A Vicenza cucinano soprattutto i bambini! Viaggio nel “Mondo di Bu”

A Vicenza, circa 10 anni fa, è nata un’esperienza che fonde, creatività, educazione, cultura culinaria e comunicazione, un luogo per lo più sconosciuta agli uomini, ma molto famosa fra le mamme e che ha travalicato ormai i confini della nostra provincia: “Il Mondo di Bu”. Anima, cuore e cervello di questa iniziativa è Elena Zanotto, vicentina di adozione, che dieci anni fa si è “buttata” senza paracadute in un lavoro che oggi l’ha portata anche su QVC tv come Brand Ambassador per Philips.

Il mondo di Bu è un luogo magico in cui i bambini e le loro famiglie possono riscoprire il valore affettivo, educativo e giocoso del cucinare insieme, ma oggi andiamo a parlare con chi fa si che questa “magia” diventi realtà.

D: Chi è Elena Zanotto?

Professionalmente è una “one woman band”, che ha realizzato il sogno di fare un lavoro che la rende felice e che l’ha aiutata a crescere umanamente: nella mia attività mi occupo praticamente di tutto, dai laboratori, alla spesa, dai contatti al marketing. Nella vita privata faccio parte di un trio rock con mio marito Sergio e mia figlia Anna. Lavoro molto e per fortuna ho loro che mi supportano sempre.

D:Come nasce il “Mondo di Bu”?

Forse non c’è un momento preciso, è un concatenarsi di eventi e idee che nascono prima nei pensieri e che poi all’improvviso emergono prepotenti e reali. Sicuramente non ero soddisfatta del lavoro impiegatizio che svolgevo, ma non avevo le idee chiare su cosa volessi fare. La domanda “cosa vuoi fare da grande” non aveva una risposta netta. Ricordo che dopo il liceo volevo andare a studiare marketing a Milano, ma allo stesso tempo fare il medico, avevo passato il test di medicina. La vita segue strade tortuose, e forse poco logiche, perché poi ho scelto conservazione dei beni culturali…che dire?

I sentieri che puoi percorrere sono tanti e se per la prima parte della mia vita ho vagato senza una bussola, facendo tantissimi lavori, la seconda parte del mio film ha riservato una bella sorpresa, la mia rinascita professionale con Il Mondo di Bu.

Desideravo fare qualcosa che potesse dare libertà alla mia creatività.

Allora ho cominciato con un laboratorio settimanale presso una pasticceria un po’ particolare della città. Ma non me la sentivo ancora di mollare tutto e provarci. Avevo un certo terrore dell’ignoto senza contare che anche chi dovrebbe spronarti (certi consulenti) ad aprire la partita Iva, mi dicevano di lasciar stare. Poi, per fortuna, la vita mi ha tirato un bel calcio: sono rimasta senza lavoro, sono andata in crisi e ho deciso, col pieno appoggio di mio marito, di provarci. Il primo anno è stato molto duro, ma poi le cose hanno cominciato ad ingranare molto bene.

D: una volta i bambini aiutavano nonna o mamma a far da mangiare e così imparavano, adesso vengono al Mondo di Bù, non credi sia incredibile come certi saperi trovano il modo di essere tramandati anche quando la struttura sociale cambia?

“Mettere le mani in pasta” è un sapere molto particolare e sfaccettato, è un’esperienza emozionale molto forte, che mette sul tavolo tanti elementi, dal gioco, all’accrescimento della propria autostima. Un laboratorio di cucina è un momento d’incontro con gli altri bambini, è un luogo di relazione, anche con l’adulto, dove alla fine i biscotti devono essere sfornati! Imparare a cucinare un modo per imparare a conoscere se stessi e ciò che ci circonda.

D:Il tuo è un lavoro pedagogico, educativo psicologico, creativo e/o artistico? Cosa pensi passi fra te e i bambini durante le vostre “cucinate”?

Il mio è un lavoro di relazione, dove l’empatia è la protagonista, io non cucino, io “indirizzo” i miei piccoli cuochi, verso il raggiungimento dell’obiettivo, con dolcezza e sorrisi, anche dietro la mascherina. Si tratta di una relazione intensa in entrambe le direzioni: quando (raramente) sono in ferie ne sento la mancanza. Per fortuna ho la mia famiglia. Cosa passa? Sicuramente non passano solo le competenze “culinarie”!

D:Cosa hai scoperto insegnando a cucinare ai bambini?

Ho imparato che insegnare a cucinare ai bambini è soprattutto una questione mentale e spirituale. Il laboratorio di cucina nasce prima nel cuore, poi passa nella testa ed infine arriva alla mani dei bambini. Non è solo fare biscotti. Ho imparato che se io non funziono, neanche il laboratorio funziona. I bambini vengono nel mio laboratorio a divertirsi imparando qualcosa che amano fare. La relazione coi bambini è fondamentale, non è quella di un “mini club”, desidero farli sentire protagonisti di una fantastica avventura; proponendo loro le responsabilità che sono in grado di gestire.

D:Secondo te qual’è il tuo punto di forza?

Amo tantissimo quello che faccio!!!

D: la tua esperienza televisiva come è stata? com’è rapportarsi agli sponsor o al mezzo televisivo partendo da un corso di cucina per bambini? Ma soprattutto è più facile un corso di cucina per bambini o interagire col mondo “commerciale”?

Vado in televisione da tre anni e il primo anno ho sofferto molto perché non lo volevo fare. Non è che io sia sempre andata così d’accordo con la mia immagine e mettersi sotto i riflettori non era esattamente la mia aspirazione, ma ho imparato. Come si fa? Sbagliando, ascoltando i suggerimenti e affidandosi alla sensazione che tutto andrà bene. Altra questione i social. In un primo momento ho avuto più difficoltà a “sopportare” gli haters sui social: quando ho fatto la pizza c’è stata una sollevazione popolare da parte di una “frangia “ integralista, ma il video è schizzato alle stelle come visualizzazioni quindi un po’ di fastidio c’è nella sovraesposizione, ma va bene così.

D:I bambini cosa ti chiedono nella tua attività, o forse cosa trovano?

Penso che vogliano trovare un’enorme cucina dove potersi mettere alla prova, fare tutto ciò che sognano e che talvolta a casa, per mancanza di tempo non possono fare. Sognare di essere una chef o un grande pasticcere diventa realtà ne Il Mondo di Bu.

Credo che i bambini vogliano trovare anche una relazione col gruppo dei coetanei adeguata e un luogo in cui ci si può lasciare andare un po’ di più, ma non troppo… sono bambini educati e competenti che non si lascerebbero andare in un luogo che loro considererebbero troppo “caotico”. Il Mondo di Bu è un luogo accogliente, divertente, ma dove ci sono delle regole, come in tutte le case. Cerco di creare il contesto ideale per il tipo di bambini che frequentano i miei laboratori… è un lavoro di equilibrio.

D:I genitori come si rivolgono a te ? Cosa ti chiedono e cosa si aspettano dall’attività dei figli?

Sono molto fortunata perché i genitori che bussano alla mia porta mi danno fiducia e si lasciano guidare nelle scelte. E’ molto difficile fare i genitori, soprattutto quando si hanno anche tante responsabilità lavorative e i miei laboratori sono un modo per regalare e regalarsi un momento in cui si mettono a tacere anche i sensi di colpa.

D: come hai vissuto il lock down?

Ho fatto laboratori online, sono anche piaciuti… ma io preferisco di sicuro fare le cose in presenza. La relazione coi bambini mi dà energia!

D: E fuori dal mondo di Bu come sei?

Fuori dal mondo di Bu c’è la mia famiglia, mio marito e mia figlia che giustamente richiedono impegno e attenzione, come ne merito anche io. Devo forse ancora un po’ imparare a dosare le energie e l’impegno, per fortuna ci sono loro che mi aiutano in questo.

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