Nel pomeriggio di Giovedì 20 marzo non si poteva entrare nella Sala strapiena del Consiglio Comunale di Vicenza. C’era gente seduta anche sugli scranni della giunta. Tutti i posti disponibili occupati da cittadini partecipi e sensibili al tema. Che per altro non era certo un tema accattivante. Si parlava di Salute mentale. Argomento che di solito innesca evitamenti, sarcasmi, pietismi o stigmatizzazioni. Invece hanno parlato in tanti. Voci da dentro, vicino e di lato. Forse era il titolo dato all’incontro sulla scia delle Buone Pratiche dei Comuni, che aggiungeva all’argomento Salute mentale, il sottotitolo: Facciamo assieme?
Forse il facciamo assieme ha funzionato come rottura del fronte che separa indebitamente chi convive con una sofferenza psichica più o meno diagnosticata , chi la cura e chi è solo convinto di non averci a che fare? O forse è arrivato il momento di ricordarci di nuovo-ce lo aveva già ricordato Basaglia ma poi come spesso succede, la paura della parte oscura e triste della nostra anima ha prevalso- che la sofferenza psichica è una condizione esistenziale che può riguardare tutti noi. E che oggi, in particolare, in cui gli indici di disagio psichico sono in aumento in tutte le fasce anagrafiche della popolazione, la diffusa sofferenza mentale dei singoli ci segnala che è la stessa organizzazione sociale, il contesto di vita di tutti noi ,ad essere attraversata da grandi turbolenze, ansia e instabilità. E’ il contesto in cui viviamo ad essere il paziente più bisognoso di cure e di cui ci dobbiamo occupare. Diventa urgente e necessario prendere atto di questa realtà, in tutti i luoghi della cittadinanza e della politica. Anche supportati dalle indicazioni dell’OMS che ribadisce che “il benessere di ciascuno di noi è tale in relazione al contesto in cui viviamo” dobbiamo prefiggerci un approccio globale alla salute in generale e alla salute mentale in particolare.
Dobbiamo trovare dentro una prospettiva più ampia, una strada innovativa, che si focalizzi sulla “costruzione di salute” per i singoli e la comunità stessa e non solo sul recupero della salute quando la malattia è già in atto. Per costruire benessere mentale, benessere in generale, serve una città. Una città che si ponga come centrale questo obiettivo e per farlo ragioni su se stessa. Su come, dentro questa visione, si possa organizzare e supportare la vita dei suoi cittadini, valorizzando e sostenendo le opportunità sociali, culturali, relazionali e associative in sinergia con il lavoro dei servizi sociali e sanitari territoriali, ma anche con un nuovo specifico protagonismo soprattutto culturale, educativo e partecipativo. Perché la Salute Mentale è un Bene Comune.
Luisa Consolaro, Psichiatra e Presidente della Commissione servizi alla popolazione