Siamo donne, oltre la giornata mondiale contro la violenza c’è di più.

Si lo so, era il 25 novembre la giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne ma scriverne prima per me era simile a parlare dell’otto marzo nei giorni immediatamente prima e dopo l’otto marzo. Inoltre proprio in quei giorni una mia amica di Vicenza ha visto bene di confessarmi che ha una storia con uno sposato e lei vorrebbe uscirne ma lui ha iniziato un’operazione di stalking incessante. Le ho detto “denuncialo”, lei mi ha detto che non se la sente. Le sembra irreale, è una reazione, poi passa, sta soffrendo, è pure uno molto intelligente, non è possibile vada oltre. Intanto però i messaggi sono decine ogni giorno e pesanti e le inquietudini crescenti. E allora le dico che tutto può accadere, che non accade agli altri, che inizia così, che è così. E io no, non sto bene, perché penso a lei ogni giorno e poi mi guardo attorno e tutto peggiora.

Non ho scritto prima di questa giornata perché ho letto una ricerca di “Prima che sia troppo tardi” che dice che per un italiano su sei è normale schiaffeggiare la partner. La percentuale sale tra gli under 20. Non ho avuto voglia di dire la mia su La Russa che ha imposto che sulla panchina rossa del Senato a ricordo delle donne vittime di femminicidio fosse disegnato il tricolore. Forse per sottolineare la nazionalità della stragrande maggioranza degli assassini? Si direbbe di no visto che Valditara e Meloni manipolano i dati per sostenere politiche antimigratorie sebbene gli abusi sessuali non siano aumentati con l’immigrazione e solo il 15% degli stranieri è autore di stupro (dati Istat). Non ho scritto prima di questa giornata di armonia collettiva e retorica perché guardando il TG3 Veneto nei giorni precedenti al 25 novembre ho visto un servizio in cui dicevano che: “Per il 30% dei giovani la gelosia è una forma d’amore”. Dalla ricerca emerge che il controllo su abbigliamento, uscite, geolocalizzazione e accesso ai messaggi è diffuso tra i giovani e ormai normale. E intanto nei primi sei mesi dell’anno sono quasi trentatremila le chiamate al numero 1522 contro la violenza e lo stalking e in generale quando ad uccidere è il partner nove volte su dieci la vittima è una donna.

Decenni di battaglie culturali non hanno intaccato purtroppo le radici profonde della cultura maschilista e patriarcale: dall’inizio dell’anno sono state uccise novantanove donne ed è triplicato il numero di autori dei femminicidi con meno di 25 anni. Ho poca voglia di unirmi al coro perché io credo che la sensibilizzazione non serva. Secondo voi davvero i maschi non sanno che molestare e picchiare o stuprare è abominevole? Lo sanno. La realtà è che in confronto a quaranta ma anche a quindici anni fa siamo enormemente più sensibilizzati eppure continua a capitare perché evidentemente non si risolve così la questione. La violenza è un crimine. Il crimine lo commette un uomo, un maschio. Lui è il problema. A me la santificazione della vittima interessa solo al punto da odiare ancora di più il suo assassino, perché non accade solo alle sante, chiaro? Il patriarcato, la violenza, il dramma parte dalla mancata parità. Non sono le scemenze del politicamente corretto a salvare le donne. Sono le leggi. Le leggi che permettono parità di stipendio, le leggi che fanno in modo di dire che uomini e donne sono uguali.

Non ne ho scritto il 25 di novembre perché la violenza sulle donne va affrontata fornendo strumenti sul breve e lungo periodo, non con del becero populismo. E quindi la sagra delle banalità dei cortei anche no, soprattutto perché vivo nel paese più sessista d’Europa quindi da domani si torna nello stesso paese con le donne maltrattate o comunque tenute ai margini o usate come “quote panda” per salvare la faccia. Il rischio è che, prese dalla politica e dai movimenti femministi che spesso si dimenticano delle donne, siamo diventate oggetto e non più soggetto. Non ho parlato prima perché ero sicura che non avrei visto piazze contro i regimi che trattano le donne come cani eppure Michela Murgia lodava Hamas e quindi sia mai capire che è l’Islam il grande patriarcato globale. Non ne ho scritto prima perché qualche genio di giornalista a Sky Tg 24 nel scrivere su una campagna sulle mestruazioni ha parlato di “donne con utero” pensando di essere inclusivo verso quelle “senza”. E allora mi son detta che non solo non ci siamo, ma che le giornate e i cortei e il maledetto woke stanno violentando le donne e non ce ne rendiamo conto. Però Dio mio quanto ci è piaciuto il film della Cortellesi eh?

Gennaio 2025

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