Il magnifico concerto dell’Avishai Cohen Trio al TCVI per Vicenza Jazz.

Un trionfo. Ecco cos’è stato il concerto di questo nuovo, superbo trio di Avishai Cohen. La sala grande
del Comunale gremita per due terzi e un entusiasmo palpabile per tutta l’ora e mezza di spettacolo. E la
parola non sembri casuale. Perché questo ensemble è realmente spettacolare. In passato Cohen ha avuto in formazione Shai Maestro al pianoforte, dal 2008 al 2011, e Mark Guiliana alla batteria, nel lasso di tempo che va dal 2003 al 2008. Al loro posto ora ci sono un pianista dell’Azerbaigian, il quarantenne Elchin Shirinov già notato in Arvoles, album del 2019 e presente in Two Roses del 2021. E poi una straordinaria quanto minuta ragazza israeliana appena ventunenne, Roni Kaspi, alla batteria. Il cambio di personale pare aver innestato un’euforia liberatoria al leader che risponde come non accadeva da tempo, ed il nuovo bellissimo album “Shifting Sands” ne è prova. Titolo molto fuorviante del resto, visto che tutto pare tranne che il trio sia in sabbie mobili. Il pianismo di Shirinov ha molte influenze classiche e non disdegna figure contemporanee e minimaliste. Kaspi invece è un moto perpetuo dietro alle pelli e, soprattutto, ai piatti. Un drumming molto percussivo che riesce ad alternare delicatezze ed eleganze, sempre al servizio della composizione. La forza di Avishai Cohen è sempre stata quella di essere molto più di un enorme talento strumentale. Il suo contrabbasso spadroneggia in soli senza sosta (rarissimo l’uso del walking) ma non è mai fine a se stesso. Quel che arriva è la melodia, una forma canzone sempre individuabile, e un’interazione eccezionale tra i tre membri di questo incredibile gruppo.

Quattordici i brani proposti a Vicenza, di cui 10 nel set normale e 4 nei bis. Anche due momenti cantati, tra cui un’esaltante versione dello standard blues “Sometimes I Fell Like A Motherless Child” con Cohen a piano e voce. Ma il concerto è stato un unico, ammaliante, susseguirsi di ritmi e armonie. Dal nuovo album parevano già dei classici “Interwined” e “The Window” mentre ha colpito molto il tema klezmer di “Joy”. Per il resto c’è stato spazio per altre composizioni oramai immancabili e che hanno suscitato vere ovazioni già dalle primissime note. “Simonero” dall’album Alvares o “Helelyha” da From the Darkness, e soprattutto la magnifica “Remembering” da At Home, accolta con un boato come fosse un inno rock.

Standing ovation finale e commenti entusiasti all’uscita. Era la sua prima volta al Vicenza Jazz, speriamo non sia l’ultima. Concerto memorabile. 

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