L.R. VICENZA – ANATOMIA DI UNA STAGIONE SPORTIVA FALLIMENTARE

La nottata, come si suol dire, è passata. Anzi. Ne sono passate ben più di una, ma il tifoso biancorosso vive i propri colori in maniera viscerale pertanto la delusione è ancora viva, morde, arreca quello sconforto che purtroppo dovrebbe essere un’anomalia, poi diventata fin troppo normale negli ultimi 20 anni. Dalla stagione 2000-2001, inizio secolo e inizio millennio, infatti, la squadra della nostra città non partecipa al campionato di Serie A. Praticamente la generazione dei nostri ragazzi, nati dagli anni ’90 in poi, non ha vissuto quelle emozioni che, per noi più avanti con gli anni, sono un bellissimo ricordo. E’ giusto partire da qui per provare a descrivere in maniera più profonda gli errori che hanno portato al catastrofico fallimento sportivo della stagione appena conclusa. Ci proverò, ad essere breve… ma sarò lungo lo stesso.

Anzitutto è doveroso sottolineare che sbagliare una stagione è purtroppo nello sport, una delle eventualità. Stagioni nate male, che finiscono peggio, se ne sono viste e se ne vedranno. Nessuno sano di mente gioca a perdere, nessuna Società programma o cerca deliberatamente una caduta simile.

Voglio provare, in queste righe, a prendere per mano questa fallimentare stagione, tentando di raccontarne il decorso, poiché solo una accurata comprensione può essere strada maestra per non buttarne via anche i costosissimi insegnamenti, che inevitabilmente ogni sconfitta porta in dote. E’ vero, nell’incipit si dovrebbe parlare solo della Stagione Sportiva 2021/2022, quella post Covid, sebbene la lunga ombra della Pandemia ne abbia in qualche modo condizionato ancora soprattutto il girone di andata con le capienze ridotte e qualche focolaio di contagi, ma si finirebbe per trascurare il probabile “istante” in cui ha inizio la spirale di errori che ha, gradualmente, determinato l’infausto esito recente. Ovvero nel finale della precedente stagione, quella 2020/2021, terminata con una salvezza che pareva solida ad inizio aprile, ma che poi risultò più sudata del necessario. Proprio il primo di aprile 2021 il Lane batte in casa il Cittadella, mettendo il mattone fondamentale per la permanenza in Serie B anche nella stagione successiva (quella appena conclusa, n.d.r.), ma si tratta anche di tre punti che a 7 partite dalla fine del campionato avvicinano i biancorossi anche alla zona playoff ricoprendo la decima posizione, la più elevata da inizio stagione. Seguono però tre sconfitte consecutive, interrotte dalla provvidenziale vittoria a Chiavari con l’Entella, altrimenti si sarebbe potuti finire addirittura invischiati nella bagarre in coda al torneo. Oltre a questo calo di rendimento, nella parte finale della stagione si percepisce, tra le righe, nelle dichiarazioni dell’allora tecnico Domenico Di Carlo (che all’epoca disponeva di un altro anno di contratto avendo sottoscritto un triennale) qualche incertezza in merito alla sua permanenza in biancorosso nella stagione successiva.

Si parla di necessità di conoscere i progetti sportivi della Società e solo dopo aver avuto le necessarie rassicurazioni, sarebbe arrivata l’eventuale conferma di una sua permanenza. Ma come? Non si trattava di un programma quinquennale? E’ cambiato qualcosa? Insomma qualche segnale era emerso e magari non per caso. La stagione sportiva, nel frattempo, ha la sua conclusione con una salvezza abbastanza tranquilla ottenuta matematicamente alla penultima di campionato e, quasi contestualmente, ogni dubbio da parte del tecnico appare solo un lontano ricordo e si parla serenamente di mercato estivo, di giocatori nel mirino e della nuova stagione che verrà. Il ritiro è fissato per il 7 di luglio, ma già a fine maggio appare assai probabile che Antonio Cinelli (sulla cui partenza e sul significato della stessa ci si è interrogati troppo poco dal momento che si trattava pure di uno dei leaders del gruppo squadra) e Jari Vandeputte potrebbero lasciare Vicenza per accasarsi altrove. A inizio luglio viene annunciato l’accordo con un nuovo elemento a completare lo staff tecnico, ma sarebbe meglio parlare di direzione sportiva vista la tipologia di incarico che andrà a ricoprire Francesco Vallone (Direttore Tecnico Scouting e Metodologia) generando un dualismo con il Direttore Sportivo Giuseppe Magalini.

Nel frattempo ha luogo il calciomercato estivo, contraddistinto da alcune fasi di operatività intensa e altre di completo e poco comprensibile immobilismo (specie nel mese di agosto). L’inizio è tuttavia assai invitante con gli arrivi di Proia e Diaw, considerati da tutti gli osservatori dei pezzi da novanta per la categoria, tanto che gli apprezzamenti non vengono lesinati. Ma, come detto, poi tutto si blocca.

Torniamo per un attimo al ritiro estivo, giusto per non perdere il filo conduttore cronologico degli eventi. Il ritiro estivo 2021 è più complesso da seguire, per tifosi, media e appassionati, rispetto ad altre stagioni per via delle stringenti normative Covid. Sarà ancora sul nostro Altopiano, anche se tale permanenza pare abbia richiesto un importante lavoro di intermediazione da parte delle istituzioni. E’ proprio il ritiro estivo, per quel poco che è trapelato e mai smentito dai diretti interessati, nonostante se ne sia parlato da parte di diverse fonti, che pare non essersi svolto nel migliore dei modi. Si vocifera di frizioni tra parte della squadra e il tecnico, di un clima difficile e di una preparazione fisica non propriamente svolta a dovere.

Le amichevoli pre-campionato, volutamente organizzate contro compagini di maggior levatura e il match di Coppa Italia con il neo promosso in A Empoli (eliminazione), mostrano un L.R. Vicenza quantomeno lontano da una condizione accettabile per affrontare l’ormai prossimo inizio del campionato. Alcuni difetti di costruzione dell’organico appaiono evidenti a molti osservatori sebbene rimanga un fondo di ottimismo, tenuto conto soprattutto che il L.R. appare indietro dal punto di vista atletico. E’ presto per dare giudizi, è solo calcio d’agosto sostengono, e sperano, i più. Preoccupa però, un po’ tutti gli osservatori, l’immobilismo sul mercato e le dichiarazioni del tecnico sul merito, spesso ambigue quasi a voler giustificare o in parte mascherare le oggettive difficoltà a chiudere su alcuni ruoli di fondamentale importanza, due su tutti: quell’uomo d’ordine davanti alla difesa e il trequartista con il quale vorrebbe iniziare il campionato il Mister. Il mercato chiude a fine agosto con l’arrivo, proprio in extremis, dell’esperto centrocampista francese Taogourdeau dal Venezia, purtroppo fermo da qualche mese poiché non più rientrante nei progetti dei lagunari. Sarà la scelta giusta? In molti sono dubbiosi, fatto sta che questo finale di mercato non entusiasma la piazza, anche per le tempistiche che fanno presupporre che il francese fosse veramente la prima scelta (sebbene il Ds Magalini dichiari l’esatto contrario). Altri dubbi riguardano le incertezze in merito alla figura del portiere titolare con la scelta del giovane Pizzignacco che appare prematura e piuttosto rischiosa, come pure quella di aver tenuto in organico l’altro estremo difensore Grandi, cui si aggiungono le altre perplessità del sottoscritto sull’età media del gruppo, ancora una volta troppo elevata, su cui ritornerò in seguito.

Il disastroso inizio di campionato conferma i molti campanelli d’allarme, sebbene sia evidente che il tempo per correggere la rotta ci sia tutto, purchè si intervenga nel modo giusto, anche in maniera drastica ove necessario. La prima decisione della Società intanto, è quella di chiudere le porte delle sedute di allenamento, le quali non verranno più riaperte fino alla fine del campionato, come se fosse colpa dei (pochi a dir la verità) tifosi che si recano al campo di allenamento ad essere una delle problematiche per le quali i risultati non arrivano. Sono ben 5 le sconfitte, nel frattempo, le sconfitte consecutive che vengono rimediate ad inizio campionato, su 5 partite. Troppo. Proprio in corrispondenza dell’ultima di queste 5 gare di inizio campionato, a Ferrara, Emanuele Padella esplode al momento della sostituzione, con una veemente reazione indirizzata al suo allenatore, placata solo in parte dai compagni di squadra in panchina. Troppo per continuare con Mister Di Carlo che viene esonerato e sul cui esonero, dal punto di vista dell’opportunità, c’è gran poco da rilevare, non altrettanto per i modi con i quali la Società realizza l’avvicendamento. Per alcuni giorni infatti, in un clima surreale, Di Carlo va in campo di allenamento con la squadra mentre il Direttore Sportivo Magalini, nei fatti quasi esautorato e la proprietà, provano a intavolare degli accordi con più di un tecnico, tra cui l’ex Cittadella Venturato.

Arriva, dopo qualche giorno Christian Brocchi, sul quale l’intera piazza pare nutrire molte perplessità anche se, per la grande maturità sportiva che la contraddistingue e comprensiva della difficile situazione, non esprime una posizione netta e sceglie di far sentire tutta la sua fiducia e vicinanza al nuovo allenatore per il gravoso compito che ora gli compete. Purtroppo anche con il nuovo tecnico le cose non cambiano, il Lane continua a balbettare e si arriva a Natale con una classifica disastrosa a dir poco. Sono appena i 7 punti e il Lane si trova in ultima posizione in classifica. Nel frattempo, a inizio novembre, la Società decide con tempistiche quantomeno discutibili, di interrompere il rapporto con il già di fatto esautorato Ds Magalini e affida il compito, all’esordiente in questo ruolo, Federico Balzaretti al quale verrà affidato il mercato di riparazione. Sotto Natale il Patron Renzo Rosso, intercettato a Bassano, rilascia una breve intervista in cui si dichiara molto soddisfatto di quanto sta vedendo fare dal nuovo Ds Balzaretti, definendo i metodi molto innovativi. Il mercato di gennaio, come sopra detto, è affidato nominalmente proprio a Balzaretti, ma molti ben informati raccontano che a valutare e selezionare i profili sia il computer, con gli algoritmi a cui si affida Francesco Vallone.

Gennaio però è anche il mese in cui ben 2 calciatori del L.R. Vicenza decidono di lasciare il calcio giocato a stagione in corsa. Qualcosa di mai visto prima. A testimonianza di tutti quei dubbi sull’avanzata età media dell’organico e condizione per la quale, molto probabilmente si vedrà giungere a fine carriera anche Meggiorini e, più in prospettiva il neo acquisto 35enne (con inspiegabile contratto pluriennale) De Maio. Detto dell’arrivo di De Maio, ai margini dell’Udinese da inizio stagione, giunge a Vicenza una nutrita pletora di innesti, in buona parte scommesse che appaiono perse in partenza. Il lungagnone mezzo rotto polacco dal nome di difficile pronuncia Teodorczyk, del quale all’inizio avevamo sperato fosse solo una questione legata alle catene da neve, che si sarebbe risolta dal 15 di aprile con la fine dell’obbligo, ma niente. Arrivano inoltre il centrocampista francese Bolì (qualcuno spieghi allo scrivente come si possa proporre un giocatore simile nella serie B italiana), l’esodato in Messico Da Cruz (che sarebbe anche dotato di buona tecnica, ma manca tutto il resto), l’eterno infortunato Lukaku (aggiungiamo a mo’ di infortunio anche quello relativo al suo inadeguato peso corporeo) e qualche discreto elemento, come i vicentini Cavion e Maggio (avesse avuto anche solo 5 anni in meno l’aggettivo discreto che ho usato sarebbe stato eresia), l’ottimo portiere Contini, il mediano Bikel (che ho molto apprezzato nelle sue doti di lettura delle linee di passaggio e quindi in interdizione a centrocampo).

E’ stato un mercato di riparazione realmente riparatorio? Probabilmente qualcosa si è aggiustato, ma quando navighi in fondo alla graduatoria non basta un mercato da 6.5/7 in pagella, servirebbe quantomeno un 8 per risalire la china. Il Lane continua a non mostrare un calcio accettabile (non un buon calcio, a quello il pubblico di Vicenza ha intelligentemente già rinunciato da tempo), ormai le aspettative si sono abbassate notevolmente tanto che, tutto sommato, l’allenatore Brocchi resta in sella nonostante raccolga risultati ancora deludenti, senza nemmeno essere messo in discussione dopo qualche brutta sconfitta. Nel frattempo, il rapporto tra la Società, la Proprietà e il pubblico continua a precipitare, sempre che mai un vero rapporto sia esistito. Nei mesi precedenti esponenti della tifoseria avevano incontrato il Presidente Stefano Rosso e parte della Dirigenza, da quali avevano ricevuto degli impegni per il quali si era giunti a concordare un sostegno incessante da parte della piazza. Sempre che questi impegni venissero poi onorati. La celebrazione dei 120 anni dalla Fondazione di ACIVI (Associazione del Calcio In Vicenza) da parte di Tito Buy e Libero Scarpa, viene celebrata in sordina dalla Società attuale e, per l’ennesima volta sono i tifosi e l’Amministrazione Comunale, attraverso varie iniziative, a dare il giusto lustro a un così importante anniversario. Questo solco, che già si è scavato tra pubblico e proprietà, trascende quando il Patron decide di far scendere in campo la squadra nella partita in casa più vicina alla ricorrenza, con una maglietta che non è rappresentativa della simbologia storica del Vicenza, nonostante la tifoseria avesse chiesto di evitare quella speciale occasione (occorre un particolare accenno su questo elemento in corsivo).

Quello che accade sugli spalti e, molto peggio poiché a bocce ferme, quello che accade fuori dallo stadio è cosa nota. Un rapporto mai decollato, mai coltivato, mai costruito su basi di reciprocità ha il suo tracollo e pone, da ora in poi, tifoseria e proprietà su un piano conflittuale sebbene vada detto e ridetto, la curva assicuri con impegno e con i fatti concreti il suo supporto alla maglia (parlare di squadra, intesa come giocatori, forse è anche troppo). Non per tutti è facilmente comprensibile quello che accade, per chi non ha mai vissuto l’esperienza di curva, di tifo organizzato, appare infatti come un pretesto da parte della tifoseria per alzare i toni e finisce, erroneamente secondo lo scrivente, per assegnare responsabilità condivise. Talvolta, con superficialità, si fa proprio così… “i ga sbajà tuti do!”, “eh ma i lo ga provocà!” et similia. Eppure ci sono tante situazioni in cui c’è una parte che sbaglia e un’altra che non sbaglia. Questa parrebbe proprio una di quelle! Per capire a fondo quello che accade occorre però disporre di tutti gli elementi ma, in particolare, comprendere il valore che assume la simbologia presso quel tipo di tifosi che vivono i propri colori con un senso di appartenenza che ne caratterizza la vita 24 ore su 24, 7 giorni su 7, 365 giorni l’anno, fino alla fine dei giorni. L’atto in sé, di procedere nella scelta di quella divisa da gioco, che per molti può anche apparire come trascurabile, rappresenta invece un atto di sfida e anche di provocazione verso chi, in questo dettaglio aveva riposto un valore particolare di tipo identitario. E chi conosce il tifo calcistico sa benissimo quanto l’identificarsi nei propri colori e nella propria simbologia storica sia prezioso. Tant’è che se qualcuno si attendeva che potesse giungere qualche messaggio distensivo da parte della Proprietà, non viene accontentato e si prosegue quasi come dei separati in casa che si ignorano e vanno avanti per il bene dei figli. In cui i figli non sono i calciatori in maglia biancorossa, bensì i colori stessi della maglia, rappresentativi della storia del calcio nella nostra città.

La stagione prosegue nelle difficoltà, con qualche punticino in più rispetto a quanto si era racimolato nel girone di andata, ma sempre troppo poco per cambiare in maniera significativa il corso del campionato. E’ pur vero che le dirette concorrenti, Cosenza, Alessandria e Crotone riescono a fare ancora peggio di noi, permettendoci di restare in corsa, sebbene con speranze oggettivamente ridotte al lumicino. Va detto, altresì, e questo vale per tutte le ultime 5 della graduatoria, che in qualsiasi altra stagione recente o meno recente, con questi bottini di punti così miseri, potevano serenamente ritenersi retrocesse anzitempo. Se qualcuno si aspettava di riuscire a raddrizzare questa stagione attraverso un miglioramento nelle prestazioni sportive, resta facilmente deluso. Di calcio se ne vede ovviamente gran poco e, soprattutto ci si accorge di aver commesso, nel mancato arrivo di un attaccante di provata qualità, l’errore più grave nel mercato di gennaio. Quando mancano appena 4 partite la classifica è veramente disperata: Alessandria 29, Vicenza 25, Cosenza* 25, Crotone 21, Pordenone 17 (Cosenza che deve recuperare una partita). Ed è proprio nella settimana che porta verso la 35 esima di campionato che il L.R. Vicenza, un po’ a sorpresa viste le tempistiche ancora una volta discutibili, decide di cambiare nuovamente la guida tecnica. Dal Catania o meglio, svincolato a stagione in corso dalla società siciliana incorsa in un fallimento, arriva un tecnico che non ci si aspettava, Francesco Baldini che la proprietà ammette di aver seguito e apprezzato durante questa stagione e di aver pensato a lui per la prossima. Ciò che non appare chiaro è se l’esonero di Brocchi sarebbe arrivato comunque o se sia stato determinato dal contestuale fallimento del Catania che, solo in questo modo, avrebbe liberato contrattualmente Mister Baldini.

L’esordio di Baldini in panchina non è baciato da un risultato positivo, anzi, lo scivolone con il Perugia è di quelli che appaiono come una condanna quasi definitiva… In settimana il Cosenza ha battuto inaspettatamente il Benevento nel recupero e l’Alessandria ha vinto a Cittadella, la classifica impietosa dice: Alessandria 32, Cosenza 28, Vicenza 25, Crotone 22, Pordenone 17. Quando tutto sembra perduto i biancorossi si rimettono in carreggiata e in corsa, vincendo a Como per 2 a 0 contro una squadra lariana che appare già in vacanza mentre vince ancora il Cosenza, in casa contro il derelitto e già retrocesso Pordenone e pareggia in casa l’Alessandria con la Reggina rimettendosi in grosse difficoltà, quando per loro il raggiungimento quantomeno dei playout appariva un obiettivo praticamente raggiunto. A due partite dal termine della stagione la corsa per i playout rivede in corsa il L.R. Vicenza che però ha davanti a sé due partite molto insidiose e per lo più entrambe con un solo risultato a disposizione, ovvero la vittoria. E arrivano altre due vittorie, tre consecutive quindi contando quella di Como. L’impresa sorride a Mister Baldini che riesce, con qualche scelta di buon senso (difesa a tre in particolare) a proporre un Lane più equilibrato, che subisce meno, sebbene non certo mostrando chissà quale calcio. Queste tre partite dimostrano però che la squadra, se messa in campo come si deve e motivata nel modo giusto, riesce a reggere l’urto, a restare in partita anche contro chi è più titolato e dotato (vedi Lecce) e con un po’ di fortuna fare punti.

Baldini è bravo anche a far fruttare i calci piazzati che, quando la posta in palio è importante e le partite risultano bloccate, possono diventare determinanti come in effetti lo diventano sul finire del torneo. Insomma la vittoria finale di Alessandria ha qualcosa di epico: il L.R. Vicenza che si è trovato per 37 partite su 38 in zona retrocessione guadagna sul filo del rasoio i playout mentre i grigi piemontesi che per l’intera stagione sono rimasti sopra la linea di galleggiamento vanno incontro al dramma della retrocessione diretta in Serie C. La doppia gara di playout con il Cosenza è una ferita ancora aperta, pertanto non mi dilungherò molto, ma rappresenta anche un esito che risponde a una giustizia sportiva per ciò che si è visto sul terreno di gioco, sia nell’intera stagione che nelle due partite contro i calabresi. Non ci si allontana molto dalla realtà se si sostiene che tutte le ultime 5 in classifica avessero meritato la retrocessione. Probabilmente ne sono ben coscienti anche a Cosenza. Il regolamento però vuole che una di queste sia salva e, per quanto visto sul campo, la meno peggio è il Cosenza che corona un’autentica impresa se si considerano le difficoltà con le quali ha affrontato un campionato probabilmente al di sopra delle proprie forze.

Se in molte altre circostanze una sconfitta sportiva, arrivata dopo una partita comunque ben giocata, per qualche torto arbitrale o per qualche sfortunato episodio, finanche dopo un campionato condotto per lo meno alla pari con le dirette concorrenti e raccogliendo i punti mediamente necessari per salvarsi, aveva prodotto in me diffuso sconforto e pure qualche pianto (Stamford Bridge ndr), stavolta la ferita è diversa. Questo rovescio sportivo rappresenta, per il sottoscritto, uno di quelli che fanno meno male poiché meritato, poiché mal che si vuole (sebbene a volermelo, questo male, non sia direttamente io), non duole. O, se non altro, duole di meno. Come succede in molte storie, fatte di cronaca degli eventi e di circostanze che tendono a ripetersi, anche questo racconto finisce ritrovando un concetto espresso all’inizio, ovvero che una caduta può far parte anche di un percorso di crescita e di successo, poiché si sappia prendere atto, con la giusta umiltà, degli errori commessi. Al fine che possano diventare esperienza e non essere ripetuti nel futuro. La Società L.R. Vicenza ha una fortuna enorme, dispone di una piazza, di un pubblico sportivo, di media e osservatori e soprattutto di una tifoseria che non vive di rancori se ci si sa rapportare con correttezza e rispetto. Quella reciprocità necessaria per costruire INSIEME. Per arrivarci c’è una sola strada, programmare a breve termine (così si sbaglia meno facilmente), investire in maniera pesante sulla squadra e sul rapporto con tutte le componenti, nessuna esclusa.

Quando, mancanti di emozioni al presente, ci rituffiamo nei nostri ricordi, ultimamente troppo spesso anche a causa di terribili lutti, riaffiorano quei successi, quelle maglie biancorosse che hanno segnato molte epoche e generazioni. I 20 anni di Serie A. La poesia di Ezio. Poi quel 9 sulla schiena di un ragazzo come noi, col sorriso diventato eternità, fino alla cima del mondo. Quelle manone senza guanti, tra i pali. Quel Presidente in panchina. Un allenatore burbero dal marcatissimo accento toscano, col cappotto fino a maggio e un altro così maniacale da trasformare quella banda di bravi ragazzi nel “Vicenza di Guidolin”! E poi la Coppa, la nostra Coppa. Fino agli ultimi anni nel calcio della serie maggiore con lo squadrone guidato da Edy Reja, quando si poteva crossare pure una lavatrice, tanto ci pensava il Toro di Sora. Tanti ricordi che ci continuano a raccontare che i successi sportivi sono parte dei nostri colori e devono tornare ad esserlo altrimenti, ogni anno che passa, ci sentiremo sempre più vecchi nel voltare lo sguardo indietro nel tempo.

Nelle prossime settimane capiremo in quale categoria disputerà il campionato la nostra squadra, perché la passione non si ferma e il tifoso biancorosso ha già il suo sguardo rivolto al futuro, con quella fiducia infinita che contraddistingue solo l’amore per i propri colori. A questo popolo vanno date le soddisfazioni che merita, riportando (cito le parole della Proprietà) il L.R. Vicenza laddove merita di stare per la sua storia, per il suo blasone e per i mille motivi che ho ripercorso in questo lungo ripercorrere la stagione. Renzo e Stefano Rosso, la folta compagine dei Soci, i Manager, i Tecnici e tutte quelle persone che rappresentano l’avventura sportiva del L.R. Vicenza, hanno una grande responsabilità e, soprattutto, hanno gli strumenti finanziari e manageriali necessari per raggiungere gli obiettivi, anche grazie agli insegnamenti derivanti dagli errori. E’ questo il momento della distensione, approfittando della dispersione delle scorie portate in dote dalle delusioni e dalle arrabbiature, per tessere i rapporti, per unire, per ripartire. INSIEME. Li voglio vedere ancora i nostri ragazzi, tra i banchi di scuola al lunedì mattina, con la maglia biancorossa. Come ho avuto la fortuna di poter fare io, senza che nessuno mi parlasse di Juve, Inter o Milan. In bocca al lupo, vecchio Lane!

Maggio 2024

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