Questo di sette è il più gradito giorno, pien di speme e di gioia.
Il sabato del villaggio in realtà si rinnova con muta agonia ogni volta che il sole promette un
tramonto.
Non serve un calendario per sentire nell’aria l’ora e il giorno che si approssima al riposo.
E col riposo inizia la vita.
E’ l’ora dello spritz: l’eterno leopardiano.
Tutte le aspettative della giornata appena trascorsa e della serata da lì a venire, sono racchiuse in
questi attimi tra scorze di limone o di arancio e facce appena docciate che vestono abiti sportivi.
Al momento dell’aperitivo tutto pare possibile.
La speranza di una serata finalmente epocale è sempre viva.
Tutto questo fino a che qualcuno non dice “poi che si fa?”.
Lo spritz ha in se la sua stessa fine.
E’ origine e termine.
Il solo fatto di pronunciare la frase “beviamo l’ultimo spritz e poi si va” sa già di malinconia, sa già
quell’odore dolceamaro che è del dopo.
E’ il momento più alto del giorno, è la celebrazione del bel far nulla.
Che poi spesso si finisca col non fare altro che bere apertivi tutta la sera non è cosa disdicevole.
E’ un onesto ammettere che di piacere e per il piacere si vive.
E per la speranza, che infondo è come l’amor proprio.
E visto che l’animo umano è sempre ingannato nelle sue speranze, non vi è cosa più dolce (o amara
se lo macchiate col campari) che vivere beati l’eterno sabato sera ogni giorno verso le sette.
Diman tristezza e noia recheran l’ore, ed al travaglio usato ciascuno in suo pensier farà ritorno.

OSTERIA BERTOLIANA. A CENA CON LA TRADIZIONE CULTURALE DELLA NOSTRA VECCHIA CUCINA
Daniele è un rustego sincero. Un uomo grande come la sua passione. Andare a mangiare da lui significa essere un