Il “Battesimo di Cristo”, uno dei capolavori dei primi del Cinquecento realizzato dal pittore Giovanni Bellini e conservato a Vicenza nella chiesa di Santa Corona, ritorna, completamente restaurato, alla vista dei visitatori e dei fedeli. Accanto all’opera restaurata è stata affissa una targa che ricorda il generoso atto di mecenatismo, mentre un volume curato dalla Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio è stato realizzato per ripercorrere la storia dell’opera e le fasi del restauro.
L’intervento conservativo, durato circa due mesi, ha interessato sia la tavola sia l’altare Garzadori in cui il dipinto è collocato. Ad operare è stato il restauratore Egidio Arlango, seguito passo passo dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio con la direzione dei Musei civici.
A distanza di poco più di un decennio dall’ultimo intervento non sono state rilevate problematiche di degrado particolari, quindi il restauro si è focalizzato sulla disomogeneità cromatica e sulle discordanze tonali. Sull’altare Garzadori, manufatto marmoreo di grandi dimensioni, è stata eseguita una manutenzione estetica e conservativa.
Le opere
L’altare Garzadori fu realizzato come voto da parte di Battista Graziano Garzadori che a fine Quattrocento, partito da Venezia, si recò in pellegrinaggio in Terrasanta: sulle sponde del fiume Giordano invocò protezione nel viaggio di ritorno. Arrivato a Venezia nel 1500 commissionò la realizzazione dell’altare a Rocco da Vicenza, completato poi dalla bottega dei lapicidi di Pedemuro San Biagio. Al pittore veneziano Giovanni Bellini fu chiesto di dipingere la tavola, realizzata tra 1502 e il 1505, che raffigura Cristo con Giovanni Battista, a sinistra, mentre lo battezza. A destra ci sono tre figure angeliche con abiti dai colori sgargianti che rappresentano le tre virtù teologali (Fede, Speranza, Carità), probabilmente i ritratti delle tre figlie di Garzadori. In alto poi è rappresentato Dio Padre tra cherubini e serafini con la colomba dello Spirito Santo. Nel dipinto si legge la firma del pittore, contenuta in un cartiglio. La scena ha sullo sfondo un paesaggio che rimanda, più che alla Terrasanta, alla campagna veneta, quella conosciuta dal pittore.
I restauri
Il Battesimo di Cristo e l’altare Garzadori sono stati restaurati diverse volte per arrestare i segni del tempo.
La pala di Bellini, in particolare, è stata oggetto nei secoli di continue attenzioni, contrasti, polemiche ed interventi di vario tenore che testimoniano l’importanza che quest’opera ha avuto da sempre nella storia non solo della città ma più in generale dell’arte italiana.
La contrapposizione tra interventisti e conservatori in relazione agli interventi da adottare per la salvaguardia del dipinto fu sempre particolarmente accesa e probabilmente conseguente alla spregiudicata integrazione del Dio Padre fatta dal restauratore Gallo Lorenzi nel 1839 che risulta essere anche il primo intervento documentato sulla pala.
Tra la fine dell’800 e il secondo intervento di restauro della pala con pulitura e ritocco, documentato del 1934 a cura di Mauro Pelliccioli, sono stati eseguiti ben 5 interventi di “saldatura” da parte dei vari Steffanoni, storica famiglia di restauratori bergamaschi molto attiva in quegli anni a Vicenza.
Il restauro successivo del 1978 è di Ottorino Nonfarmale, al quale segue nel 2007 la restauratrice Alessandra Cottone, che interviene sulla superficie pittorica e solo marginalmente sul retro del dipinto.
La grande pala venne poi andò in prestito alla grande mostra monografica sul Bellini tenutasi alle Scuderie del Quirinale dal settembre 2008 a gennaio 2009, dotata per l’occasione di una teca climatizzata e soggiornò poi, in attesa del completamento dei lavori della Chiesa di Santa Corona, al Palazzo Vescovile fino ai primi di ottobre 2012.
L’ultimo intervento di manutenzione del dipinto risale al 2010.