“Eichmann. Dove inizia la notte”. Con Ottavia Piccolo e Paolo Pierobon. La recensione dello spettacolo andato in scena al TCVI.

C’era grande attesa per questa serata. Attesa che, inutile sottolinearlo, è stata accresciuta emotivamente dalla catastrofe in corso in Ucraina. L’insensatezza della guerra è tornato l’argomento principe quando eravamo abituati a parlarne solo al passato. Ed è proprio il senso del male ad essere al centro dello spettacolo scritto da Stefano Massini e diretto da Mauro Avogadro. Se Putin dice di voler “denazificare” un paese, qui siamo nella fase in cui un paese viene “nazificato”. Adolf Eichmann fu il solerte organizzatore della Soluzione Finale, lo sterminio di tutti gli ebrei d’Europa. Un uomo spaventosamente normale. La “banalità del male” viene messa in scena attraverso un lungo e serrato dialogo immaginario tra il criminale nazista e la giornalista e scrittrice Hanna Arendt. Il tutto dentro ad uno spazio scenico tetro, spettrale, a metà tra un’aula di tribunale ed un carcere. Grigio e triste, di una mestizia tragica. Un tavolo da interrogatorio al centro, una sedia e una sbarra da imputato da un lato e una sedia da giudice nell’altro. Con due sintomatici attaccapanni dove sono riposte le divise da nazista da una parte e da giudea dall’altra, in una chiara esposizione plastica dell’impossibile comunicazione.

Le domande della Arendt sono le domande che ci porremmo anche noi. Anzi, sono le domande che ci stiamo ponendo proprio ora, e che faremmo all’assassino russo in questi giorni così come lei le fa al gerarca delirante sul palco. Quello che però pian piano si capisce mancare alla pièce è il guizzo, l’approfondimento psicologico, una penetrazione delle dinamiche che hanno portato alla scelta del male. Lui mostra un malcelato orgoglio nell’essere stato un buon soldato che eseguiva ordini mentre lei tenta di destarlo dalla ceca follia che lo pervade e di riportarlo alla ragione. Ovviamente non riuscendovi. Il nazista si scopre così di una banalità mostruosa ma anche la voce della coscienza non è incisiva più di molto.

Ottavia Piccolo offre un’interpretazione piuttosto tiepida, mentre Pierobon conquista la scena in maniera molto più incisiva. Lo spettacolo si conclude con Hannah che ricorda le parole di suo padre in risposta alla sua domanda, quando da bambina chiese quale fosse il punto del cielo dal quale ha inizio la notte: “Non esiste un punto preciso. Quando fa buio il cielo cambia colore tutto quanto, i tuoi occhi non possono fermarlo, non potranno mai”. Quel che rimane è quel che già si sapeva: non esistono verità e morali assolute. Scoprire perché qualcuno possa compiere certe aberrazioni si scontra sempre contro una lugubre e squallida filosofia opposta.

Aprile 2024

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