Era il 1708, l’inizio del secolo dei lumi. Vicenza era dominata dalla Serenissima Repubblica e viveva la subordinazione senza alcuna volontà di reagire a tale condizione. L’aristocrazia cittadina non aveva nulla di cui lamentarsi e anzi sfruttò la soggezione inventando e coltivando i miti della nobiltà e traendo il massimo vantaggio dalla posizione che le veniva garantita rispetto al contado. Gaetano Maccà definiva in quel tempo Vicenza città nobilissima et antichissima … più antica non solo di Roma, ma ancora di Padova stessa … una delle città più antiche e gloriose. In quel clima nasce la Biblioteca Bertoliana e il riferimento alla nobiltà è voluto ed è fondamento di questa storia. Dopo tre secoli, infatti, la Bertoliana è oggi la memoria di Vicenza e lo è fondamentalmente grazie alla nobiltà cittadina, quella del passato remoto ma anche di quello prossimo.
Entrare negli spazi meravigliosi di Palazzo Cordellina significa immergersi nella storia e nella bellezza e anche in una sorta di sacralità. Ma il valore aggiunto della Bertoliana, ieri come oggi, è quello di essere casa dei vicentini, di riuscire cioè a coniugare l’altissimo valore culturale alla necessaria diffusione e condivisione popolare. Sono con Chiara Visentin, presidente della Biblioteca Bertoliana. Mi espone subito il concetto chiave che secondo lei rappresenta quest’istituzione, ovvero il concetto di presidio. “Siamo un presidio e vogliamo fortemente esserlo sempre di più – mi dice. Per molto tempo si è dato decisamente più valore alla sede centrale, quindi all’ambito più patrimoniale. Bertoliana era soprattutto la sede storica, coi suoi archivi e il patrimonio antico che è, e bisogna dirlo, tra i maggiori in Italia. Ma il presidio delle sedi decentrate nei quartieri non era sviluppato”.
Vicenza è una città strana, ma mica solo a causa dei vicentini, lo è proprio per com’è disposta, per la sua forma ed estensione. Alcuni quartieri sembrano satelliti, altri sono perfettamente integrati nella vita cittadina, e in tutto questo il centro storico si sta sempre più svuotando. Evidente quindi che una riflessione su come affrontare il territorio dal punto di vista di un servizio culturale debba tener conto di tutto questo. “Nella maniera più assoluta – sottolinea Visentin. I luoghi di cultura devono essere vicini ai cittadini. Si dice, negli obiettivi, che una città sostenibile deve avere presidi culturali di formazione almeno ad un quarto d’ora da te”. Ecco il nuovo modo di guardare alla Bertoliana su cui la presidente sta lavorando. Una biblioteca che sia più di una biblioteca. Un luogo mobile, presente in più punti della città, non un pachiderma seppur glorioso, spiaggiato solo su via Riale. “Abbiamo otto sedi compresa via Riale, in cui ce sono tre: San Giacomo, Palazzo Costantini e Palazzo Cordellina. Le altre sedi sono a Laghetto, Anconetta, Villaggio del Sole, Villa tacchi e Riviera Berica.
In centro il 95% degli utenti sono studenti, per la stragrande maggioranza universitari. La biblioteca organizza incontri, convegni e laboratori e abbiamo capito quanto sia necessario soprattutto avvicinare bambini ed anziani”. E’ una questione di prospettive quindi, di come ci si approccia alla biblioteca oggi. Il presente, e tanto più il futuro, è partecipazione e apertura. “La Bertoliana è tantissime cose – prosegue Chiara. Quello che facciamo a Laghetto non lo facciamo in centro. Ti cali sul territorio in base alle esigenze ad alla tipologia di utenza delle famiglie, delle loro realtà e delle loro esigenze. Dove ci sono immigrati, ad esempio, portiamo avanti le loro realtà. Siamo quasi un servizio sociale. Mi piace pensare alla definizione di biblioteca utile. Un caso è il “post scuola”. La domanda è: dove vanno i ragazzini dopo scuola? C’è chi si può permettere corsi di musica o sport ma molti altri non hanno queste possibilità. Tenere aperta la biblioteca durante la pandemia è stato, sotto questo aspetto, salvifico per moltissime famiglie. In questo frangente sta facendo un ottimo lavoro Lagorà a Laghetto, dove noi siamo presenti ed attivi”.
La Bertoliana è stata la prima biblioteca in provincia ad aprire le sale durante la pandemia, anche quando i ragazzi erano in dad e poi ci venivano nel pomeriggio. La crisi covid ha anche fatto nascere un servizio di prestito a domicilio che prima non esisteva e che rimarrà attivo in maniera permanente anche dopo la fine di quest’emergenza. Servizio che forse sarebbe potuto anche nascere prima ma, mi fa notare Chiara, “è stata ereditata una struttura logistica dei luoghi biblioteca nei quartieri un po’ sofferente. Le sedi non centrali erano più che altro pensate come semplici punti di prestito e quindi venivano curate di meno. Invece non dobbiamo solo attendere le persone ma dobbiamo anche essere noi ad andar loro incontro”.
La Bertoliana ha due cuori, da una parte è libreria pubblica in tutte le otto sedi e poi rappresenta il grande ambito patrimoniale e, in quanto biblioteca di conservazione, ha valore internazionale indiscusso. A questi due cuori ora si sta agganciando il terzo cuore ovvero quello digitale. Dice Chiara Visentin: “Il digitale è un valore molto democratico perché se uno studioso non si può permettere di venire a Vicenza o magari abita addirittura all’estero e vuole vedere le nostre carte, ecco che la digitalizzazione diventa un valore etico ed imprescindibile di ciò che è cultura e conservazione della cultura”.
La biblioteca non è un luogo polveroso e museale. Ogni anno entrano circa 120 mila utenti solo in contrà Riale, che, a fare due conti facili, sono di più degli abitanti di Vicenza. La svolta digitale in ogni caso è chiaramente necessaria per aprire la città stessa al mondo attraverso i suoi archivi visto che, di fatto, la Bertoliana possiede la storia stessa di Vicenza. E qui torniamo alla nobiltà. La Bertoliana nasce con le donazione delle famiglie nobiliari che, quando dovevano cedere un archivio lo donavano, facendo nei secoli diventare la Biblioteca cittadina memoria di una comunità e delle generazioni. “I nostri archivi sono tutti archivi famigliari di cui molti di impresa. Vicenza non è solo Palladio e il territorio imprenditoriale perché l’impresa a Vicenza è nata con le famiglie nobiliari e quando apri i nostri archivi e vedi i nomi di Lampertico, Chiericati o Trissino ti accorgi che le loro lettere sono a tutti gli effetti delle lettere di impresa. Gli archivi nobiliari sono dei grandi archivi di impresa e raccontano la vita di un territorio fortemente votato al lavoro”.
E il futuro? Si parla molto di una nuova Bertoliana, che dovrebbe in teoria trovar casa nell’ex tribunale. “Tutto vero ma ci tengo a comunicare che la Bertoliana deve essere nuova non solo nel luogo ma anche come forma mentis. Si sposterà, il bando è stato già fatto, sono stati consegnati dei progetti e a fine Ottobre avremmo i primi risultati. Palazzo San Giacomo rimarrà luogo di servizio alla biblioteca e a tutto l’ambito universitario. Nel palazzo abbiamo operato un lavoro di grossa rivalutazione del chiostro aperto al pubblico, facendolo diventare una delle stanze della Bertoliana e prossimamente faremo il restauro del suo pozzo, il centro del centro fisico e simbolico di Palazzo San Giacomo, pozzo che abbiamo scoperto essere ancora attivo.
La Bertoliana si sente già nuova Bertoliana. Un luogo necessario per la comunità del 2020 e del 2030. Un servizio che risponde ai bisogni dei cittadini di questa epoca. Se Vicenza ha ambizioni da capitale della cultura, non può assolutamente prescindere da questa istituzione che sarà sempre più la casa delle famiglie, dei bambini e delle bambine, degli anziani e degli immigrati, di tutti noi comunità.
https://www.bibliotecabertoliana.it/it
Chiara Visentin è architetto, docente universitaria di urbanistica al politecnico di Milano e Presidente della Biblioteca Bertoliana di Vicenza