ENPA VICENZA. IL MONDO PIU’ VERO DENTRO AGLI OCCHI DI UN CANE

“Quando, sulla sedia all’angolo del giardino o fuori sull’erba, la schiena appoggiata a un albero prediletto, sto leggendo un libro, con piacere interrompo la mia occupazione intellettuale per parlare e giocare un po’ con Bauschan. Che mai gli dico? Perlopiù gli dico il suo nome, quel suono che fra tutti lo interessa maggiormente perché definisce lui stesso, agisce da elettrizzante, perciò, su tutta la sua natura, pungola e incita il suo egotismo, mentre io con differenti intonazioni lo assicuro e gli faccio ben considerare che lui è e si chiama Bauschan; continuando ancora per un pezzo riesco a procurargli una vera estasi, una specie d’ebbrezza dell’identità, e allora comincia a girare su se stesso abbaiando, dal turbamento orgoglioso del suo petto, forte ed entusiasta al ciclo. Oppure ci divertiamo io a batterlo sul naso e lui a cercar d’acchiappare la mia mano come una mosca. E tutt’e due ne ridiamo, sì, anche Bauschan deve riderne, e per me, che pure rido, questo è il momento più singolare e commovente del mondo”. Thomas Mann “Cane e padrone”

Arriviamo in fondo al viale della gogna che è metà pomeriggio, il cielo plumbeo di inizio novembre finalmente in pari con la stagione. Odore di foglie, di erba bagnata. Viale Mantovani costeggia una campagna che non diresti mai essere a poche centinaia di metri dalla città. Il luogo è altro, è calmo, silenzioso. Oddio, silenzioso magari no. Ma il rumore di fondo non è dato dal traffico, da martelli pneumatici, da aggeggi elettronici, no, il rumore di fondo è umano. In “Bartali” di Paolo Conte c’è uno dei versi più belli della canzone italiana: “C’è un po’ di vento, abbaia la campagna e c’è una luna in fondo al blu”. Come può una campagna abbaiare? Eppure nel leggere questa frase, subito si sente quel suono farsi eco di un paesaggio, quell’odore di autunno e di castagne, e quel cane bagnato che ti entra nelle narici, nella testa e nel cuore.

C’era una volta il canile di Marola, che poi fu dismesso nel 2007. Già un anno prima erano iniziati i lavori di ampiamento del canile in gogna per poter spostare i “marolini” e dal 2008 esiste solo questo spazio ENPA per i cani. Attualmente sono un centinaio e stanno mediamente bene. Di fatto, non potrebbero ricevere trattamento migliore in queste condizioni. Godono di un’ampia aria di sgambamento, il box gli viene pulito ogni giorno, il cibo è sempre abbondante, vengono portati anche in passeggiata fuori dallo stabilimento. I volontari qui conoscono nei dettagli ogni singolo animale. Sanno di cosa ha bisogno, hanno con i cani un rapporto di amore in tutto e per tutto simile a quello di un padrone vero. Certo che un’adozione è un’altra cosa, chiaro. Passare in rassegna i box è un colpo al cuore. Chi abbaia, chi mugola, chi ti guarda diffidente, chi ti rapisce l’anima con gli occhi.

Di solito la gente trova delle scuse morali per non venire qui. Rapido catalogo: mi fanno pena; non ci sono cuccioli; non sono di razza; non sono sani. Smentire questi dubbi è fin troppo facile. I cuccioli non è vero non ci siano, ce ne sono spesso e in ogni caso si trovano sempre anche cagnolini di uno o due anni. Sulla razza poi andrebbe sfatato il mito dell’importanza del pedigree e considerato sempre che i cosiddetti “bastardini” vivono più a lungo e sono decisamente meno delicati e meno fragili. Sulla salute poi c’è poco da dire: i cani qui sono seguiti come fossero costantemente dal veterinario. Si conoscono le loro patologie, tutto ciò di cui necessitano e vengono dati in adozione completamente sani. Per finire rimane il “mi fanno pena” a cui si risponde con “allora portatene a casa uno”! Ci sono stati vicentini talmente esemplari che si son presi in adozione anche cani ciechi o molto anziani. Si può fare, si deve fare. C’è poi il rovescio della medaglia. Ci sono persone che hanno chiesto adozioni temporanee durante il periodo di lockdown per poter avere il cane da portare fuori e poi, a lockdown terminato, l’hanno riconsegnato. Altri che hanno portato indietro l’animale perché mangiava la poltrona o abbaiava. Di bestie vere se ne trova di più tra gli uomini.

Problemi ce ne sono sempre e la crisi covid ha aumentato le difficoltà. I fondi hanno iniziato a scarseggiare e attualmente sono quasi di più le richieste che gli aiuti. Il canile ha bisogno di denaro e di cibo per cani con patologie (nel sito si trovano le info). La pandemia ha costretto diverse persone a rinunciare al cane perché la banale spesa per sfamarlo era eccessiva. E poi ci sono le colonie feline che crescono sempre di più. Si contano quasi mille gatti al momento divisi per colonie censite. E devono mangiare e devono essere curati.

Se trovate un cane abbandonato chiamate la polizia municipale per il cino vigile di turno al 118 oppure la ASL al 202125/202121. Ma in ogni caso quel che dovreste fare è regalarvi un giro qui. Scoprirete un mondo di dedizione e cura, conoscerete volontari magnifici e magari vi verrà voglia di dare una mano. Socrate diceva che più conosceva le persone e più amava il suo cane, ma qui animali e umani sono entrambi da amare.

Aprile 2024

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