A Vicenza non c’è posto per la musica dal vivo inedita

Vicenza è città di musica e lo è sempre stata. I dati dicono sia tra le prime tre città in Italia per noleggio di strumenti musicali, il che indicherebbe una grande presenza di musicisti. Il conservatorio Pedrollo è attivo dal 1867 e, tra le altre cose, è stato il primo  in Italia ad avere dipartimenti di musica antica e di musica indiana. E poi c’è la storia. Se gli anni novanta sono stati senza dubbio il periodo d’oro non ci si deve dimenticare delle decine e decine di band beat negli anni sessanta o rock nei settanta o dei mai dimenticati Firefly (tanto per fare un nome) ma siccome vogliamo parlare del presente allora ci è anche più facile riconoscere questo come un momento magico per gli artisti vicentini. Madame, Francesca Michielin, Nitro, gli eterni Derozer, Sangiovanni, il recente successo di Phill Reynonlds e la lista potrebbe durare a lungo includendo la promessa Zabrisky o tantissimi nell’universo hip-hop. Bene, dove suonano tutti costoro in città? I locali per la musica live sono pochi, in centro pochissimi. Certo, ci sono i concerti estivi, ma tranne l’eccezione  del recente concerto doppio con Madame e Sangio, la piazza è casa di chi è più che affermato, anzi, si potrebbe anche dire che vi suonano solo dei classici riconosciuti. Poi ci sono le feste rock che però son sempre meno e in ogni caso durano lo spazio di poche settimane. Quel che manca davvero ed indiscutibilmente sono locali in cui i nuovi musicisti, solisti o band, si possano fare le ossa, in cui proporre materiale proprio, in cui spiccare il volo anche se dalla provincia. Tra i pochi posti in cui si suona infatti, quasi tutti per non dire tutti, prediligono cover band o tribute band. Il motivo è semplice: richiamano pubblico sicuro. Già perché mica vogliamo accusare i gestori, anzi, sono così pochi quelli che propongono concerti dal vivo che sono tutti da ringraziare. Però una soluzione deve essere trovata. Se io gestore voglio musica nel mio ambiente posso scegliere tra diffondere playlist, avere un dj o far suonare qualcuno. A Vicenza un buon 60% attua la prima scelta, il 35% la seconda e il 5% la terza. La faccenda è prettamente economica e pure facile da capire. Quindi se devo spendere per un live voglio correre meno rischi possibili e allora meglio l’ennesima tribute band di Vasco che il ragazzo cantautore di San Bortolo. Però in città e provincia è pieno di gente che suona e, come si diceva prima, siamo pure dentro ad anni di fermento, tanto che si potrebbe spingere di più ed ottenere le basi di una scena musicale cittadina, un rinascimento musicale vicentino del 21esimo secolo. Cosa però impossibile da attuare se si suona in pochissimi posti e se in quei posti non si sente mai materiale che non sia cover. Non si può solo sperare in esercenti illuminati e generosi. Servirebbe una soluzione “politica”. Un aiuto, una mano tesa verso chi vuole investire per la causa della nuova musica vicentina. Forse un tavolo di discussione tra gestori, amministratori e artisti, porterebbe ad una soluzione. O forse è sempre la solita eterne faccenda culturale da risolvere. Ma la musica è il meglio che c’è. Ed una città che vuol dirsi capitale europea della cultura non può avere un centro storico pieno zeppo di bar e vuoto di concerti.