È il cinema più vecchio d’Italia e da quando è nato, nel lontano 1907, non ha mai interrotto le proiezioni, nemmeno durante i periodi bellici. Ma è molto altro. L’Odeon a Vicenza è sinonimo di cultura da 114 anni e ha davanti una lunghissima vita destinata a farlo ancora crescere. Nell’antica Grecia, col nome “odeon” si definivano edifici destinati al canto, al ballo o alle rappresentazioni di musica e poesia. Edifici di solito di dimensioni ridotte, veri e propri micromondi intellettuali. L’Odeon vicentino ricalca fedelmente le storiche origini elleniche. Esiste infatti un mondo che ruota attorno e dentro alla sala che va ben oltre la programmazione dei film. C’è il “popolo dell’odeon”, un’umanità eterogenea fatta di cinefili, studenti, anziani, e quei molti che vanno al cineforum o al filmstudio da decenni così come si partecipa ad un rito sociale, per ritrovarsi, per rinnovare ogni anno la calendarizzazione di un’esistenza fatta di curiosità, di ciacole fuori dalla sala, come si andasse ad una messa laica. Esistono vari livelli di analisi del fenomeno Odeon. In quel 18 Maggio del 1907, giorno della sua nascita, si chiamava “Cinematografo San Faustino” dal nome della chiesa sconsacrata (ritorna il concetto di messa laica) dei Santi Faustino e Giovica all’interno della quale è ricavato.
La facciata della chiesa è rivolta verso Contrà San Faustino che oggi è diventata Piazzetta Parise visto che lo scrittore viveva in un casa adiacente. Poco conta che Goffredo sopportasse malissimo quel posto di cui conserva quasi solo brutti ricordi. Però tra questi c’è un’eccezione, e consiste nei racconti dello stesso Parise di quando da giovanissimo sentiva provenire dalla sala i suoni dei film che lo spingevano poi a frequentare l’Odeon, oasi salvifica per i languori che poi sempre lo accompagneranno. In piazzetta Parise oggi c’è un bellissimo locale/enoteca, gestito da Alberto Gresele, che si pone perfettamente come luogo dove non si beve solamente ma si fa anche cultura, attraverso incontri e presentazioni, in piena continuità con lo stile Odeon che, di fatto, gli sta accanto nella piazza.
Cos’è lo stile Odeon? A doverlo spiegare con un’espressione à la page, si può dire che l’Odeon sia un hub culturale. La sua identità è indissolubilmente legata a quella della storica Società Generale del Mutuo Soccorso, fondata nel 1858 da Fedele Lampertico. Il suo scopo all’inizio era quello di fornire assistenza, come suggerisce la denominazione, soprattutto ad anziani e poveri. Nel 1904 la SGMS diventa “Casa di cultura popolare” e amplia i suoi orizzonti oltre al sostegno sanitario e sociale, estendendoli a contenuti artistici. Di fatto era un’istituto di divulgazione, una sorta di università popolare. E oggi, dopo così tanta storia passata, lo spirito è rimasto intatto: l’Odeon è una multiforme scuola informale, sempre per tornare al paragone con l’antica Grecia. In effetti una vera scuola esiste pure ed è la scuola di lingue che nasce negli anni 80 raccogliendo l’eredità dall’associazione studenti e fornendo corsi vari sia per italiani che per stranieri. Nel costante concetto sinergico che permea l’azione del Mutuo Soccorso e quindi dell’Odeon, dalla scuola lingue è nato “Odeon Lingue” che cura rassegne di film esclusivamente in lingua originale e spesso non propriamente mainstream. Già perché si può dire che per un buon 95% l’Odeon sia una sala d’essai, e lo sia stata tra le prime in Italia, già negli anni 60 quando il concetto stesso di essai non era quasi nemmeno in uso.
Incontro Enrico Ladisa, che “ci mette la faccia” per rappresentare questo gioiello cittadino ma ci tiene anche a sottolineare come la squadra sia ampia, e non verticistica. Per molti anni presidente della Società fu il grande Fernando Bandini, ora quel ruolo è occupato da Nicola Sabino. Enrico mi parla dell’Odeon di oggi ma soprattutto di quello di domani. La stagione è iniziata il 9 di Settembre e ad Ottobre partirà anche il Filmstudio. Ma la grande, grandissima scommessa che tiene banco oggi come oggi, è il rifacimento della sala Lampertico che, nata come luogo ibrido, sarà ripensata come sala cinematografica polivalente. In tempi di pandemia è un azzardo ma è altrettanto vero che il concetto di “cinema boutique” con una sala di appena 50 posti, molto comodi e per una programmazione decisamente ricercata, rappresenta una novità assoluta per la città. Il restyling non si ferma qui: è stato programmato anche il restauro della facciata della chiesa di San Faustino con l’idea di poter, in casi eccezionali, tornare ad aprire anche le porte di ingresso del cinema dalla piazzetta, com’era nei primi decenni di vita dell’Odeon.
Ci sono davvero pochissime istituzioni culturali cittadine come questa, se togliamo chiaramente tutto l’universo palladiano. Anche perché questa particolare istituzione che è l’Odeon è un piccolo mondo a se stante, libero, indipendente e votato per proprio dna alla divulgazione e in un certo qual senso anche ad una educazione estetica al sapere. Ci sono poi gli incontri e se leggete questo pezzo mentre esce fresco fresco sul nostro giornale, sappiate che, ad esempio, stasera mercoledì 22 ci sarà Sabina Guzzanti in persona a presentare il suo film in sala, così come moltissimi altri attori o registi hanno fatto nel corso degli anni. Il 27 Settembre invece, inaugurerà la sua stagione e quindi l’anno accademico “Odeon Lingue” con un concerto gratuito. Dal 30 Settembre arriverà sullo schermo l’ultima palma d’oro di Cannes: “Titane” di Julia Ducurnau, che mi dice Enrico Ladisa sia uno dei film più magnificamente orrorifici lui abbia mai visto. Il legame coi festival è un must dell’Odeon che è LA sala in cui vedere quel che va a Berlino, a Cannes e ovviamente a Venezia. Proprio dal festival lagunare, a partire dal 4 Ottobre, arriveranno tutti i film della settimana della critica e saranno proiettati con ingresso libero. Altra chicca in vista è l’arrivo dalla cineteca di Bologna del capolavoro assoluto di Godard “À bout de souffle” (in italiano “Fino all’ultimo respiro”) film che quando uscì nel 1960 fece scandalo non tanto per i contenuti ma per la forma che sconvolgeva le regole vigenti fino ad allora. Regole che il cinema ha poi continuato a ridiscutere e ridefinire e che sono in ogni caso origine stessa della magia dei film. I fratelli Lumiére brevettarono il “cinèmatographe” il 13 Febbraio del 1895 e terrorizzarono la gente mostrando, poco dopo, l’arrivo di un treno alla stazione. Realtà o finzione? Anima rubata o un mondo “altro” al di là dello schermo? Il cinema dopo 126 anni di vita è ancora un’esperienza filosofica, come lo definì Pasolini, ed è ossessione e spettacolo, stupore e sgomento, ricerca e catarsi. Insieme alla musica è la via maestra per la comprensione di chi siamo e di che spazio occupiamo. Riesce a coniugare politica e amore, e scusate se è poco. E per quanto ci riguarda ci ha donato l’Odeon, perla preziosa e storia di una città.
P.S. Curioso come un gatto ho chiesto ad Enrico quale fosse stato il primissimo film proiettato all’apertura nel 1907. Ebbene si trattava di “La Lampada di Aladino” di Albert Cappellani. Che il primo spettacolo parlasse di desideri e sogni, mi pare una morale meravigliosa.
www.sgms.it
www.odeonline.it
www.odeonlingue.it