GAETANO COSTANTINI IL PRIMO SINDACO DI VICENZA. GUIDÒ L’INSURREZIONE DEL 1848 E PORTÒ LA CITTÀ NEL REGNO D’ITALIA NEL 1866

Giacomo Possamai è il 38esimo sindaco di Vicenza in 158 anni. Chi è stato il primo? È stato un grande personaggio della Vicenza a cavallo della metà Ottocento: Gaetano Costantini. Storici a parte, il suo nome oggi può dire qualcosa solo ai frequentatori della Biblioteca Civica Bertoliana, perché uno dei tre palazzi di contra’ Riale, in cui l’istituzione è allocata, è quello che porta il suo nome. Non è un edificio di pregio, tant’è che la ineguagliabile “Guida di Vicenza” di Renato Cevese, Franco Barbieri e Licisco Magagnato gli dedica appena tre righe e mezza di descrizione, precisando che fu “eretto nel 1840 dal capomastro G. Maria Negrin Quartesan”.
Anche agli appassionati di toponomastica il nome del primo cittadino berico non è ignoto, perché a lui è intitolata una traversa di via dei Mille, nella zona ovest della città, le cui strade sono tutte dedicate a personaggi risorgimentali.
Gaetano Costantini trascorse i suoi 76 anni di vita a Vicenza, dove nacque nel 1813 e morì nel 1889. Le sue origini furono modeste ma riuscì ad arricchirsi rapidamente grazie ad una riuscita attività commerciale. Ma non fu solo uomo d’affari, anzi si occupò della vita politico-amministrativa fin da giovane tanto che l’Imperial Regio Governo austriaco lo nominò podestà nel 1845, a 32 anni.
Appena tre anni dopo Costantini è a capo della insurrezione di Vicenza. Il 25 marzo 1848, il maresciallo Josef Radetzky toglie la guarnigione militare austriaca della città, riunendo le truppe nel Quadrilatero, e, nello stesso giorno, Costantini firma un proclama in cui annuncia la costituzione del Governo provvisorio e della Guardia Civica, corpo armato composto solo da civili. “Viva l’Indipendenza! Viva la libertà! Viva L’Italia! Viva Pio Nono!” era la chiosa del proclama e l’ultima acclamazione fa sospettare che Costantini fosse collegato al Neoguelfismo giobertiano, smantellato solo un anno dopo dallo stesso pontefice.
Il Governo provvisorio fu presto sostituito da un Comitato Dipartimentale con a capo Gian Paolo Bonollo e Costantini riprese l’ufficio di podestà, continuando a collaborare con gli insorti fino alla capitolazione del 10 giugno. Nella fase successiva ebbe di nuovo un ruolo importante facendo da mediatore con gli austriaci, che talmente lo apprezzarono da volerlo mantenere podestà. Si dimise nel marzo 1849, in disaccordo con lo svuotamento di poteri della carica e si ritirò a vita privata per 17 anni, fino alla liberazione definitiva nel 1866.
Di nuovo, allora, la città volle Costantini a capo del Governo provvisorio e, in quella veste, la mattina del 13 luglio annunciava ai cittadini dalla loggia della Basilica Palladiana la fine del dominio straniero e l’entrata nel Regno d’Italia. Nelle prime elezioni, in settembre, Costantini fu eletto in consiglio comunale ed entrò a far parte della Giunta per poi essere nominato sindaco.
Il 4 novembre andò a Torino con gli altri sindaci veneti per consegnare a Vittorio Emanuele II i plebisciti di annessione al Regno e, due settimane dopo, ricevette a Vicenza il Sovrano, che consegnò nelle mani di Costantini la bandiera tricolore decorata con la medaglia d’oro al valor militare per la eroica resistenza del 1848 (nella foto il quadro di Domenico Peterlin).
Nel 1868 la città ebbe un nuovo primo cittadino, il conte Luigi Piovene Porto Godi, ma il Governo volle che Costantini rimanesse nella pubblica amministrazione, come consigliere di Prefettura. Il suo ultimo incarico fu, nel 1875, quello di Commissario Governativo in Comune.
Il profilo patriottico di Costantini prevale su quello politico, ma è significativo che fu il primo sindaco borghese, rompendo la sequenza di esponenti delle famiglie nobili cittadine. Fu un uomo pubblico trasversale, gradito prima agli austriaci e, poi, al Governo italiano, e sempre amato dai vicentini.

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