LA POLITICA DA MERCATO

È una politica da mercato, da strilloni, da venditori ambulanti. È un mercato di rione, di quelli popolari, in cui la signora Maria una volta non si faceva abbindolare ma adesso che tutti sanno tutto, che il pescivendolo ti spiega le dinamiche di palazzo e a palazzo si comportano come il pescivendolo, anche la signora Maria non sa più che pesci pigliare. È una politica che ha perso ogni remora nello stare attenta ai temi, alla complessità delle situazioni, e taglia con un’accetta ogni possibile ragionamento, appiattendo tutto ad una banalizzazione disarmante. L’anno era iniziato con il cuore in gola per la sorte di Cecilia Sala e per una situazione geopolitca sempre più difficile da decifrare. Cecilia è poi, grazie al cielo, tornata a casa ed è stato senza dubbio un notevole successo per Meloni. Era una partita diplomatica tra le più difficili che il nostro Paese si sia ritrovato a gestire negli ultimi anni. Non avevamo buone carte, anzi. E al di là delle idee politiche che ogni lettore possa avere, governo, servizi e diplomazia sono stati bravi. Ieri poi è venuto fuori l’ovvio, ovvero che dopo Cecilia Sala, è arrivata la liberazione anche per l’ingegnere iraniano Abedini, rivelando che alla fine si è trattato di una politica dello scambio di detenuti che può non piacere ma in certi casi è una dura necessità. Di fronte a tutto questo uno potrebbe dire che il governo quindi ha fatto quello che doveva fare ma che il santino sia da evitare, e che si debba tornare a governare ora lasciando perdere l’infinita propaganda. Invece non va così, e mica solo per colpa del governo.

In tutto il percorso dell’affare Sala, il giornalismo italiano non ha offerto un grande spettacolo. Articoli e programmi televisivi hanno violato a più riprese la richiesta di silenzio stampa proveniente dalla famiglia, aumentando irresponsabilmente il coefficiente di difficoltà di una trattativa delicata. Non sono mancate le polemiche, gli sciacallaggi. Eppure da questa vicenda almeno una cosa avremmo dovuto impararla: quando c’è una connazionale in pericolo, esiste una sola maglia, quella dell’Italia. I titoli dei giornali del giorno dopo la liberazione erano qualcosa di sconcertante per miseria e livore. Per la stampa di destra il punto non era che Cecilia avesse riabbracciato i suoi cari, ma che la sinistra avesse preso una lezione. I più terribili (e violenti) erano quelli de La Verità: “Riportata a Casa, rimessi a cuccia” e di Libero: “Trionfo della Meloni, sinistra sotto un treno”, due titoli, due modi di porsi, due specchi di una parte di paese ormai in preda ad una costante bava alla bocca proto squadrista. Perché basta andare a leggere le dichiarazioni dei politici di area per capire che non è solo “colpa dei giornalisti” ma che è un sentire comune. Prendiamo ad esempio Francesco Storace che, dopo aver ricordato Acca Larentia che “a sinistra dà fastidio” (?!), l’otto gennaio scrive “Credo sia giusto che la Meloni convochi l’opposizione a Palazzo Chigi, come chiedeva Renzi. Per spiegargli come si fa”. L’equivalente politico del “gne gnegne gne” dell’asilo, più o meno. Si dirà che Storace è un duro e puro, ma i commenti sono tutti identici, anche nei nuovi arrivati. Ad esempio il vicentino Giovine che irride l’amministrazione Possamai che aveva esposto uno striscione con scritto “Free Cecilia Sala” e commenta: “Non c’è più il PD al governo. Potete toglierlo”. Eppure quando il PD era al governo (governo Renzi) furono portati a casa i famosi Marò, ma pazienza, nella politica da mercato non conta. Lo stile è quello di mostrare chi urla di più. Come un altro ex assessore vicentino che ogni volta che c’era un dato favorevole all’ex amministrazione così commentava sui social: “e adesso muti!”. Robe che un treenne medio è più indicato a rappresentarci.

Che poi quello che non si capisce è il fatto che questo governo non ha nessun rivale se non interno e nonostante ciò è in perenne crisi nervosa e sindrome da accerchiamento. È tutto un “non ci avrete, non molleremo, se pensate di piegarci…ecc…”. E tutto senza nessunissimo motivo. Anche perché l’opposizione sta usando una strategia molto originale nel frattempo: fingersi morta. Il vuoto cosmico che viene da Schlein e soci è talmente assordante che Meloni può governare (anzi, comandare) fino al 2042 senza tanto scomporsi eppure ogni giorno la bagarre aumenta e lo stile diminuisce. A sinistra la confusione regna saldamente, Giuseppe Conte riesce ancora a ricattare un PD sempre più inconsistente e lo fa nonostante tutto quello che ha dimostrato negli ultimi anni. Dopo le aperture a Putin e Cina, dopo aver abolito la povertà, dopo aver rischiato di far saltare la campagna vaccinale e dopo aver provato a far fallire il paese col bonus 110, com’è possibile che possa ancora essere preso sul serio? Eppure Elly, quando non gioca a nascondino con se stessa, è pronta ad accogliere le richieste di Giuseppe come molto probabilmente avverrà anche per le prossime elezioni in Campania. I fatti non contano più nulla. Nella politica del mercato conta solo urlare di più, vendere meglio quel niente che hai incartato come fosse tutto. Non ci governa forse chi aveva promesso flat tax, taglio delle accise, blocco navale, rilancio dell’industria, senza aver ottenuto nessuna di queste cose anzi avendole peggiorate? Credete che all’elettorato importi? Assolutamente no. L’elettore è perso nel mercato, rimbambito dalle voci. Come nel caso del povero Ramy. Una tragedia che è diventata l’ennesima sfida tra tifoserie, perdendo in brevissimo tempo anche solo la speranza di equilibrio nelle posizioni. Tragedia che, con il passare delle ore, pare dimostrare per altro come stiano perdendo tutti. Perdono le forze dell’ordine che evidentemente hanno usato una veemenza non richiesta (e ascoltare il parlato dell’inseguimento è oggettivamente un’esperienza che mette in forte disagio), perdono le manifestazioni di protesta che sfociano negli scontri, e perdono destra e sinistra perennemente guelfi e ghibellini. Aspettando il giudizio della magistratura, troviamo sia meglio tacere, anche se il silenzio, nel mercato, non si sente. In tutto questo le parole responsabili del padre di Ramy sono la risposta più alta alla violenza compiuta strumentalizzando il nome e la memoria del figlio così come encomiabile e di altissimo livello umano è stato l’atteggiamento dei genitori di Cecilia e del suo compagno.

È una politica da mercato, da strilloni, da venditori ambulanti. E per il nostro territorio proprio il mercato, quello ortofrutticolo di Vicenza, è uno degli esempi più lampanti di quanto ormai la fattualità nella politica non conti più. Parliamo dei fatti allora. Vicenza è stata l’unica città Veneta esclusa dal “Bando per i mercati”, ovvero un finanziamento del Ministero dell’Agricoltura, attraverso un bando PNRR, per i mercati agroalimentari all’ingrosso cittadini. La motivazione dell’esclusione di Vicenza è stato l’invio in ritardo della documentazione. Il contributo perso è stato di 10 milioni di euro. Una faccenda gravissima, una figuraccia, diciamolo. Ma l’ex amministrazione, responsabile di questo fallimento senza giustificazioni, non ha mai spiegato bene com’è andata e ora persiste nel criticare ogni seppur minima mossa del nuovo governo cittadino, che , sia chiaro, è una cosa assolutamente legittima, ma il peccato originale rappresentato anche solo da quella inaccettabile faccenda, dovrebbe far riflettere sul grado di autorevolezza di chi giudica. Ma com’è andata quindi la waterloo del mercato ortofrutticolo?

Partiamo dalle date. Il bando fu pubblicato il 19 ottobre del 2022 con scadenza il 30 novembre. Tempo ce n’era in abbondanza anche se si trattava di un progetto complesso. Bastava evitare di “svegliarsi” tardi, come invece accadde. Alla fine il comune si attivò solo negli ultimissimi giorni (5 giorni, 7 al massimo) per un progetto che poi fu giocoforza scritto in tempi brevissimi, troppo brevi per un documento che doveva contenere sia una parte inerente alla digitalizzazione dei servizi, che aspetti relativi alle attività del mercato. Nonostante questo gli uffici competenti riuscirono a consegnare il progetto pronto per l’ultimo giorno, diciamo pure per le ultime ore e a quel punto mancava solo una banale firma digitale. I retroscena su quegli ultimi minuti sono oscuri e qualcuno ha parlato anche di dissidi interni, rimane la palese prova di incapacità di programmazione dell’amministrazione pubblica in quel caso. Perché poi tutti son capaci a gridare e lamentarsi ma le chiacchiere poi devono fare i conti con la realtà. E quindi può, chi si è comportato così ora ergersi ad immacolato giudice? A destra e a sinistra di una cosa abbiamo bisogno: credibilità. Altrimenti è volantinaggio. Che poi, e l’abbiamo pure ribadito più volte, può chi ha lasciato questo capolavoro a salutare chi arriva in città, dire qualcosa che non sia “scusateci”?

P.S. Sul capitolo titoli di giornale per la liberazione di Cecilia Sala, c’è stato un netto vincitore, che poi si tratta di un giornale che dei titoli ha sempre fatto un punto forte: Il Manifesto. Nel suo “Anche cose buone”, c’è tutto: l’onore delle armi, il riconoscimento, l’attacco politico, l’ironia. Bravi!

UNA FONTANA D’ODIO

Lo avevamo scritto ieri. Era un triste giorno della memoria. E tra le altre cose segnalavamo quel fatto in Bertoliana,

Leggi »

Febbraio 2025

L
M
M
G
V
S
D
27
28
29
30
31
1
2
Events for 1 Febbraio
Nessun evento
Events for 2 Febbraio
Nessun evento
3
4
5
6
7
8
9
Events for 3 Febbraio
Nessun evento
Events for 4 Febbraio
Nessun evento
Events for 5 Febbraio
Nessun evento
Events for 6 Febbraio
Nessun evento
Events for 7 Febbraio
Nessun evento
Events for 8 Febbraio
Nessun evento
Events for 9 Febbraio
Nessun evento
10
11
12
13
14
15
16
Events for 10 Febbraio
Nessun evento
Events for 11 Febbraio
Nessun evento
Events for 12 Febbraio
Nessun evento
Events for 13 Febbraio
Nessun evento
Events for 14 Febbraio
Nessun evento
Events for 15 Febbraio
Nessun evento
Events for 16 Febbraio
Nessun evento
17
18
19
20
21
22
23
Events for 17 Febbraio
Nessun evento
Events for 18 Febbraio
Nessun evento
Events for 19 Febbraio
Nessun evento
Events for 20 Febbraio
Nessun evento
Events for 21 Febbraio
Nessun evento
Events for 22 Febbraio
Nessun evento
Events for 23 Febbraio
Nessun evento
24
25
26
27
28
1
2
Events for 24 Febbraio
Nessun evento
Events for 25 Febbraio
Nessun evento
Events for 26 Febbraio
Nessun evento
Events for 27 Febbraio
Nessun evento
Events for 28 Febbraio
Nessun evento