Che rottura di maroni

Peggio della politica ci sono solo le chiacchiere sulla politica in tv. E peggio delle chiacchiere sulla politica in tv ci sono solo i commenti politici sui social, e peggio dei commenti politici sui social ci sono i politici sui social. Una volta si diceva “chiacchiere da bar”, ma il bar, o ancora meglio la vecchia osteria, è luogo teatrale, pasoliniano, fertile. Oggi, con la perdita della cultura delle osterie, si sta perdendo un mondo, ma prima di iniziare a bere e a cantare le canzoni di Guccini è meglio tornare sull’argomento: i commenti sui social e i politici sui social. In questi ultimi giorni nel vicentino è partita una polemica “accesa” e scusate la battuta, visto che si parla di fuoco e di castagne. A Vicenza, in particolare, sembrava che Possamai, dopo aver impedito al Lane di tornare in B, aver riempito di drogati la città, aver picchiato i passanti e messo il peggior monumento della storia davanti alla stazione (ah, no, quello no), adesso avesse anche deciso di impedire la tradizionale vendita stagionale delle caldarroste a cielo aperto. Un Sindaco davvero folle questo Giacomo. I commenti si sono sprecati. Ve ne riporto alcuni omettendo l’autore: si va dal “Che vadano a vedere i campi rom cosa bruciano” (che ha un suo senso) all’ovvio “votate a sinistra, mi raccomando”, dalle riflessioni sui costumi che svaniscono “La vitalità, la scintilla primordiale, il calore, la magia di scaldarsi e vedere le fiamme che tengono viva l’anima. Facciamo arrivare il Mango dall’Asia per mangiarlo col salmone norvegese, trasportato in giornata da un aereo, a discapito di prodotti stagionali del territorio…”, a tantissimi “vergognatevi…siamo alla frutta…sempre peggio”. Ma veramente per fermare l’inquinamento la giunta comunale ha deciso di vietare le caldarroste? Vediamo com’era la faccenda e spieghiamola bene, a prova di utente medio dei social.

Innanzitutto si trattava non di una legge ma di un pacchetto di misure straordinarie per la tutela della qualità dell’aria, approvato dalla Giunta Regionale del Veneto attraverso la Deliberazione della Giunta Regionale (DGR) n. 238 del 2 marzo 2021, con successive modifiche e integrazioni, tra cui la più recente è l’aggiornamento del PRTRA deliberato dalla giunta con DGR 377 del 15/04/25. Queste misure sono state introdotte in risposta a obblighi nazionali e europei, in particolare l’Accordo di Programma per il Bacino Padano (firmato nel 2018 tra Ministero dell’Ambiente e le Regioni del Nord Italia: Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto, deliberato con DGR 836 del 2017) e per ottemperare a una sentenza della Corte di Giustizia Europea del 10 novembre 2020, che ha condannato l’Italia per il superamento cronico dei limiti di polveri sottili (PM10 e PM2.5) nella Pianura Padana. All’interno di queste norme, oltre ad altre misure relative ad esempio alla limitazione alla circolazione per i veicoli inquinanti, c’erano delle limitazioni temporanee e condizionali per ridurre le emissioni di particolato atmosferico derivanti dalla combustione di biomassa legnosa (come legna o carbone), che contribuiscono significativamente all’inquinamento invernale nella regione. Il Veneto, come altre aree padane, soffre di problemi di smog dovuti a fattori come il traffico veicolare, il riscaldamento domestico e le attività all’aperto, aggravati dalle condizioni meteorologiche invernali (una conformazione geografica che impedisce che le correnti d’aria circolino, data l’area a forma di conca circondata dai monti). L’obiettivo è allineare il Veneto a standard più stringenti, simili a quelli di Lombardia e Piemonte, dove esistono leggi regionali dedicate (ad esempio, la LR 18/2017 in Lombardia). L’obiettivo è fare di tutto perché la qualità migliori, come sta migliorando, per salvaguardare la salute degli abitanti ed evitare il più possibile la più gigantesca multa che potrebbe essere comminata per questa procedura di infrazione in atto. Poi certamente la differenza sostanziale a livello amministrativo/normativo è che il Veneto non ha fatto altro che viaggiare con DGR, mentre Lombardia e Piemonte hanno leggi regionali che dettano le regole per tutti e non necessitano quindi di ordinanze regionali. Visto poi che la salute è delegata alle regioni e l’80% del bilancio della Regione Veneto è speso proprio per questo tema, il controsenso è piuttosto evidente.

E le caldarroste? Dal 1° ottobre al 30 aprile di ogni anno (periodo di “rischio smog” invernale) non si possono preparare all’aperto se il livello di allerta smog è arancione o rosso. Non ci sono limitazioni per i privati e in assoluto ci sono limiti solo in caso di bollino arancio o rosso. Ma tanto basta per gridare allo scandalo! Il “caldarroste gate” ha come punto decisivo la teoria che il Comune poteva non accettare le misure o derogare. L’opposizione (e gli ultras da tastiera) si scaglia su questo come se fossimo di fronte all’abbattimento della Basilica Palladiana. La realtà è invece diversa e dice che i singoli Comuni non possono rifiutare o ignorare un bel niente, perché si tratta di norme di rango regionale vincolanti per tutto il territorio veneto, imposte per uniformità ambientale e per evitare contenziosi con l’UE. Facciamo i pignoli: l’articolo 117 della Costituzione italiana assegna alle Regioni le competenze esclusive in materia di tutela dell’ambiente, e i Comuni devono adeguarsi (principio di “leale collaborazione” tra enti). L’obbligo di attuazione è per tutti i Comuni con più di 30.000 abitanti (o parte di agglomerati urbani come Vicenza, Verona, Padova, Venezia) i quali devono emanare ordinanze sindacali entro il 1° ottobre per recepire e applicare le misure regionali. Ad esempio, Vicenza ha emesso l’ordinanza il 1° ottobre 2025, e lo stesso vale per Venezia e altri centri. I Comuni sotto i 30.000 abitanti hanno obblighi più leggeri, ma non possono derogare ai divieti base. Ci sono, è vero, possibili deroghe limitate: i Sindaci possono concedere autorizzazioni eccezionali per eventi tradizionali (es. sagre con falò o caldarroste), ma solo fino a un massimo di 2 eventi per anno e solo se non c’è allerta attiva. Deroghe già concesse nelle schede regionali peraltro, non su invenzione dei sindaci. Ignorare la DGR regionale espone a rischi di diffida dalla Regione, sanzioni, nomina di commissari ad acta, o ricorsi di cittadini o associazioni al TAR (Tribunale Amministrativo Regionale). Come ha detto l’assessora Baldinato: “I Comuni sono tenuti ad adottarle” – non c’è margine di scelta. Ma questo non basta a placare l’animo di nessuno, e Sara Baldinato diventa soggetto di una campagna denigratoria piuttosto pesante. A rigor di buon senso è evidente che pare una scemenza vietare le caldarroste, ma se lo dicono a Palazzo Ferro Fini vorrà dire che così è. La questione caldarroste e il resto dei barbecue la confermano anche, nonostante richieste di chiarimenti in una nota regionale ufficiale del 01/09.

L’Ass. Sara Baldinato

Poi arriva il colpo di scena che conferma che è a tutti gli effetti una scemenza e arriva proprio dalla Regione Veneto. Si tratta di una nota in cui, dicono, deve intendersi come refuso il riferimento alla “preparazione di caldarroste” nella famosa scheda allegata al cosiddetto piano di risanamento. Così insomma: un errore, tante scuse e portate pazienza, càpita. Per giorni la destra ha di fatto criticato la destra due volte, prima non capendo che una direttiva seppur strampalata andava recepita dal Comune e poi cadendo nell’ironica situazione in cui da destra veniva la manina che aveva messo quel refuso nel piano. O magari in Regione si sono accorti dopo che si trattava di un’assurdità. In ogni caso questo è un esempio degli animi esacerbati nelle file dell’opposizione vicentina e di come questo incentivi a reazioni insensate dei tifosi sui social. Ad un governo, che sia di una città o sia del paese, serve sempre un’opposizione forte per poter rendere meglio ma serve alla democrazia tutta per la salute stessa del dibattito e delle prospettive politiche. Se questa è l’opposizione vicentina, Possamai governa fino al 2033 sereno, che poi è la stessa cosa che capita a Roma a Meloni, con il centro sinistra ridotto a qualcosa di vicino alla definizione di nulla.

E con questo pensiamo di aver finito. Ma una domanda rimane: com’è possibile che si perda tempo dietro a questo? Quando ci siamo distratti e l’umanità e la politica è arrivata a sfogarsi su ogni cosa sperando pure di far diventare lo sfogo una verità? Ovvio che sembra ridicolo proibire le caldarroste ma ogni cosa va capita e soppesata prima di parlare. E tra l’altro il 95% di chi si lamentava ha pure votato la giunta che ha emesso queste regole che fanno smaronare.

P.S.: finiamo con una cosa seria. Le caldarroste hanno un sapore dolce e affumicato e per un abbinamento ideale il vino deve bilanciare queste caratteristiche senza sovrastarle. Il Valpolicella Classico è la scelta più versatile e accessibile ma se invece cercate un’esperienza più dolce e intensa, il Recioto è imbattibile.

Novembre 2025

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