FRANCA PORTO E I SUOI “RACCONTI DELLA CORRIERA”

Franca Porto è una donna che ne ha viste tante. Ex segretaria della CISL veneta, in cui ha militato per molti anni, attualmente presidente della Fondazione Palazzo Festari, è quella che un tempo, con malcelato sessismo, si definiva “donna in carriera”. La battuta è di quelle da osteria all’ora di punta ma viene naturale e allora la facciamo e ci togliamo il pensiero: ora Franca è una donna in corriera.

Si perché si chiama proprio “I racconti della corriera” la raccolta che Franca ha ultimato di scrivere e che ora è un libro e pure uno spettacolo teatrale. Il libro non è ancora disponibile ma lo spettacolo debutta sabato 15 aprile a Camisano. Ma andiamo con ordine e parliamo con l’autrice. Intanto differenziamo bene il campo per non avere confusioni: corriera e autobus sono due mondi diversi, hanno due usi diversi, due popoli diversi e quando si parla di corriere spesso si parla di veri e propri viaggi, come quello che Franca affronta tra Valdagno e Vicenza.

“L’amore per la corriera nasce dall’odio per la macchina – ci dice Franca Porto – non ne potevo più . Appena ho smesso di lavorare non ho più voluto una macchina mia. Però non sono una persona statica, anzi sono molto spesso in movimento. E quindi, ho pensato, se devo andare a Roma o a Parigi come ci arrivo al treno o all’aereo? Con la corriera! Tra le altre cose ho scoperto poi che da Valdagno c’è la corriera che ti porta a Jesolo all’alba e puoi tornare a casa alle dieci di sera e sei la persona più felice del mondo. Oppure le corrierine elettriche che ti portano su sulle contrade che poi fai la discesa a piedi. Per me, che ho iniziato a camminare solo una volta in pensione, la corrierina è stata la cosa che mi ha fatto far gamba”.

“Ma il vero innamoramento è stata la tratta Valdagno-Vicenza e ritorno alle diverse ore del giorno e nei diversi giorni della settimana. Un viaggio lungo in un ambiente abbastanza confortevole anche per una donna come me che schifa lo sporco. Le corriere sono comode e pulite. Il tempo di percorrenza si è rilevato abbastanza lungo (75 minuti) però leggi, lavori e soprattutto ti si schiude un mondo. La prima impressione te la offre la diversa posizione della seduta, per cui hai un punto di vista che dalla macchina non hai, non vedi sia l’obbrobrio che la bellezza. Ma quello che mi ha conquistato sono state le persone, perché in corriera trovi un’umanità che si mostra, che si rappresenta, con pudore, con delicatezza, senza voler esaltarsi anche quando si esalta e senza sminuirsi anche quando si sminuisce. A volte hai quello che puzza o parla troppo forte o che attacca bottone, oppure vivi altri viaggi, quelli che io chiamo “della stanchezza”, che sono pieni di silenzio, a pomeriggio tardo, e si guarda fuori il paesaggio. Oppure le corriere con la tipa un po’ sopra le righe che racconta al telefono le sue vicende amorose e se le dici di abbassare le voce si arrabbia. Fino a varia umanità come persone con disagi che però in corriera non vengono ne importunate ne biasimate. Persone sole che cercano compagnia. Vecchie generazioni di tossici, furbetti che non vogliono pagare il biglietto. E poi il mondo degli immigrati, coi colori, le lingue, le storie. Anche italiani del sud. C’è l’umanità in corriera ed è come se nel tempo del viaggio si creasse una zona franca in cui è sospeso il giudizio per quanto tu sia infastidito o interessato. E poi gli studenti, che sono devastanti nella loro vitalità e sparano di quelle cazzate…. O le vecchie signore tipo quella che, nel giorno dello sciopero per il clima, ha detto “la Greta? Ma xela morta?”. O la ragazza che ha fatto diventare “El leon dea serenissima” quello della Madonna. O persone che mi fanno venire in mente la mia infanzia e i racconti della corte. E così ripenso a mia nonna e viaggio con la mente…”

Ci sono tante perle di saggezza popolare nei racconti della corriera di Franca Porto. Come quelle di Gino, i giorni seguenti all’invasione dell’Ucraina da parte di Putin, in cui il vecio Gino commentava, dal suo sedile, “la guera la xe sempre bruta, ma la pì bruta de tute la xe quea che te toca”. Amen. Eemerge chiaramente da questi racconti uno spaccato di comunità in cui non esiste mai un giudizio.

“Io amavo molto scriverli – prosegue Franca – ed ero molto gratificata dalle persone che incontravo e mi dicevano che li avevano letti su facebook, e ad un certo punto mi chiama Nicola Pegoraro (compagnia Lunaspina) e mi dice “ho letto e vorrei farne una rappresentazione teatrale” e io mi son messa a ridere però mi son detta “se è convinto lui…” a me bastava non fossero snaturalizzati”. Era ancora il periodo pre-covid. Oggi finalmente quello spettacolo può andare in scena e la prima è sabato 15 aprile a Camisano Vicentino alle 21, al Cinema Teatro Lux. “Hanno lavorato in un modo che mi è piaciuto molto anche se ovviamente le hanno rese più teatrali. E’ un lavoro di voci, di suoni, di musica. Sia chiaro che parliamo di una bagatella che nasce per divertimento ma che se qualcuno ci presta attenzione potrebbe risultare anche utile”. Le prossime date saranno a Lonigo il 19 maggio e a Valdagno il 26 maggio.

“Nella mia vita da sindacalista ho sempre pensato che le persone vanno ascoltate e non solo guardate e in corriera questa cosa mi è venuta naturale. L’umanità merita un’apertura di credito e io glielo apro ogni volta che posso”.

Aprile 2024

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