Federico Nietzsche nella primavera del 1881 era decisamente a terra. Provato da un profondo malessere, costanti emicranie e da quella sifilide che poi lo porterà alla pazzia. Alla ricerca di salute fisica, mentale e ambientale, trovò asilo a Recoaro e se ne innamorò. La montagna era il suo habitat naturale, l’unica cura alle sofferenze di corpo e anima che lo tormentavano senza sosta. Ma Recoaro non si può definire montagna tout court. Si trova ad appena 445 metri, ai piedi delle piccole dolomiti. Però, di certo, è un paese alieno, altro, pare rifugiato in un antro inaccessibile. A Recoaro si respira un’aria diversa. E Nietzsche ne trova grande giovamento. Così scrive in una lettera indirizzata all’amico Peter Gast che gli aveva consigliato il luogo, è il 23 Giugno 1881: “Recoaro, come paesaggio, è una delle mie più belle esperienze [… ]. Vi sono molto grato di essere venuto a Recoaro e di esservi trattenuto tutto il mese. Non vi fu mai per me un maggio come questo trascorso con Voi”.
La villeggiatura a Recoaro e le cure termali instillarono in lui la gioia di vivere. Si sentì tutt’a un tratto “invaso dalla speranza di salute, dall’ebbrezza della convalescenza”. Rivivendo in Ecce Homo questo istante di felicità, così scrisse: “Curai me stesso, mi risanai […] scoprii quasi nuovamente la vita, me compreso; gustai tutte le cose buone, anche le piccine, come altri difficilmente potrebbe gustarle. Recoaro, come paesaggio, è una delle più belle esperienze; e questa sua bellezza io l’ho inseguita prodigandovi con zelo e fatica. La bellezza della natura, come ogni altra bellezza, è gelosa, e vuole che si serva lei sola”. Si dice che in quei mesi partorì anche lo Zarathustra. Sebbene l’idea madre, ovvero il delinearsi del rivoluzionario concetto di eterno ritorno si compì poi nel villaggio di Sils-Maria che per il filosofo “non è una Svizzera, non è una Recoaro”.
Eh già, perché Recoaro è abbastanza unica. Deve la propria fama principalmente alla presenza delle sue acque ferruginose che, scoperte e divulgate ancora nel XVII secolo, fecero della cittadina, soprattutto nel corso del secondo Ottocento, una stazione curativa e idrotermale tra le più rinomate d’Italia, frequentata durante l’estate dai più bei nomi dell’aristocrazia dell’epoca, da esponenti e personaggi illustri della cultura, della politica, dell’arte, tra i quali non solo Nietzsche ma pure Giuseppe Verdi, Giacomo Zanella, Radetzky, Lamarmora, Mayerbeer, Ponchielli, molti membri della casa imperiale degli Asburgo e la Regina d’Italia Margherita di Savoia.
In questo secolo le terme sono entrate in una crisi da cui pareva non vi fosse uscita. Sotto l’egida della Regione Veneto, nel corso dei decenni hanno visto scomparire l’antico splendore. Chiusi gli alberghi, in fatiscenza i locali, diradate fino a quasi scomparire le presenze. Ovviamente il declino delle terme di Recoaro ha portato tutto il paese a risentirne. Un paese di poco più di seimila anime ma di grande tradizione turistica. Camminate e salite fino a Recoaro Mille (dove non si scia ormai più) sono stati presupposti per fare di Recoaro una mèta di villeggiatura di tutto rispetto. E poi c’è il liberty. Che permea non solo lo stile delle terme ma la maggior parte della cittadina. Quando la zona si affermò come area termale, ecco che si dovettero esprimere al meglio i modelli di benessere delle classi borghesi. Con il passare degli anni, dunque, il complesso termale diviene la città stessa, la ville d’eaux. Lo stile architettonico e decorativo, coerente a tale scenario di benessere e buon gusto, non può che essere il Liberty, che con le decorazioni esuberanti, ma fortemente aggraziate, viene preferito allo stile neoclassico. Oltre che uno stile, il Liberty divenne un gusto.
Può un patrimonio materiale ed immateriale come questo, rimanere dentro ad una spirale di declino? Fino ad un anno fa si era ormai certi non vi fossero più possibilità di salvare il termalismo della stazione di Recoaro Terme. Il fallimento comprovato da una gestione diretta di 18 anni del Complesso termale da parte della Regione Veneto era evidente ed aveva portato al collasso le strutture termali e alberghiere del Paese.
Ma oggi la realtà è finalmente cambiata. Ed il motivo si chiama PNRR. Il 10 marzo 2022, l’assessore regionale alla cultura Cristiano Corazzari, rilasciava questa dichiarazione: ”Per le prospettive di sviluppo a lungo termine, unite alle potenzialità di crescita di tutto il territorio circostante e del complesso delle attività che vi gravitano, il Borgo storico delle Terme di Recoaro si candida a rappresentare il Veneto come Progetto pilota per l’accesso alle risorse del Piano Nazionale Borghi previsto dal PNRR”.
A metà dicembre 2021 vi era stata una delibera di giunta per individuare un borgo storico a rischio abbandono o abbandonato, come Progetto pilota per la rigenerazione culturale, sociale ed economica. Ben 41 comuni avevano manifestato interesse. Nel vicentino, oltre a Recoaro, sono stati Asiago (Sasso di Asiago), Laghi (Borgo capoluogo Laghi), Sossano (Sajanega) e Villaga (Val di Molino Calto). In data 10 febbraio 2022 sono state rese note le nove finaliste regionali: Borgo Valbelluna – Mel (BL), Cibiana di Cadore – Cibiana di Sotto, Borgo dei Murales (BL), Rocca Pietore – Sottoguda (BL), Ariano nel Polesine – San Basilio (RO), Pieve di Soligo – Solighetto (TV), Sarmede – Borgo Val (TV), Susegana – Collalto (TV), Recoaro Terme – Borgo storico delle Terme di Recoaro (VI) e Brenzone sul Garda – Campo di Brenzone (VR).
La vittoria di Recoaro è dipesa da un progetto che, come dice Corazzari, “si è particolarmente distinto per aver fatto emergere una reale opportunità di rilancio e crescita in termini occupazionali e di recupero della residenzialità”
Siamo di fronte a qualcosa di storico, ad un vero e proprio spartiacque. Sono infatti ben 20 i milioni di euro messi a disposizione dal Piano Nazionale Borghi previsto dal Pnrr.
Rinasceranno le terme, la spa, gli alberghi nella zona termale e in paese. Sarà riqualificata la Recoaro Liberty. Rinascerà un paese, un’economia, una comunità. Tutto apposto quindi? Non proprio. Ora spetta al Ministero della Cultura dare il via libera all’arrivo dei fondi, previa verifica della proposta progettuale.
Il sindaco Armando Cunegato è uomo brillante e pratico. La responsabilità è enorme ma tale è anche il desiderio di farcela. Vanno limate le proposte, gestiti i pareri opposti, organizzati i lavori. Non è semplice ma questo è uno di quei treni che non passano due volte. Il territorio ha un immenso patrimonio da offrire ai turisti e ai residenti, sia in termini ambientali che storici, puntando su wellness, sport, natura. Oggi pare un nobile decaduto. Eppure, ad ascoltare bene, si ode ancora l’eco dei discorsi di fine ottocento/inizio novecento, ed il ricordo delle ultime estati in cui qui arrivavano gli idoli del cantagiro è ancora freschissimo. Era un carrozzone sul modello del giro d’Italia. I cantanti viaggiavano in macchina e passavano in mezzo a folle festanti. C’erano tutti: Celentano, Battisti (con la canzone perfetta per il posto: “Acqua Azzurra, Acqua Chiara”), Claudio Villa, Morandi, Little Tony. Per cinque anni la finale si disputò alle terme. Era un mondo più semplice, ancora sognante e speranzoso. Un mondo che può e deve tornare.