Crescono i disagi e i danni causati dalla presenza dei lupi, che si accaniscono sempre più su ogni tipo di allevamento. Le associazioni di allevatori hanno già espresso un profondo malcontento per una situazione che si protrae già da molti anni. Dall’altro lato le associazioni ambientali ribadiscono una maggiore tutela della specie. Angelo Nicolin é un allevatore di Confagricoltura Padova a San Pietro in Gu. Gestisce le malghe Camporossignolo e Bertiaga sul Monte Corno, nell’Altopiano di Asiago. Quest’anno ha già aff rontato due attacchi dei predatori: “Non ce la faccio più: o si trova un sistema per eliminare i lupi, o lascio l’alpeggio e torno a casa”.
La situazione degli allevatori
L’estate è una stagione fondamentale per migliaia di allevatori che portano il bestiame nell’Altopiano. Un periodo rilevante anche per le famiglie di allevatori che gestiscono anche agriturismi, producendo formaggi di qualità. Secondo i dati della Regione Veneto, nel 2022 ci sono state 823 predazioni attribuite ad almeno 15 branchi che si aggirano in oltre il 20% del territorio regionale. Tre branchi sono stanziali sull’Altopiano di Asiago: solo nella zona del Monte Corno, nell’agosto 2023, si sono registrate cinque predazioni in 45 giorni. “Sono stato il primo a subire la predazione: 22 pecore e un vitello sbranati – racconta Nicolin, che ha cento vacche da latte a Malga Camporossignolo, dove gestisce anche un agriturismo e uno spaccio di formaggi, oltre a 50 manze e alcuni cavalli a malga Bertiaga. – Ogni anno i predatori attaccano e io perdo manze, vitelli, cavalli e pecore. E gli altri allevatori lo stesso. Il mio vicino tempo fa ha avuto alcuni animali sbranati ed è tornato a casa. Io, se non si fa qualcosa, seguirò il suo esempio. Non è colpa nostra se non recintiamo i pascoli: è impossibile data la conformazione della malga. E comunque i lupi hanno dilaniato perfino una rete elettrificata. Addio alla produzione di formaggi e alla festa della transumanza”.
La posizione del WWF
WWF Italia sostiene che solo aiutando gli allevatori a gestire al meglio le misure di prevenzione dei danni si possa giungere a una coesistenza che consenta a tutti di vivere serenamente negli stessi spazi. Per questo propone tra le sue iniziative un periodo di un paio di settimane in alpeggio, a contatto con una natura incontaminata e in posti bellissimi, per sperimentare la vera vita di montagna, assistendo gli allevatori e le loro famiglie nelle loro giornate, con particolare attenzione all’utilizzo delle misure di prevenzione danni. Secondo i dati di WWF Italia ogni anno, tra i 200 e i 500 lupi muoiono a causa di fucilate, veleno, trappole o investimenti automobilistici. Nonostante il lupo abbia rapidamente riconquistato molte aree, i rischi per la specie sono aumentati, anche nelle zone protette. Le popolazioni umane, avendo perso la memoria culturale del predatore, spesso reagiscono negativamente al suo ritorno. WWF Italia ribadisce che sia quindi essenziale diffondere corrette conoscenze per migliorare l’accettazione sociale del lupo. Le misure di prevenzione dei danni, come recinzioni e cani da guardia, hanno attenuato con successo le perdite subite dagli allevatori in alcune aree. Tuttavia, il conflitto rimane elevato, soprattutto nelle zone di recente ricolonizzazione. La mortalità causata dall’uomo può disgregare i branchi, con conseguenze negative sia sulla conservazione nazionale della specie che sull’aumento del rischio di predazione del bestiame.
La preoccupazione degli allevatori
La preoccupazione è alta tra gli allevatori dell’Alta Padovana Come conferma Enrico Piantella, segretario dei due uffici dell’Alta Padovana di Confagricoltura provinciale: “Abbiamo parecchi allevatori che vanno in alpeggio sull’Altopiano e la preoccupazione è alta. Non tutti hanno ancora caricato gli animali, perché siamo a inizio stagione, ma la voce dell’attacco del lupo si è sparsa e c’è timore soprattutto per chi ha le manze, perché sono le prede più piccole e quindi più facili. Perdere animali in lattazione non è economicamente sostenibile ed è per questo che, se dovessero accadere altre predazioni, molti allevatori riporterebbero gli animali a casa”.
Le contraddizioni culturali e mediatiche
Alessandro Carta, volontario presso WWF Vicenza sostiene che: “la mancanza di efficaci strumenti di dissuasione per proteggere il bestiame, come reti elettrificate, cani pastori maremmani e la presenza costante dei malghesi, ha portato a un aumento delle predazioni da parte dei lupi, aggravando la già fragile accettazione sociale della specie. Questo problema è in gran parte culturale e i media spesso contribuiscono con comunicazioni scorrette che alimentano paure infondate piuttosto che promuovere un dibattito basato su dati scientifici”. E ancora: “Per dare un’idea della situazione, i cani in Italia hanno ferito gravemente o ucciso persone per decenni, mentre i lupi non hanno mai attaccato nessuno. È necessario un maggiore equilibrio nella discussione, basato sulla ricerca scientifica piuttosto che sull’emotività. Serve più scienza, più ricerca e un approccio equilibrato per affrontare il problema”. La situazione è ormai insostenibile e la richiesta di interventi concreti e immediati si fa sempre più pressante. Senza soluzioni efficaci, l’equilibrio fragile tra pastorizia e predatori rischia di crollare, con gravi ripercussioni sull’economia e sul patrimonio ambientale e faunistico dell’Altopiano di Asiago.
P.S.
Alessandro Carta, prima della pubblicazione dell’articolo, ci ha tenuto ad aggiungere quanto segue: “Preciso che sono volontario ed attivista di wwf Vicenza-Padova. Purtroppo le posizioni si sono estremizzate, o di qua o di là, e l’articolo qua sopra segue questa polarizzazione. Serve maggiore equilibrio, specie da parte di chi informa. Continuo a considerare la risposta del pastore abruzzese alla domanda del giornalista se fosse pro o contro il lupo; la risposta è che lui non è né a favore né contro, e che i lupi in quella zona ci sono sempre stati e per questo motivo tiene i suoi 6 pastori abruzzesi (aiutato dalla sua Regione, che certo gestisce meno soldi della nostra), come faceva suo padre e prima suo nonno. Gli enti territoriali non stanno facendo la loro parte, Comuni e Regione in primis.
Materiale fotografico: © La Via delle Malghe | Altopiano dei Sette Comuni