Sabato 13 aprile a Vicenza un pomeriggio per la SLA e la disabilità con Katia Ricciarelli

Il 13 aprile, a Palazzo Chiericati a Vicenza, avrà luogo un incontro sul tema SLA e disabilità e sarà l’occasione per presentare il libro di Dario Meneghetti “Una pinta di nuvole” (Ronzani Editore). Dario è malato di SLA dal 2013 e da due anni ormai si nutre col sondino. Ha scritto questo libro interamente col puntatore ottico e ne è uscito un inno alla vita, sotto forma di un’autobiografia che racconta le ascese e le cadute di un ragazzo che combatte per trovare il suo posto nel mondo. Dario è un ex tenore della Fenice di Venezia e questo è anche il motivo per cui sarà presente all’evento Katia Ricciarelli, da molti anni sensibile alla causa, che ha già partecipato a Vicenza ad un concerto per la SLA il 21 giugno del 2009. Il libro di Meneghetti è così l’occasione per fare dell’appuntamento del 13 aprile un momento di condivisione, di solidarietà e di incontro. Saranno presenti molte associazioni tra cui AISM e FISH che interverranno durante l’evento. L’importanza dell’incontro è quella di evidenziare le problematiche del mondo della disabilità in generale e sensibilizzare la cittadinanza e fare sempre più rete in maniera attiva. Moderano Marco Ghiotto, direttore di ViCult.net nonché rappresentante di Ronzani Editore e Bruna Graziani, curatrice dell’opera. L’autore sarà presente con un video. Parteciperà l’assessore alle politiche sociali del comune di Vicenza Matteo Tosetto. Un’occasione per porre al centro del dibattito il tema della SLA, della ricerca, del lavoro delle associazioni e di quanto c’è ancora da fare.

Ecco di seguito la recensione che ViCult dedicò al libro di Meneghetti il 21 agosto scorso.

Pochi romanzi riescono a farti ridere e piangere in questo modo. E mentre ridi ti commuovi e mentre piangi ti scappa una risata. In fondo, la vita, questa avventura senza senso ma piena di significati, è proprio come bere una pinta di nuvole, assetati di cielo. Dario Meneghetti è un uomo straordinario, nel senso di “non ordinario”. Tutto in lui è “oltre”: eccessivo, sbagliato, incauto, goffo, gargantuelico. Dario ha vissuto una Venezia che ora pian piano sta scomparendo, la Venezia dei veneziani, delle osterie e delle bettole in cui bere fino a smarrire il proprio nome, la Venezia goliarda dei Pitura Freska e dei barchini stracarichi di imbriaghi sul canal grande. Famiglia benestante ma squilibrata negli affetti e nelle scelte di vita, adolescenza inquieta tra la laguna e la campagna di Oderzo, un talento clamoroso per il canto e per reggere l’alcol. Questo libro è molto di più di un autobiografia. Qui si racconta la vertigine del vivere tutto come tuffandovisi dentro; è la famosa fetta d’anguria aggredita a morsi sputando beati i semi noncuranti degli altri. La scrittura di Meneghetti è talmente felice e brillante che ricorda il miglior Achille Campanile, solo traslato in quest’era post-post moderna. Gioca con le parole come con le emozioni, non usa nessuna scorciatoia per mostrarsi in tutta la sua nuda verità, non edulcora nulla e finisce col presentare al lettore un inno alla vita, all’ebrezza e alla dignità. Dario Meneghetti è malato di SLA, da dieci anni convive con questa bastardissima malattia e ha scritto le oltre 500 pagine del libro col puntatore ottico. Ma attenzione, la malattia non è argomento di pietismo o ricerca di consolazione. Il romanzo è un trionfo di umanità, e quando parla (a libro abbondantemente inoltrato) della sua condizione di infermo, lo fa con una tale dose di ironia che ti viene un groppo in gola da quanto lui, malato grave, riesce a comunicarti che vivere è una sciarada fantastica e che prendersi sul serio è da folli. Cinquecento e oltre pagine di musica, di amori massacranti, di famiglie da soap opera, di amici, tanti amici, di mille sbronze, di canne, di viaggi, di Venezia, di quel dialetto lagunare che è musica anch’esso. “Una pinta di nuvole” ti prende e ti porta via in un baleno. La lettura è avida, veloce, come la mente di Dario, e sei rapito da un libro che è un capolavoro vero. Perché scrivere 800 cartelle con il puntatore ottico è qualcosa di eroico, e scrivere in questo modo, con questo livello altissimo di scrittura, è quasi oltre il comprensibile. Leggete questo libro, vi metterà in pace con l’esistenza.

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