L’amante di Chopin. Il bellissimo libro della “vicentina” Rita Charbonnier.

Pensi all’Ottocento e subito ti vengono in mente gli ideali della giovinezza, i lumi, le speranze del secolo decimottavo, il lungo ottocento, come diceva Eric Hobsbawm, un secolo che si è esteso – almeno sul piano della storiografia – tra l’anno 1789 e il 1914, mentre il novecento è stato invece il Secolo Breve (1914-1991). Spartiacque di questo periodo sono stati la Rivoluzione francese, che portò in Europa la costituzione di una forma di governo repubblicano, e l’inizio della prima guerra mondiale che, sotto molti aspetti, segnò la fine di un’era per aprirne una nuova.

Pensi all’Ottocento e ti viene in mente l’arte romantica, il valore della bellezza disinteressata in contrasto con i valori borghesi dell’utile, del calcolo e della produttività. Lo sturm un drang era stato solo l’inizio, poi il romanticismo tracimò con la sua esplorazione dell’irrazionale, con le tematiche “negative” del dolore, malinconia, noia, inquietudine, angoscia, paura, infelicità, delusione, rifiuto della realtà, vagheggiamento della morte, fascino del male, dell’orrore, del mistero. 

Grandi sentimenti, grandi ideali, grandi storie. E grande musica. Volendo trovare un prima e un dopo, potremmo segnare il 1830 come nascita (diciamo con la Sinfonia Fantastica di Berlioz) e il 1890 come fine (con la Cavalleria Rusticana di Mascagni) del puro periodo romantico in musica. Il Titano Beethoven già fu pre-romantico ma l’apice vero del movimento è rappresentato da Schubert, Schumann, Mendelssohn, Brahms, Bruckner, Tchaikovsky, Grieg, Sibelius, Saint-Saëns, Dvořák, Rachmaninov, Musorgskij, Franck, Liszt, Giuseppe Verdi e soprattutto il “caso” Richard Wagner. Ma il musicista romantico per eccellenza, per la liricità, l’emotività, la novità dell’armonia presenti nelle sue composizioni, per il suo legame con l’insurrezione polacca e per la sua breve vita tormentata da amori infelici e salute malferma è senza ombra di dubbio Fryderyk Chopin. Di lui sappiamo molto e la sua opera (quasi interamente per piano solo) è testamento geniale e rivoluzionario. Da poco è disponibile un preziosissimo libro, di Rita Charbonnier, che narra (romanzando invero ben poco) del suo amore “maledetto” con George Sand, che poi maledetto forse non fu, come Charbonnier lascia intuire tra le pagine. Lui, un uomo mite, malinconico, malato, fragilissimo. Lei, una donna forte, battagliera, libera, anticonvenzionale. Lui, uno dei più grandi artisti di sempre. Lei, una straordinaria scrittrice. Una storia d’amore distruttiva, folle, insensata, innaturale. Rita Charbonnier ha scritto un libro bellissimo sul rapporto tra George Sand e Chopin, cercando di sondare più le vicinanze tra i due che le lontananze, ricostruendo con minuziosa precisione tutte le tappe che per quasi dieci anni hanno tenuto uniti i due. Un romanzo storico quasi, in cui la fantasia è solo al servizio della narrazione dei fatti. Si riesce a “vedere” Chopin comporre i preludi nella fredda stanza di Maiorca. Lo si vede, sempre elegantissimo, accurato, anche nei momenti di profonda spossatezza, con un fazzoletto che tiene sempre nel taschino e che estrae con le mani dalle dita affusolate e morbide, mentre lei, in pantaloni, camicia e cravatta, trasgressiva ma elegante, cerca di accudirlo ma intanto è presa dalla storia e dai fatti del 48. Abbiamo incontrato l’autrice che, tra le altre cose, è nata proprio a Vicenza e quindi accostarla al nostro giornale ci è parso ancor più doveroso.

“L’amante di Chopin” è il secondo libro di un progetto che prevede tre pubblicazioni dedicate a tre grandi compositori, riletti però seguendo le figure di tre donne a loro molto vicine, come mai questa scelta? Forse è un modo di raccontare l’importanza anche creativa della donna in questi giganti dell’arte?

Le donne scelte sono Nannerl Mozart, George Sand, e la cognata di Beethoven. Per Nannerl il tema è il talento che viene elargito sia al maschio che alla femmina con la differenza che Lui diventa Mozart, mentre lei no e il motivo è il suo essere femmina. Nel caso di Chopin c’è una donna molto particolare, chiacchierata sia all’epoca che oggi. La Sand non è molto conosciuta ma ciò nonostante ha molti detrattori che la descrivono come una mantide religiosa che ha avuto molti amanti tra cui Chopin che lei avrebbe rovinato. A me sembra una scemenza visto che lei era solo una che faceva quello che le pareva, ma la donna indipendente ancora oggi viene vista male. Lei su Chopin ha avuto un’influenza positivissima. George Sand conosceva la musica e sapeva suonare. Chopin era molto insicuro e terrorizzato dalle grandi sale da concerto, non a caso ha dato pochissimi grandi concerti. E quando componeva aveva momenti di grande incertezza forse per una vanità al contrario, ma lei l’ha consigliato gli ha dato sicurezza e l’ha sempre curato. Quando si sono separati lui è durato molto poco di fatto.

George Sand

L’influenza della Sand su Chopin è tangibile forse soprattutto quando si leggono le pagine in cui lui compone i Preludi (op.28) in quella fredda stanza di Maiorca. Sono momenti di forte impatto letterario in cui si riesce a immaginarselo e a comprendere forse quanto quell’amore fosse compenetrato nella concezione drammatica della sua esistenza. Ma tutta l’era romantica vede la presenza della donna come punto di riferimento.

Assolutamente si, furono anni caratterizzati da una grande presenza femminile vicino agli uomini, pensiamo solo a Clara Schumann o, alla fine, Alma Mahler. Figure eccezionali ed eccezioni. Noi pensiamo che ancora oggi abbiamo difficoltà a dire “direttrice d’orchestra”. Forse c’è ancora parecchio da fare. Credo che la difficoltà di utilizzare il femminile sia una spia di quanto poi sia difficile vedere una donna in posizione autorevole. A me pare proprio un sintomo del fatto che è molto difficile immaginare le donne in posizioni di prestigio. Perché sono proprio le posizioni più prestigiose in cui si ha difficoltà ad usare il femminile mentre invece diciamo sarta, fornaia ecc…

Come mai non ci sono molte donne compositrici?

Una delle cause è che le donne si sentono meno incentivate perché vivono dentro ad una cultura in cui il compositore è nel 95% dei casi un maschio. Ci sono comunque tante donne iscritte ai corsi di composizione, molte di più nella musica popolare (o leggera) e in grandissima crescita nel jazz. Vuol dire che qualcosa sta cambiando.

Lei è nata a Vicenza…

Eh si. I miei si erano trasferiti a Vicenza per il lavoro di mio padre (lavorava in prefettura) e quando avevo 4 anni lui venne trasferito a Roma. Io arrivai là e parlavo veneto (ride) ma nel giro di un mese persi l’accento e mi arrivò il romanesco.

Sand e Chopin

Il romanzo di Rita Charbonnier (per Marcos y Marcos) è l’ennesima prova che quando si racconta la storia attraverso la letteratura, la si riesce a rendere più “visibile”, più viva. E questo è quello che accade in “L’amante di Chopin”: rendere umano il musicista perché gli ci si possa avvicinare.

Aprile 2024

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