Negli ultimi anni, l’Italia sta affrontando una crisi demografica senza precedenti. Secondo i dati ISTAT, nel 2023 le nascite nel nostro Paese sono scese sotto la soglia delle 400.000 unità, confermando un trend negativo che si protrae da decenni. Il calo della natalità pone interrogativi importanti sul futuro economico e sociale dell’Italia, ma può anche aprire nuove prospettive di miglioramento in ambiti strategici, in primis nella Scuola. Di fronte alle grandi incertezze, all’instabilità globale, alle trasformazioni dei sistemi produttivi, l’Istruzione deve aiutare e sostenere gli alunni nei processi di cambiamento e nella crescita delle personalità, per formare un capitale umano dotato delle giuste conoscenze e competenze. Nel 2030 i nostri ragazzi faranno lavori che oggi non esistono, perché l’obsolescenza produttiva avviene anche in meno di cinque anni e di questo si dovrà tenere conto.

Veniamo ai dati. Meno di 1,4 milioni di alunni al 2033; da 7,4 milioni di studenti si scenderà a circa 6 milioni. Stimate 126.219 cattedre in meno. Fenomeno certo preoccupante, ma che può offrire anche delle opportunità interessanti per migliorare il sistema educativo. Nell’organizzazione delle risorse contabilizzate in progressiva evoluzione, può essere trovata la chiave per il cambiamento. Solo così sarà concretamente possibile sostenere la mutazione della scuola e l’affiancamento di insegnanti e dirigenti nella loro funzione di soggetti portanti. Dalla denatalità insomma la sfida, meglio ancora l’opportunità, di ripensare e migliorare il sistema scolastico, rendendolo più flessibile e centrato sullo studente, per un ambiente di apprendimento più ricco e a misura di singolo. Se il numero di alunni diminuisce, diventa possibile ripensare il sistema educativo per offrire un’istruzione più personalizzata, innovativa e attenta alle esigenze dei singoli studenti; si possono creare le condizioni per una scuola più inclusiva e orientata alla valorizzazione dei talenti individuali, consentendo agli insegnanti di adottare metodologie didattiche più interattive e coinvolgenti.

Immaginiamo un’aula in cui il docente possa dedicare più tempo a ciascun alunno, adattando la didattica ai diversi stili di apprendimento e incoraggiando il pensiero critico. Questo non solo migliorerebbe i risultati scolastici, ma favorirebbe anche la motivazione e la crescita personale degli studenti, riducendo fenomeni drammatici come la dispersione scolastica. Inoltre sarebbe più facile implementare strategie educative innovative, come il tutoraggio personalizzato, le classi laboratoriali e l’apprendimento basato su progetti. La scuola potrebbe così trasformarsi in un ambiente di crescita dinamico, in cui ogni studente viene seguito con maggiore attenzione e valorizzato nelle proprie attitudini. I dati OCSE PISA flagellano oggi il nostro sistema di istruzione (siamo agli ultimi posti per capacità di calcolo, risoluzione dei problemi, all’ultimo posto su 81 Paesi per parità tra studenti e studentesse nelle materie scientifiche…): una sentenza draconiana alla quale non si può mostrare indifferenza. Le parole chiave, come a più riprese ribadito dalla lucidissima Veronica De Romanis, sono tre, formazione, formazione e formazione. Per rendere concreto il cambiamento è essenziale che molti docenti siano preparati ad adottare nuove metodologie e a sfruttare al meglio le opportunità offerte dalla tecnologia. Il futuro della scuola passa attraverso la capacità degli insegnanti di diventare guide capaci di stimolare il talento e la creatività degli studenti: aggiornamenti sulle neuroscienze applicate all’apprendimento, sull’uso delle tecnologie educative e sulle strategie per la personalizzazione dei percorsi formativi possono rendere il corpo docente un motore di innovazione e crescita. L’intelligenza artificiale non potrà che essere un alleato da cui trarre strumenti per organizzare di percorsi personalizzati e ottimizzare il tempo in classe (piattaforme di adaptive learning possono aiutare a personalizzare lo studio, mentre assistenti virtuali possono offrire supporto agli studenti con bisogni specifici). Senza naturalmente perdere di vista il valore insostituibile del rapporto umano nell’educazione.

Il mondo cambia rapidamente, e la scuola non può restare indietro. E’ il momento di cogliere questa occasione per costruire un sistema educativo che non solo trasmetta conoscenze, ma che aiuti ogni studente a scoprire e sviluppare il proprio potenziale. Damiano Previtali, presidente del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, uomo delle Istituzioni e non certo uno spirito trasgressivo, nel recentissimo “Le metacompetenze” scrive: “Se la conoscenza nel mondo sta cambiando e la scuola è l’istituzione sociale per la promozione della conoscenza, anche la scuola inevitabilmente dovrà cambiare”. La soluzione potrebbe non essere difficile, in fondo già il recente passato ci ha insegnato a trarre dalle crisi ostili la spinta accelerativa al cambiamento.
Francesca Carli
Presidente Sintesi Aps. Laboratorio sociale e culturale a Vicenza.