanno distruggendo.
Dal 2012 fino a prima dell’invasione del 24 Febbraio come l’hai vista cambiare l’Ucraina?
L’ho vista ferita nel 2014 dopo piazza Maidan, molto ferita. Ma sempre orgogliosa, prontissima a rimettersi in piedi e a costruire democrazia e futuro. La guerra nel Donbass rimaneva un dolore costante ma gli ucraini non cedono mai. Kiev è, o dovrei dire era, una città meravigliosa sempre piena di vita, con locali bellissimi, tanta musica dal vivo, un’anima da grande capitale europea.
Che contatti hai adesso?
In questi giorni sento Andrij e almeno un’altra decina di persone con cui ho avuto i rapporti più stretti. La maggior parte è, od era, a Kiev poi ad Odessa e a Leopoli. Chi era a Kiev comunque se n’è andato. I racconti sono terribili. Le condizioni con cui sono stati costretti a fuggire sono angoscianti. Messa la vita letteralmente in due zaini e il trasportino per il gatto. Scappati di notte in mezzo ai cadaveri dei civili e ad animali selvatici che si cibano dei cadaveri lungo le strade. La maggior parte adesso sono fermi al confine con la Polonia. Il loro obiettivo è passare in Polonia e poi venire in Europa. Qualcuno verrà sino in Italia e sanno che quello che posso lo farò.
Che sentimento prevale in loro?
Sostanzialmente sono sotto shock ma nessuno è davvero sorpreso da Putin perché lo conoscevano ed è da 8 anni che si combatte. Se non lo fermiamo, non ha intenzione di fermarsi. Un fatto che i molti che qui parlano ogni giorno, devono assolutamente capire è che nessuno vuole arrendersi, la resa non è contemplata. Odessa, che è la città con i legami più forti con la Russia (mentre ad occidente è Europa vera), sta anch’essa resistendo e non accetta l’invasore. Kiev non cadrà. Non vogliono arrendersi. Mai. Lo scenario sarà da guerriglia urbana se non si ferma prima. Non c’è nessuna intenzione di tornare ad essere russi. Gli ucraini sono europei. Si sentono europei. Vogliono l’Europa. Questa è una guerra anche contro di noi, è evidente.