In un angolo remoto del Mar Tirreno, lontano dai clamori della guerra ma non dal suo orrore, si trova l’isola di Ventotene. Qui, nel 1941, tre uomini confinati dal regime fascista decisero di non arrendersi alla disperazione, ma di immaginare un futuro diverso per l’Europa. Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, con la loro determinazione e il loro coraggio, diedero vita a un documento che avrebbe cambiato il corso della storia: il Manifesto di Ventotene. Il Manifesto, intitolato “Per un’Europa libera e unita”, nasceva da una profonda riflessione sulle cause delle guerre che avevano devastato il continente. Spinelli, Rossi e Colorni, osservando la tragedia della “guerra dei trent’anni” che aveva sconvolto l’Europa dal 1914 al 1945, compresero che le radici del conflitto affondavano nelle divisioni nazionali e nel fallimento degli Stati-nazione. La loro risposta fu audace: una federazione europea, dotata di un governo e di un parlamento democratico, con poteri reali in settori fondamentali come l’economia e la politica estera.

Il testo del Manifesto, scritto su cartine da sigaretta e trasmesso clandestinamente grazie all’aiuto di donne coraggiose come Ursula Hirschmann e Ada Rossi, circolò negli ambienti dell’opposizione a Roma e Milano, e poi in tutta Europa. Esso proponeva una rivoluzione democratica, un cambiamento radicale che avrebbe dovuto coinvolgere non solo le élite politiche, ma l’intera società. L’idea era quella di creare una forza politica esterna ai partiti tradizionali, capace di rispondere alle sfide dell’internazionalizzazione e di promuovere la pace e la libertà. Il Manifesto di Ventotene non era solo un documento politico, ma un atto di fede nell’umanità e nella sua capacità di riscattarsi dalle tenebre della guerra. Esso si ispirava ai concetti di pace e libertà kantiana, e alla teoria istituzionale del federalismo hamiltoniano. Gli autori erano convinti che solo una federazione europea avrebbe potuto garantire la pace e la prosperità, superando le rivalità nazionali e creando un nuovo ordine basato sulla cooperazione e la solidarietà. La visione del Manifesto di Ventotene non rimase confinata alle pagine di un documento. Dalla sua pubblicazione, esso divenne il punto di riferimento per il Movimento Federalista Europeo, nato nel 1943, e ispirò i padri fondatori dell’Unione Europea. La Dichiarazione Schuman del 1950, che pose le basi per la creazione delle Comunità europee, può essere vista come un’eredità diretta delle idee espresse a Ventotene.
Oggi, a oltre ottant’anni dalla sua stesura, il Manifesto di Ventotene continua a essere un faro di speranza e un richiamo all’unità. In un’Europa che affronta nuove sfide, dalle crisi economiche alle tensioni geopolitiche, le parole di Spinelli, Rossi e Colorni risuonano con la stessa forza e la stessa urgenza. Essi ci ricordano che l’unità non è solo una scelta politica, ma una necessità morale, un imperativo per costruire un futuro di pace e giustizia.

Giorgia Meloni, presidente del consiglio dei ministri, ha offeso questo pezzo di storia, ha offeso questi uomini, e ha dileggiato il senso stesso di libertà e di visione europeo, durante il suo imbarazzante intervento alla camera. Ha cercato (e trovato) la rissa. Come se qualcuno usasse le strofe più trombone dell’Inno di Mameli per provocare gli italiani. Non è una premier e nemmeno una leader: è una piccola camerata che ora vuole imitare Trump. Speriamo sia solo ignoranza della storia, incapacità di contestualizzazione del testo, che sarebbe già grave per una premier, perché l’alternativa sarebbe peggio poiché loro furono esiliati dai fascisti.
Per questo alleghiamo qui il testo integrale del Manifesto di Ventotene. Scritto da chi si è sacrificato per darci un’Europa libera e unita. Scritto da gente che viveva oppressa dal regime. Mentre Meloni sembra vivere in un odierno cinegiornale luce in cui cavalca in ogni momento il sovranismo. Estrapolare alcune frasi dal Manifesto di Ventotene, un documento rispettato in tutta Europa, senza ricordare la condizione in cui fu scritto è una scelta molto poco intelligente. Meloni si è fatta smascherare, nonostante i suoi sforzi, come una livorosa ideologica e una furbastra politica.