Lo ammetto, quando ho preso l’auto verso parco Fornaci, mi aspettavo di trovare al mio arrivo il solito palchetto, con l’artista quasi del tutto ignorato dai presenti, più interessati alle birre che alla musica. Ebbene, le mie aspettative sono state, almeno per metà, disilluse. Una volta sul luogo, sono stato catapultato in un ambiente davvero curato e suggestivo, nelle luci, negli allestimenti, negli stand , nella grande torre centrale dove troneggiava l’insegna del Jamorck. Un’organizzazione degna di un festival da grossi calibri.
Il protagonista in cartellone era indubbiamente Johnny Marsiglia, sebbene il tempo concesso a Mattak (che apriva la serata ) sia stato inspiegabilmente superiore. E certamente il rapper svizzero ha fatto di tutto per tenere il palco, incalzato forse dal confronto, spendendosi anche in dettagliate spiegazioni dei temi dei brani.
Ma come c’era da aspettarsi, la serata è decollata con l’arrivo di Johnny Marsiglia, rapper alla vecchia maniera, duro e puro, di tradizione, uno che se va in montagna scia, non va sullo snowboard. Ciò che ha stupito però, più delle sue barre, è stato vedere un pubblico affezionato ed eterogeneo; come quel gruppetto di 4 uomini sui trentacinque e forse oltre, abbracciati, birra in mano, che hanno cantato a squarciagola ogni singola parola impegnandosi pure in balli sfrenati. Era inevitabilmente un’esibizione per degli aficionados.
Tasto dolente i contenuti: Mattak ha trattato temi impegnati come l’intelligenza artificiale e la tecnologia in un modo vicino ad una traccia dell’esame di maturità; Johnny invece, cantando l’album nuovo che è tutto incentrato sul basket, ha reso ancora più ristretta la cerchia dei seguaci. In fin dei conti però a questi eventi non si va solo per la musica, ci si va per divertirsi fra amici e spezzare la monotonia delle serate estive, esigenza che lo staff del Jamrock ha saputo incarnare perfettamente in maniera fresca e moderna.