Sabato 7 agosto pensavo di andare al concerto di una cover Band delle Bangles, mitico gruppo degli anni ’80 e invece mi è andata molto meglio…
Porto Burci è un centro Arci che da qualche anno organizza serate di intrattenimento e cultura nella simpatica cornice del loro giardinetto nella zona delle Barche a Vicenza. Devo ammettere che non è stata una mia iniziativa, ho accompagnato un’entusiasta estimatrice del protagonista della serata: Christian Greco (non giovane) Direttore del Museo Egizio di Torino. La serata è stata davvero molto interessante e organizzata bene, posti su prenotazione e green pass all’ingresso. Per la prima volta ho potuto sfoggiare il mio, ed è stata una strana sensazione, non posso negarlo.
Due “ragazzi”, loro si giovani, hanno posto domande al protagonista della serata in modo a volte un po’ troppo didascalico, ma sicuramente efficace. Si è capito fin da subito che non si sarebbe parlato in aramaico antico, ma che l’interlocutore sarebbe riuscito a farsi capire da tutti. Ecco, forse la cosa migliore di Greco è che parla in modo assolutamente comprensibile, facendo ragionamenti difficili. Diciamocelo, quando riesci a capire quello che dice un luminare ti senti decisamente intelligente ed è una bella sensazione.
La prima cosa che mi colpisce, è il motivo per cui in Italia non abbiamo un Museo Nazionale. In effetti non ci avevo mai pensato al perché non abbiamo una cosa tipo il Louvre. Nel 1909 Greco ci spiega che, nell’Italia da poco unificata, nell’Italia dei campanilismi (termine intraducibile in qualsiasi altra lingua), un Museo unico sarebbe stato inaccettabile e questo ha fatto si che il nostro paese, con i suoi 4000 musei, sia diventato un museo diffuso unico al mondo… che non abbiamo ancora imparato a valorizzare aggiungo io: troppe stanze restano sconosciute al pubblico.
Il secondo concetto che trovo molto interessante è quello di Cultura Materiale. Greco ci esorta a smetterla di parlare di Bellezza e cominciare a parlare di Cultura Materiale, perché il valore non è dato solo dalla componente estetica, ma da ciò che le cose rappresentano, da ciò che ci ricordano, da ciò che significano. E poi, aggiungo io, la cultura è “materiale” quindi “tangibile” non effimera come la bellezza.
Il terzo spunto che ho trovato molto interessante è stato quando Greco, da buon archeologo, partendo dal valore “storico” degli oggetti, che in qualche modo sono ponti con le generazioni che non ci sono più, ci ha fatto riflettere sull’uomo che crea un oggetto, come fosse un dio, e quell’oggetto diventa immortale mentre l’uomo non lo è.
Queste sono le tre cose che mi hanno particolarmente colpito della serata e spero fossero le tre che Greco voleva sottolineare perché, da lì, molti sono stati gli spunti innovativi che Greco ha citato rispetto al suo lavoro e al museo: l’importanza della ricerca, la minor importanza del biglietto, l’uso del digitale, la presenza dei sociologi in museo, l’importanza della separazione della Cultura dal Turismo a livello ministeriale, l’importanza (forse eccessiva) dei tour operator sui percorsi culturali in Italia, le Buffer Zone, il paesaggio attorno alle opere, la stratificazione, la burocrazia necessaria, le domande dell’umanità che sono uguali da 5000 anni…
Bella serata in una piacevolissima cornice simil NewYorkese, meraviglioso il lavoro di Porto Burci nell’organizzare una conferenza che non avrebbe sfigurato se fatta nell’Aula Magna di una qualsiasi Università, a dir poco eccezionale la capacità espositiva e l’entusiasmo che Greco riesce a trasmettere…
…pensavo che meglio de i “predatori dell’arca perduta” non ci fosse nulla per far venire voglia di fare l’archeologo… e invece …
Una Notte Bianca da record: 100.000 persone in città, quasi 10.000 nei musei
Una Notte Bianca da record quella che per tre giorni, da venerdì 13 a domenica 15 settembre, ha animato le